Un murale eseguito durante la pandemia di Covid - Ansa
I morti da Covid-19 nel mondo hanno superato i 7 milioni secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ma le stime indicano che sono stati tre volte di più. Lo dichiara sul social network X (già Twitter) la direttrice della Preparazione e la prevenzione delle epidemie e le pandemie all’Oms, Maria Van Kerkhove. Intanto però negli ospedali italiani prevalgono i ricoveri per l’influenza, come segnala la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), riferendosi alla prima settimana del 2024. E da più parti si punta il dito sulla scarsa adesione alla campagna vaccinale, peraltro tuttora in corso.
«Purtroppo alla fine del 2023, abbiamo superato la soglia dei 7 milioni di morti da Covid19 segnalati all’Oms» ha twittato Maria Van Kerkhove, precisando che al 31 dicembre 2023 risultava un dato cumulativo «di 7.010.586 morti», ma aggiungendo che il numero vero «può essere stimato di tre volte maggiore». Dati che definisce «devastanti», spiegando che la pandemia è comunque «ancora una minaccia globale» e «non possiamo sperare che il Covid-19 sia andato via».
Mercoledì, nell’aggiornare la stampa, era stato il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus a dichiarare: «A dicembre sono stati segnalati all’Oms quasi 10mila decessi per Covid-19 e, rispetto a novembre, si è registrato un aumento del 42% dei ricoveri ospedalieri e del 62% dei ricoveri in terapia intensiva». E sebbene 10mila morti siano «di gran lunga inferiori» a quanto succedeva nei periodi “caldi” della pandemia «questo livello di decessi prevenibili – ha concluso Gebreyesus – non è accettabile». E poiché i dati provengono da 50 Paesi, principalmente in Europa e America, il direttore dell’Oms si dice certo che i numeri siano sottostimati.
Nel nostro Paese, segnalava ieri la Fiaso, nella prima settimana del 2024 negli ospedali sentinella sono comunque scesi del 22% i pazienti ricoverati positivi al Sars-CoV-2. Si tratta della quarta settimana di ricoveri in calo. «Il calo più significativo -27% – segnala il report della Fiaso –, arriva per i ricoverati “con Covid”, ovvero coloro che sono in ospedale per altre cause ma sono risultati positivi al coronavirus, segno di una riduzione anche della circolazione virale del Covid-19. Calo in misura minore anche nei ricoveri “per Covid”, -10% tra coloro che occupano posti letto nelle Malattie infettive o nelle Medicine con sindromi respiratorie e polmonari da riferire all’infezione da Sars- CoV-2».
La Fiaso rileva anche l’età media di questi pazienti è 77 anni, e nella quasi totalità dei casi persone con altre patologie che aggravano il quadro clinico. Per quanto riguarda i bambini «i ricoveri Covid sono in calo del 15%, non ci sono bambini in terapia intensiva e i ricoveri continuano a concentrarsi nella fascia di età tra 0-4 anni».
Quello che però continua a preoccupare, in termini di ricoveri, spiega il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore, è che «la pressione sugli ospedali non accenna a diminuire per via dell’influenza». «Stiamo purtroppo vedendo polmoniti gravi non dovute al Covid – ha puntualizzato Migliore – ma alle conseguenze dell’influenza anche nelle terapie intensive. Dobbiamo essere ancora prudenti perché nelle prossime settimane vedremo anche sugli ospedali gli effetti della riapertura delle scuole».
Analoghe valutazioni esprimono gli anestesisti: «Abbiamo nelle terapie intensive un incremento significativamente discreto – riferisce Alessandro Vergallo, presidente del sindacato Aaroi-Emac – di polmoniti virali non Covid, un aumento che sta mettendo in minoranza i casi Covid ricoverati nei reparti. Queste polmoniti virali non Covid sono legate al maggior impatto dell’influenza su una popolazione meno coperta dal vaccino».
Vergallo aggiunge che, secondo quanto vedono i clinici negli ospedali, appare che «la scarsa adesione alla vaccinazione Covid ha agito di riflesso anche su quella contro l’influenza». L’aumento dei ricoveri intasa ancora i Pronto soccorso, lamenta Fabio De Iaco, presidente della Società italiana medicina di emergenza-urgenza (Simeu) e la Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce) accusa la «fiacca ed insufficiente» campagna vaccinale sull’influenza, con una copertura che in questo momento raggiunge solo il 45% degli over65. Peraltro, per i soggetti, fragili, è ancora possibile rimediare “in zona Cesarini”, osserva Gianni Rezza, docente di Igiene all’Università San Raffaele di Milano: «Sarebbe saggio vaccinarsi adessoper proteggersi in questa coda della stagione».