Ansa
A poco più di due settimane dal voto, il ritorno del redditometro, lo strumento per individuare i redditi presunti e stanare gli evasori fiscali sulla base delle spese sostenute, manda in cortocircuito la maggioranza.
Cos’è il redditometro?
Introdotto nel 2010 dal governo Berlusconi, poi rivisto da quello Renzi nel 2015, il redditometro è in realtà espressamente previsto dal decreto Dignità del 2018 (varato dall’esecutivo gialloverde), e negli ultimi mesi è stato sollecitato anche dalla Corte dei Conti. Si tratta di uno strumento per confrontare le entrate dei cittadini con le loro capacità di spesa e verificare l’effettiva corrispondenza dei due parametri.
Quali sono le voci di spesa utili a stimare il tenore di vita?
Sono molte le voci da cui il Fisco ritiene possibile una stima del tenore di vita reale del cittadino. Un lungo elenco allegato al provvedimento che parte dai consumi di generi alimentari, bevande, abbigliamento e calzature. Si prendono poi in considerazione eventuali spese per il mutuo o per pagare l'affitto e i relativi costi per pagare acqua, condominio e manutenzione. Sotto la lente dello Stato ci sono anche gli investimenti (dalle azioni ai francobolli, all’oro). E poi i mobili, gli elettrodomestici, i servizi per la casa (tra cui anche l’aiuto di collaboratori domestici), le spese per la sanità e quelle per i trasporti (assicurazioni per auto, moto, caravan, pagamenti per biglietti aerei, ferroviari e costi sostenuti per la mobilità cittadina. Immancabile anche l’esame sull’acquisto di nuovi cellulari con le relative bollette, insieme a praticamente tutte le spese per l’istruzione (libri scolastici, tasse, rette e simili, dalla scuola per l’infanzia fino ai master universitari).
Cosa succede in caso di non corrispondenza?
L’allarme del Fisco scatterà solo nel caso in cui il reddito stimato accertato superi almeno del 20% quello dichiarato. A quel punto, a tutela dei cittadini, si avrà un doppio accertamento. In una prima fase lo Stato presenterà al cittadino le discrepanze rilevate e il contribuente potrà contestarle dimostrando l’entità effettiva delle spese oppure di averle sostenute grazie all’aiuto di terzi o con somme legittimamente detenute e non tassabili. Se il Fisco ritiene di andare avanti si accede a un secondo concordato in cui lo stato presenterà al cittadino il conto, con un invito contenente l’indicazione di maggiore imposta, gli interessi e le relative sanzioni. Se il cittadino accetta le sanzioni sono ridotte a un terzo del minimo.
Perché il cortocircuito in maggioranza?
A scatenare le vibranti proteste di Lega e Forza Italia è stata innanzi tutto una questione di metodo, visto che a loro avviso il decreto è stato introdotto senza un confronto. Ma il problema è soprattutto nel merito: «La Lega è sempre stata contraria al redditometro – hanno fatto sapere fonti di via Bellerio –. Controllare la spesa degli italiani in modalità “Grande fratello” non è sicuramente il metodo migliore per combattere l'evasione. Auspichiamo che la proposta del viceministro Leo non sia orientata in questa direzione». Anche il portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, ha ricordato che il partito «ritiene da sempre superata la logica del redditometro e propone il modello già in essere del concordato preventivo biennale in cui si passa da un approccio di tipo “inquisitorio” sul contribuente ad uno collaborativo». Un attacco trasversale che ha spinto Palazzo Chigi ad aggiustare il tiro e il tentativo è stato quello di presentare il dm Leo in un «superamento del redditometro», come spiegato dallo stesso vice di Giorgetti, pensato per «correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il Governo Conte 1 ha abolito il dm 16 settembre 2015 del Governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell'accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente». In ogni caso i nodi verranno al pettine venerdì in Cdm che, visto il polverone sollevato dagli alleati di maggioranza, si preannuncia piuttosto impegnativo per la premier.