L’accordo che sembrava raggiunto lunedì sera sfuma nella mattinata di martedì e decreta l’ennesima fumata nera per l’elezione dei 4 giudici di nomina parlamentare per la Corte costituzionale. Circostanza che rende quanto mai concreto il rischio di pregiudicare la ricostituzione del plenum entro lunedì prossimo, quando la Consulta si riunirà per deliberare sull'ammissibilità dei referendum. Ma nonostante sia la maggioranza sia i dem abbiano dato ai propri parlamentari l’indicazione di votare scheda bianca (alla fine il Parlamento in seduta comune ha registrato 377 schede bianche e 15 nulle), c’è ancora ottimismo sulla possibilità di chiudere la partita entro questa settimana.
A far saltare il banco pare sia una divergenza di vedute interna a Forza Italia, divisa tra chi sostiene l’indicazione del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, e chi vorrebbe invece il senatore Pier Antonio Zanettin. Entrambi i nomi, peraltro, non incontrerebbero il favore di Giorgia Meloni, poco propensa ad avallare l’ingresso nella Corte di due parlamentari in attività. Una soluzione potrebbe essere quella offerta dall’indicazione dell'avvocato generale dello Stato, Gabriella Palmieri Sandulli. Ma è un nome che gli azzurri preferirebbero spendere per la casella tecnica (quella concordata con le opposizioni), in quanto priva di un autentico pedigree forzista. Senza contare che gli alleati preferirebbero invece la tributarista Valeria Mastroiacovo, che avrebbe più chance quindi di sostegno trasversale. L'idea di proporre Sandulli in quota FI fa il paio con l'ipotesi di proporre alle opposizioni di convergere su un tecnico più vicino all'area di centrosinistra, come potrebbe essere Roberto Garofoli, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Mario Draghi, e prima con ruoli nei governi Letta, Monti e Prodi.
Forza Italia, però, non vuole passare per la forza che impedisce lo sblocco dell’impasse. Per questo il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, ha cercato di spostare il problema sull’individuazione del nome tecnico: «Il tema è il quarto nome, che deve essere concordato con l'opposizione, che non è una forza sola. La maggioranza, al suo interno, l'intesa la trova. Oggi non so, ma di certo in settimana si chiude».
In ogni caso nel Pd resta la convinzione che la quadra si troverà in tempo e il capogruppo in Senato, Francesco Boccia, lo ha fatto capire chiaramente: «Siamo nel pieno del compromesso costituzionale. Si lavora in modo unitario dentro il perimetro delle opposizioni. E c'è un confronto molto costruttivo tra opposizione e maggioranza che ci consentirà presto di chiudere». Già domani la conferenza dei capigruppo della Camera, convocata per stabilire il timing di altri provvedimenti all'ordine del giorno, potrebbe indicare la data della nuova seduta del Parlamento, che come detto (e come sembrano confermare le indiscrezioni arrivate da diversi gruppi parlamentari), dovrebbe essere convocata giovedì.