Papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - Ansa
Circa quarantacinque minuti di colloquio fra papa Francesco e il presidente della Repubblica Mattarella a suggellare, al termine del settennato sul Colle, un rapporto di grande intensità e sintonia, destinato a entrare nella storia, anche per la fase eccezionale che il Paese sta attraversando, avendo potuto guardare all’uno e all’altro come ai punti di riferimento (spirituale e religioso l’uno, e politico istituzionale l’altro) accomunati dalla passione per il destino comune del popolo italiano, alle prese, probabilmente, con la prova più difficile dal dopoguerra in poi. Il Pontefice e il Capo dello Stato si sono intrattenuti in un fitto dialogo dalle 9,20 alle 10,05.
Dopo lo scambio dei doni, il presidente ha lasciato la biblioteca privata dal Papa alle 10,20 ed è stato poi ricevuto dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin.
Un lungo e cordiale incontro nel Palazzo apostolico che era stato annunciato come una visita di congedo di Mattarella, e proprio non è il caso di costruirci, ora, nuovi retroscena, sulle reali intenzioni – circa il no a un eventuale “bis “ - del capo dello Stato, peraltro già chiarite e argomentate da lui stesso con una serie di interventi.
Sono passati quasi sette anni dalla prima udienza tra Mattarella e Bergoglio il 18 aprile del 2015, in Vaticano. Il 10 giugno del 2017, il Santo Padre ricambiò la visita recandosi al Quirinale e l’ingresso nel cortile d’onore di quella piccola Ford Focus lasciò il segno, trovando nella sobrietà un altro punto di incontro con il settennato di Mattarella. Il presidente della Repubblica italiana ha partecipato inoltre a molti appuntamenti pubblici presieduti da papa Francesco, sia in Vaticano che a Roma: tra questi, l’incontro internazionale di preghiera per la pace tra le grandi religioni mondiali, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio in piazza del Campidoglio il 20 ottobre 2020. Il capo dello Stato aveva presenziato partecipato anche all’incontro organizzato dalla Cei “Mediterraneo frontiera di pace”, il 23 febbraio del 2020, giorno in cui il Papa aveva presieduto la celebrazione eucaristica conclusiva.
Un settennato, quello che si chiude, in cui nel lessico e nei valori più volte Mattarella ha attinto a quei valori comuni con la Chiesa, il cristianesimo, e il pontificato di Francesco, delineando una sintonia profonda soprattutto nel concetto più caro e più spesso ripetuto da Mattarella nei suoi interventi, quel “senso della comunità” che rimanda ai concetti di bene comune, attenzione ai più svantaggiati, cittadini italiani o migranti, sottolineando il valore delle testimonianze, dei gesti concreti, molto più dei proclami, come piace spesso dire anche al Papa.
E il settennato di Mattarella si è caratterizzato proprio per questa insistenza nel mettere in luce gli eroi invisibili del quotidiano, i portatori extra-istituzionali di quei valori costituzionali che sono il portato, in larga misura, anche della millenaria storia cristiana da cui il Paese è storicamente segnato.
Una sintonia che ha particolarmente caratterizzato questi ormai due anni di pandemia, quando gli italiani chiusi in casa hanno potuto cogliere nel Papa celebrante solitario in piazza San Pietro un poderoso fattore di unità e di speranza, cui più volte si è appellato lo stesso Mattarella.
Una pittura su ceramica raffigurante la Basilica di San Pietro vista dai Giardini Vaticani, i volumi dei documenti papali, il Messaggio per la Pace per il 2022, ancora inedito, il Documento sulla Fratellanza Umana, il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, a cura della Libreria editrice vaticana: sono stati questi i doni che papa Francesco ha consegnato a Mattarella al termine della visita. Il capo dello Stato italiano ha invece offerto al Pontefice una stampa con Veduta di Roma dal Quirinale e un volume sulla Madonna del cucito al Quirinale, l'affresco di Guido Reni che si trova nella cappella dell'Annunciata al Quirinale.
E infine una curiosità: Mattarella ha voluto che accanto a lui ci fossero la figlia Laura e i sei nipoti Manfredi, Costanza e Maria Chiara, figli della stessa Laura, e Sergio e Piergiorgio, figli invece del primogenito del presidente, Bernardo Giorgio, e Lauro, figlio di Francesco. A loro il Papa ha detto, salutandoli al termine dell'incontro nella Sala della Biblioteca, nel Palazzo Apostolico Vaticano: "Ricordatevi di pregare per me. E se qualcuno non prega, magari non se la sente, inviatemi buone ondate. Non pregate contro di me". Al più piccolo, Lauro, il Papa ha dapprima chiesto "Come vai a scuola?", poi rivolto anche agli altri: "Voi studiate tutti?". E ad uno ad uno hanno risposto, chi ingegneria, chi giurisprudenza, chi laureato in economia.
Prima di salutarli, davanti ai sei ragazzi e ragazze in cerchio, il Papa ha chiesto loro: "Cosa pensate voi di questa visita col nonno?". E il più grande, Manfredi, ha risposto: "Sarà un bel ricordo. È la terza volta che veniamo, ma la prima che ci incontriamo e parliamo con lei così direttamente".