giovedì 15 novembre 2018
Il presidente attacca: «È un'occupazione». Giorgetti e Valente replicano: «Molti sono con noi, andiamo avanti con serenità. La riforma è nel contratto di governo». La storia del Comitato olimpico
Scontro sulla riforma. Giovanni Malagò, presidente del Coni, dice no (Ansa)

Scontro sulla riforma. Giovanni Malagò, presidente del Coni, dice no (Ansa)

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«Non è una riforma, ma un'occupazione». L'attacco ad alzo zero di Giovanni Malagò apre lo scontro col governo sulla riforma del Coni, messa in cantiere dal governo Lega-Cinquestelle. «Il fascismo aveva rispettato la nostra autonomia...», il duro affondo del n.1 dello sport italiano. Ma a chiarire che dal governo non ci sono arretramenti è la replica di Giancarlo Giorgetti e Simone Valente, una nota congiunta che consolida l'asse delle due forze di governo sulla via dello scorporo di Coni Servizi e dei suoi fondi - col nome Sport e Salute - dal Coni olimpico: «Molti sono con noi, andiamo avanti con serenità. La riforma è nel contratto di governo». «Il contratto dice il contrario - replica Malagò -: di fare ulteriori controlli, avere una 'condivisionè sia sui criteri sia sulle scelte dell'individuazione delle persone».

Finora, con Palazzo Chigi, Malagò aveva preferito «dialogare» evitando gli attacchi frontali in pieno stile politico. Al termine di una settimana fitta di incontri, la convinzione maturata al Coni deve essere che merito e tempi della riforma sono già decisi a monte. Così dopo la riunione informale di ieri, dalla quale aveva ricevuto mandato a trattare, l'occasione per aprire la fase dello scontro è il consiglio nazionale, con un discorso di circa un'ora.

Assenti, però, le grandi federazioni: Gravina per il calcio, Barelli per il nuoto, Binaghi per il tennis, Petrucci per il basket. «Non è il momento del muro contro muro, per difendere l'autonomia dello sport è inutile arroccarsi», dice Barelli, dando voce a quella parte di presidenti che non sono per le barricate contro la riforma.

«Lo stesso fascismo aveva rispettato quella che era stata la storia del Coni dall'epoca della sua fondazione», ha tuonato Malagò al Consiglio, sottolineando che con la riforma il Coni «si ridurrebbe a una bellissima agenzia di viaggi che ogni due anni organizza le Olimpiadi». Il n.1 dello sport italiano si è detto sorpreso della legge inserita nella bozza di manovra perché «col governo fin dal primo giorno ho dei rapporti a dir poco quotidiani. La loro disponibilità a sentirci è pazzesca», ha aggiunto, sottolineando come positivi anche i punti sul bonus sportivo e la certezza dei 410 milioni l'anno allo sport. Malagò ha definito quella dell'esecutivo una scelta «fortissimamente calata dall'alto» e frutto della «politica», che farebbe diventare il Coni «l'ultimo comitato olimpico del mondo».

Parole che hanno suscitato la reazione politica non solo del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giorgetti, e di quello per i rapporti col Parlamento, Valente. «Guardi meno Istituto Luce e torni in sè», lo attacca il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari. «Malagò si arrocca su posizioni sterili, il nostro modello va nella direzione dei cittadini ed è già realtà in diversi Paesi europei», dicono i deputati M5S della Commissione cultura, evocando il modello 'statalè di Francia o Spagna. Perplessità sono state espresse dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, coinvolto nel progetto Olimpiadi 2026: «Non mi pare che ci sia un tempismo straordinario da questo punto di vista. Probabilmente si poteva anche evitare».

Durante il Consiglio, Malagò ha anche estratto dal cilindro la parola 'dimissioni', sottolineando di non essere intenzionato a mollare. Se la riforma avesse investito il Coni già dal 2019 «non avrei esitato a dimettermi», assicura. Ma dovendo diventare effettiva dal 2020 «io non abbandono la mia barca a pochi mesi dalle Olimpiadi: non vado a fare il notaio né il becchino del Comitato olimpico».

Poi, il voto gli ha conferito il mandato a trattare «in difesa dell'autonomia», con il solo voto contrario di Claudio Barbaro, presidente Asi e senatore leghista. Si attendono nuovi possibili incontri nei prossimi giorni. Si partirà dalla dura posizione di Malagò, ma anche dalla nota di Giorgetti-Valente, che fa riferimento anche alle posizioni diverse all'interno dello sport italiano: «Ci sorprende questo atteggiamento. Malagò che sa bene che l'autonomia dello sport non è in discussione. Molti sono con noi ci incoraggiano a andare avanti e così faremo con serenità».

La storia del Coni, tra riforme e successi

Centoquattro anni di vita e una mole di medaglie e di vittorie che hanno incastonato oltre un secolo di storia e di vita, sportiva e sociale, passato per tre fasi: è la storia del Coni, in queste ore al centro di una forte polemica tra Malagò e il governo per la prevista riforma.

Nato nel 1914 come ente privato con lo scopo di organizzare la partecipazione degli atleti azzurri alle Olimpiadi, dal 1919 il Comitato divenne la «federazione delle federazioni». Primo presidente fu il marchese Carlo Compans de Brichanteau. Sotto il fascismo - quando lo sport era utilizzato anche a fini propagandistici - il Coni fu trasformato in ente di diritto pubblico con personalità giuridica e organi territoriali. E non a caso, il segretario del Partito nazionale fasciata, Achille Starace fu contemporaneamente, dal 1933 al 1939, anche presidente del Coni.

Nel 1942, viene approvata la Legge istitutiva del Coni, la n. 426, che sancisce definitivamente i compiti e l'ordinamento dell'ente come federazione delle federazioni, attribuendole anche capacità di autofinanziamento.

Il Coni diventa ente pubblico. L'inquadramento normativo è rimasto sostanzialmente invariato per oltre mezzo secolo.

Nel dopoguerra, arriva la nomina a commissario straordinario del Coni di Giulio Onesti: chiamato per liquidarlo, rilancia l'Ente nella nuova Italia. Nel novembre 1945, soppressi i contributi statali all'ente sportivo, Onesti ideò la gestione dei Concorsi pronostici sugli avvenimenti sportivi attraverso la Sisal, con l'introduzione del Totocalcio, passato nel 1948 sotto la gestione diretta del Coni. Nel 1946 Onesti divenne formalmente presidente del Comitato olimpico italiano. Sotto la sua presidenza all'Italia furono assegnati dal Cio le Olimpiadi Invernali di Cortina (1956) e i Giochi estivi di Romma 1960, mentre nel 1968 ideò i Giochi della Gioventù. Onesti restò presidente fino al 1978, quando fu dichiarato ineleggibile da una nuova legge e fu sostituito da Franco Carraro, in quel momento presidente della Figc.

L'attuale assetto istituzionale del Coni prende forma nel 1999 con la cosiddetta Legge Melandri, che introduce l'ingresso di atleti e tecnici negli organi decisionali del Coni, la separazione fra il comitato (che rimane Ente pubblico) e le Federazioni (che diventano invece soggetti di diritto privato).

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