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La maggioranza, con il sostegno anche del Terzo polo, avanza spedita verso l’abolizione del reato di abuso d’ufficio Lo prevede l’articolo 1 del ddl Nordio, votato ieri nella Commissione Giustizia del Senato, presieduta dalla leghista Giulia Bongiorno. A favore hanno votato i partiti di governo e Ivan Scalfarotto di Italia viva; contro Pd, M5S, Avs.
Concluso anche l’esame degli emendamenti presentati all’articolo 1. È passata una proposta di modifica della Lega che intende ridefinire il reato di traffico di influenze illecite, alla luce del fatto che manca in Italia una norma che definisca l’attività di lobbing, tema riportato in evidenza di recente dall’inchiesta sulle commesse Anas.
Ma la maggioranza, ha spiegato Bongiorno, punta a una ridefinizione complessiva dei reati contro la pubblica amministrazione. La proposta a prima firma della senatrice leghista Erika Stefani, che puntava ad introdurre nel testo la riforma della legge Severino, è stata trasformata in un ordine del giorno ed approvata. La Commissione è tornata a riunirsi stamattina per votare gli emendamenti all’articolo 2 del ddl, in cui si affronta un altro nodo importante, la trascrizione delle intercettazioni a tutela del terzo estraneo al procedimento.
Che cos’è l’abuso d’ufficio
Il reato di abuso d’ufficio è previsto dall’articolo 323 del codice penale modificato dalla legge 234 del 1997, ma è è stato oggetto di un nuovo intervento e di modifica con nel 2020 nel cosiddetto “decreto semplificazioni”, in vigore dal 17 luglio 2020, che ha modificato l’originario comma 1 dell’articolo 323. L’abuso d’ufficio sanziona, «salvo che il fatto costituisca un più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio», il quale abbia agito «in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità»: era questo ultimo il punto modificato nel tentativo di circoscrivere l’ambito oggettivo di applicazione della norma.
Pene previste
L’abuso d’ufficio è punito attualmente con la pena da uno a quattro anni di reclusione.
La differenza dalla corruzione
La differenza sostanziale consiste nell’esistenza di una contropartita. Il reato di corruzione colpisce infatti il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per sè o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa.
Chi ha sollevato la questione
Il caso è stato sollevato dai sindaci e dagli amministratori locali, che ne hanno denunciato l’uso spesso strumentale. Il deputato Enrico Costa di Azione (ex viceministro della Giustizia), ha raccolto 150 casi di sindaci di piccoli comuni colpiti da inchieste e processi per abuso d'ufficio e poi prosciolti o assolti e ne ha fatto una pubblicazione, Chi abusa dell'abuso. Definisce «sacrosanta» l’abrogazione di un reato «evanescente» . «Non chiediamo l’eliminazione del reato di abuso d’ufficio, ma la definizione di un perimetro certo» aveva chiesto il presidente dell’Anci Antonio Decaro, Una posizione sostenuta anche dal Pd. Ma il governo ha deciso per la piena abrogazione
La posizione dell’Europa
Il capogruppo del Pd in commissione giustizia del Senato Alfredo Bazoli, ricorda che «al momento non c'è una direttiva che imponga l'abuso d'ufficio, ma la stanno approvando ora. Quindi – prevede – nel momento in cui verrà approvata la direttiva, dovremo reintrodurre il reato in Italia perché altrimenti andremo contro l'Europa». Si tratta insomma, di «una norma totalmente strumentale e ideologica. Un danno e dovranno tornare sui loro passi», scommette.
Le modifiche da Andreotti a Conte
Negli anni il reato di abuso d'ufficio è stato spesso oggetto di discussioni, tant’è che la sua prima riforma fu fatta nel 1990 dal governo Andreotti. L’ultima è stata fatta nel 2020 dal governo Conte II (quello sostenuto da M5s, Pd, Iv e Leu, ministro Bonafede). Con questa riforma Conte precisò che l’abuso si verifica solo quando c’è la violazione di «specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o anche da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità», che cioè non devono lasciare spazio a possibili interpretazioni.
Cosa succederebbe se venisse abolito il reato
Secondo alcuni giuristi che hanno fatto i calcoli, cancellando il reato d’abuso d’ufficio sparirebbero anche le 3.623 condanne definitive che sono maturate intanto negli ultimi 25 anni. Oggi il sindaco condannato per abuso d’ufficio già in primo grado è costretto a lasciare l’incarico, senza attendere la fine del processo che potrebbe vederlo assolto. Chi è contro l’abuso vuole cambiare infatti anche la “legge Severino”.