Il trend prende più corpo, perché i numeri da qualche giorno confortano. I nuovi contagi nel nostro Paese, rispetto a ieri, sono 880 (sabato 2.886, domenica 2.972 e ieri 1.941), il più basso incremento dal 10 marzo, con la cifra totale degli attuali positivi accertati che in Italia sale a 94.067. Il numero dei decessi è 604 (sabato 681, domenica 525 e ieri 636).
I ricoverati nelle terapie intensive scendono a 3.792 (sabato 3.994, domenica 3.977 e ieri 3.898). Mentre è in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi il 65% degli attuali contagiati, come ieri. Sempre rispetto a ieri, i guariti sono 1.555 (sabato 1.238, domenica 819 e ieri 1.022). E questi sono i numeri del quotidiano aggiornamento nazionale (insieme ai numeri dei due giorni precedenti) resi noto da Angelo Borrelli, capo del Dipartimento della Protezione Civile.
Proviamo ad analizzare le cifre degli ultimi ventuno giorni, con le tendenze divise in tre finestre temporali di sette giorni ciascuna. Dal 18 al 24 marzo non si mette bene: il totale dei positivi al coronavirus aumenta del 93,69% (passando dai 35.713 di mercoledì 18 marzo ai 69.176 di martedì 24), i decessi crescono del 129,01% (da 2.978 a 6.820) e i ricoverati nelle terapie intensive del 50,33% (da 2.257 a 3.396). Quasi un’esplosione.
Nei sette giorni seguenti, dal 25 al 31 marzo, l’impennata rallenta. Da mercoledì 25 a martedì 31 marzo il totale dei positivi aumenta del 42,22% (passando dai 74.386 del 25 ai 105.792 del 31), i decessi crescono del 65,64% (da 7.503 a 12.428) e i ricoverati nelle terapie intensive del 15,30% (da 3.489 a 4.023). Cioè, sebbene le crescite restino molto alte, sostanzialmente si dimezzano per i contagi e per le morti rispetto alla tendenza dei sette giorni precedenti.
Negli ultimi sette giorni questo nuovo corso prosegue e sembra rafforzarsi, non dimenticando che analizziamo flessioni di crescite e non diminuzioni in termini assoluti (terapie intensive a parte). Dal 1 aprile a oggi il numero dei positivi aumenta del 22,62% (passando dai 110.574 di mercoledì scorso ai 135.586 di oggi) e quello dei decessi del 30,19% (da 13.155 a 17.127). Nette, progressive diminuzioni delle crescite rispetto alla tendenza dei sette giorni precedenti. Invece, come accennato, diminuiscono i ricoverati nelle terapie intensive del 6,02% (in termini assoluti, da 4.035 il 1 aprile a 3.792 oggi).
Gli infermieri intanto si confermano la categoria sanitaria che conta il maggior numero di positivi: il 52% di tutti gli operatori. Lo comunica la Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi). Da inizio epidemia sono 26 gli infermieri deceduti per Covid-19, e 6.549 i contagiati, ben 1.049 in più rispetto a sabato scorso. Altri 5 medici sono morti a causa dell'epidemia di Covid-19. Il totale dei decessi, si apprende dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), sale così a 94.
Una buona notizia arriva dal san Raffaele di Milano, dove oggi è stato dimesso Guido Bertolaso, consulente del governatore lombardo Fontana per il coronavirus: "Ringrazio tutti i medici e gli infermieri, orgoglio del nostro Paese. Uomini e donne che combattono in prima linea contro il Covid-19 pagando troppo spesso in prima persona con contaminazione e a volte purtroppo anche con la vita. Grazie per tutti i numerosi messaggi di affetto che mi avete inviato in questi giorni. Ora forza, c'è ancora tanto da fare. L'Italia ha bisogno dell'aiuto di tutti".
Il commissario Arcuri: non siamo a pochi passi dall'uscita dall'emergenza. "Mascherine con noi a lungo"
Stiamo vivendo "l'inizio di una lunga fase di transizione" ma "nulla di più sbagliato che immaginare un imminente 'libera tutti'" ha spiegato il commissario all'emergenza coronavirus Domenico Arcuri invitando i cittadini a "stare attenti a illusioni ottiche e pericolosi miraggi: non siamo a pochi passi dall'uscita dall'emergenza o da un'ipotetica 'ora x' in cui potremo tornare alla situazione di prima".
"Per ora ci occupiamo di rifornire il numero massimo di mascherine alle strutture sanitarie che combattono, non ci occupiamo di distribuire mascherine ai cittadini. Se alcune regioni ritengono legittimamente di doverle fornire, se ne occuperanno loro, fino a una nuova organizzazione che non è ancora arrivata. Se vuole la mia opinione, credo che per molto tempo molti di noi se non tutti ci dovremo abituare ad utilizzare questo strumento di protezione" ha continuato il commissario Arcuri in conferenza stampa alla Protezione civile. "Una mascherina chirurgica non può essere rivenduta ad un prezzo 10 volte maggiore del costo, questo non è libertà di mercato ma una speculazione due volte insopportabile, perché non si specula sui bisogni degli altri e perché non si specula sulla vita degli altri - ha aggiunto - Anche pochi casi sono intollerabili, vanno denunciati e combattuti".
Il presidente Mattarella ringrazia gli operatori sanitari: "Molti di loro hanno pagato con la vita il servizio prestato ai malati"
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è intervenuto in occasione della Giornata mondiale della salute, lodando gli operatori sanitari italiani in questa fase così difficile di lotta al coronavirus. "Le vicende drammatiche di questi giorni hanno mostrato di quanta generosità, professionalità, dedizione sono capaci gli operatori sanitari. Il nostro pensiero grato e riconoscente va alle infermiere e agli infermieri in prima linea, e con loro a tutti i medici degli ospedali e dei servizi territoriali, agli assistenti, ai ricercatori, a quanti operano nei servizi ausiliari: li abbiamo visti lavorare fino allo stremo delle forze per salvare vite umane e molti di loro hanno pagato con la vita il servizio prestato ai malati".
Infermieri: le carenze e il fronte COVID-19
Nella giornata mondiale della Salute (il 7 aprile di ogni anno) si è tornati anche a parlare del nodo della mancanza di infermieri in Italia, ce ne vorrebbero almeno 53mila in più. Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) ha rilanciato il tema:
“Ci rendiamo conto – aggiunge Mangiacavalli – della difficoltà di reperire personale e nessuno più degli infermieri ha coscienza della gravità e dell’emergenza in cui ci troviamo ed è per questo che, anche con la risposta di quasi 10mila professionisti alla call della Protezione civile per una task force di 500 infermieri da destinare alle aree più colpite, abbiamo dimostrato la volontarietà della nostra azione, della disponibilità e del nostro intervento. Un primo contingente di 81 infermieri è già partito, destinato in Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Trento e Valle d’Aosta, ma le carenze vanno risolte a monte e non è possibile doverle rincorrere durante un’emergenza così”.