sabato 15 luglio 2017
Dal 1973 l’edificio di Santa Maria della Misericordia è di privati e non della Curia. E sono già un caso le immagini che promuovono il nuovo locale di intrattenimento.
L'ex chiesa di Santa Maria della Misericordia

L'ex chiesa di Santa Maria della Misericordia

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La Curia di Venezia ha venduto l’ex chiesa di Santa Maria della Misericordia perché venisse trasformata in un cocktail bar denominato “Chapel Club”? Niente di più falso. L’edificio non è mai stato di proprietà o in disponibilità della diocesi. Dal 1973 è proprietà di privati e, in precedenza, apparteneva all’ordine dei “Frati servi di Maria”. Lo precisa il Patriarcato esprimendo, peraltro, tutto il suo dispiacere per una trasformazione così inaccettabile di un ex luogo di culto. «Spiace che l’edificio, pur non essendo più chiesa, sia ora proposto come spazio per un cocktail bar e spiace osservare le immagini che lo reclamizzano secondo un allestimento che utilizza i luoghi liturgici dell’ex chiesa come suppellettili adattate alla sua nuova funzione».

Tra le immagini pubblicate a promozione del nuovo esercizio, compare l’altare adibito a credenza per appoggiare shaker e bottiglie, accanto a quello che una volta era il tabernacolo. Ripetutamente il Patriarca Francesco Moraglia è intervenuto su questa delicata problematica, raccomandando il massimo della prudenza. In questo caso, «resta il rammarico di veder richiamato il contesto originario e sacro di quel luogo - nel quale il pane e il vino, cibi eucaristici un tempo offerti e consumati avevano ben altro rilievo e significato - solo in funzione e ad interesse esclusivo del suo nuovo uso commerciale».

Incontrando tempo fa i Comitati privati internazionali per la salvaguardia di Venezia, il Patriarca Moraglia aveva ricordato che «in città vi sono problemi conservativi urgenti che riguardano molte chiese e che il loro numero (un centinaio in città e oltre 200 nell’intera Diocesi) richiede di riflettere su una razionalizzazione del loro ruolo liturgico e pastorale, spesso anche a fronte dell’innegabile flessione demografica». Un’apertura ben lontana dagli abusi che si stanno facendo nella riconversione.

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