Amman, sede Iom: l'incontro delle famiglie siriane con la delegazione italiana prima della partenza
Due famiglie di profughi siriane sono atterrate all'aeroporto di Fiumicino grazie alla prima operazione di reinsediamento voluta e finanziata dalla Conferenza episcopale italiana grazie ai fondi dell'8x1000. Da Roma ripartiranno in serata per Bari, per spostarsi poi in pullman a San Giovanni Rotondo, il paese di San Padre Pio, dove l'accoglienza è gestita dalla Caritas di Manfredonia e dai cappuccini di San Giovanni Rotondo. Si tratta di due famiglie, in tutto quindici persone, tra cui sei minori. Due dei profughi hanno problemi di salute: un giovane necessita di dialisi e una ragazza ha un grave deficit della crescita.
Il canale umanitario è stato aperto dalla Cei nell'ambito del programma di reinsediamento col ministero dell'Interno. I 15 arrivati oggi provengono dal campo profugo giordano di Za'atari. Nelle prossime settimane arriveranno altre 5 famiglie per un totale di 41 persone. Tra loro ci sono una donna affetta da Sla, un'altra operata di tumore al seno, un bambino affetto da epilessia. Delle terapie - come dello screening sanitario per tutti - si occuperà l'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Nell'accoglienza, coordinata dalla Caritas diocesana di Manfredonia, sono coinvolti l'Ordine francescano secolare di san Giovanni Rotondo, la parrocchia san Francesco di Assisi che ospiterà le due famiglie nell'adiacente Casa Papa Francesco, l'ospedale Casa sollievo della sofferenza e il presidio residenziale Gli angeli di Padre Pio della Fondazione Centro di riabilitazione Padre Pio onlus.
A Fiumicino ad accogliere i profughi c'erano anche i membri della delegazione di Caritas italiana inviata la settimana scorsa ad Amman per incontrare i profughi. «Trovarvi qui all'aeroporto ci tranquillizza molto», ha detto sollevato uno dei capifamiglia. I più a loro agio sono stati i bambini, che nell'attesa delle procedure burocratiche a Fiumicino si sono impegnati in una partita a calcio con un pallone improvvisato, costruito con la carta dei cestini da viaggio del pranzo. Ad attendere le due famiglie all'arrivo in Puglia ci saranno i bambini delle scuole, con tanto di striscioni di benvenuto, del comitato di accoglienza organizzato per l'occasione dalla Caritas di Manfredonia. «Siamo felici di iniziare questo percorso insieme ai nostri fratelli siriani - dice don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana - che tanto stanno soffrendo nel loro paese martoriato dalla guerra e che sono accolti numerosi nei campi profughi della Giordania».
L'operazione è stata possibile anche grazie all'impegno dei ministeri dell'Interno e degli Esteri e delle organizzazioni internazionali Unhcr e Iom, che hanno agevolato il trasferimento. A differenza del progetto dei Corridoi umanitari, gestito da Comunità di S.Egidio, Fcei e Tavola Valdese, che in un anno ha permesso l'arrivo di quasi 700 richiedenti asilo siriani dai campi profughi in Libano, questi 41 hanno già ricevuto in Giordania lo status di rifugiati.
E mentre a Fiumicino arrivavano le due famiglie di profughi, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino assieme al direttore della Caritas don Soddu incontrava una delegazione della Chiesa evangelica della Vestfalia (Germania), accompagnata da Paolo Naso della Federazione chiese evangeliche in Italia, di cui facevano parte il vescovo Annette Kurschus e il pastore Ulrich Moeller. Scopo dell'incontro, condividere l'esperienza di accoglienza dei corridoi umanitari e ribadire la necessità del dialogo ecumenico per sostenere questo tipo di emergenze. Come riferisce il Sir , monsignor Galantino ha sottolineato che la Chiesa in Italia si trova a dover far fronte a due livelli di difficoltà: i primo è l'emergenza, il secondo è rappresentato dalla cattiveria e dalla volgarità con cui uomini e donne di Chiesa vengono "accusati" di accogliere, minoranze chiassose per le quali la Chiesa è "colpevole" di immigrazione. Ma tutto questo non ci ha fermato».
L'apertura del tavolo ecumenico per l'accoglienza segue all'accordo che la Cei ha di recente siglato col governo italiano per l'apertura di nuovi corridoi umanitari che permetteranno l'arrivo nei prossimi mesi in Italia, stavolta dall'Etiopia, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti in corso.