mercoledì 23 ottobre 2024
Indagine di Unisalute: tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie troppo lunghi, personale inadeguato rispetto alle esigenze del sistema
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Ben sei italiani su dieci pensano che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) non sia più sufficiente a soddisfare i loro bisogni di salute e assistenza: il dato - in aumento rispetto a un anno fa - apre un'indagine di Unisalute, in collaborazione Nomisma. I risultati dell'inchiesta fanno emergere la preoccupazione degli italiani per la crisi che investe la sanità pubblica: la maggioranza dei cittadini non la ritiene più in grado di rispondere, da sola, a tutti i loro bisogni in fatto di salute.

Su un campione di 1.346 persone, il 77% sostiene che i tempi di erogazione eccessivi delle prestazioni restano il problema principale, mentre più di quattro intervistati su cinque ritengono che rispetto a 5 anni fa i tempi di attesa si siano ulteriormente peggiorati. Tra le soluzioni indicate, ridurre i tempi (74%) oppure fornire maggiori disponibilità di date e orari (47%) sono considerate prioritarie. Non solo: nel campione, più di tre intervistati su quattro reputa che il numero di medici e infermieri in forze nel Ssn sia inadeguato rispetto alle esigenze.

Tuttavia, gli italiani sono consapevoli del ruolo centrale che ricopre la sanità in un contesto più ampio di welfare del Paese: la metà degli intervistati sostiene, infatti, che ha ancora fiducia nella sanità pubblica e oltre uno su tre continua a ritenerla una delle migliori al mondo.

Se servono a ridurre i tempi di attesa, gli apporti digitali vengono apprezzati: rispetto al periodo pre-pandemia Covid-19, un intervistato su quattro (25%) nota un maggior ricorso nel pubblico ai servizi di telemedicina e teleconsulto, il 61% vorrebbe un maggior uso di soluzioni tecnologiche per l’assistenza a distanza. Dati che evidenziano non solo l'urgenza di un cambiamento ma anche la possibilità che l'innovazione digitale possa rappresentare una via per rendere più efficiente il sistema sanitario nazionale.

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