Il cervello delle donne e degli uomini presenta differenze rilevanti dal punto di vista della struttura e anche del modo di organizzare le informazioni. La prova viene, secondo gli autori di una nuova ricerca, dall’uso di un modello avanzato di intelligenza artificiale che ha distinto, con una precisione superiore al 90%, se le scansioni dell'attività neuronale provenissero da un encefalo femminile o da uno maschile. Un’indicazione che sembra andare in direzione opposta a molta letteratura scientifica che vede solo minori scostamenti tra i sessi a livello di sistema nervoso.
Dalla biologia all’identità di genere e ritorno: sembrerebbe quindi questa la possibile semplificazione cui si presta lo studio annunciato dall’Università di Stanford (ma non ancora pubblicato sull’importante rivista scientifica Pnas). È noto come - dal Secondo sesso di Simone de Beauvoir pubblicato nel 1949 alle opere di Judith Butler che negli anni Ottanta hanno portato alla ribalta gli studi di genere - si è cercato di contestare che sia solo la fisiologia a determinare la differenza tra uomo e donna. Pesa più la società nel suo complesso nel plasmare i profili complessivi delle persone, si argomenta, e quindi una cultura maschilista impone il suo modello di femminilità (subordinata), come per esempio descritto da Elena Gianini Belotti nel suo noto libro Dalla parte delle bambine.
Gli studiosi di Stanford hanno comunque precisato che il loro lavoro non consente di stabilire se le differenze legate al sesso insorgano già nelle prime fasi della vita o se siano dovute a differenze ormonali o alle varie circostanze sociali in cui uomini e donne possono trovarsi più facilmente. Tuttavia, sembrano orientati a dare alla componente biologica un peso molto importante.
"Una motivazione fondamentale per questo studio è che il sesso gioca un ruolo cruciale nello sviluppo del cervello umano, nell'invecchiamento e nella manifestazione di disturbi psichiatrici e neurologici", ha spiegato Vinod Menon, professore di psichiatria e scienze comportamentali e direttore dello Stanford Cognitive and Systems Neuroscience Laboratory. "Identificare differenze di sesso coerenti e replicabili nel cervello adulto sano è un passo fondamentale verso una più profonda comprensione delle vulnerabilità specifiche femminili e maschili nei disturbi psichiatrici e neurologici", ha precisato.
Le aree cerebrali che hanno mostrato maggiori asimmetrie tra i sessi sono il cosiddetto default mode network (una rete di attivazioni sincrone sempre all’opera, anche quando non compiamo azioni specifiche e che ci dà informazioni su noi stessi), lo striato e il sistema limbico, coinvolti nell'apprendimento, nel modo in cui rispondiamo alle ricompense e alle reazioni istintuali in genere. Le strutture del cervello tendono ad avere lo stesso aspetto negli uomini e nelle donne e anche ricerche precedenti, che hanno esaminato come le regioni cerebrali lavorano insieme, non erano riuscite a individuare indicatori coerenti del sesso.
Nello studio di Menon e colleghi, si sono sfruttato i recenti progressi dell'intelligenza artificiale e l'accesso a una mole ampia di dati per condurre un'analisi più in dettaglio. In primo luogo, si è creato un modello di rete neurale profonda, che ha imparato a classificare le neuroimmagini. Quando i ricercatori hanno sottoposto le scansioni al software e l’hanno informato che stava osservando un cervello maschile o femminile, il modello ha iniziato a rilevare le minime discordanze tra le risonanze magnetiche analizzate. La prestazione del modello – identificazioni corrette al 90% del sesso della persona considerata - suggerisce che le variazioni nel cervello esistono.
"Questa è una prova molto forte del fatto che il sesso è un fattore determinante dell'organizzazione del sistema nervoso umano", ha detto Menon. L'équipe si è quindi chiesta se fosse possibile creare un altro modello in grado di prevedere il rendimento dei partecipanti in determinati compiti cognitivi, sulla base delle caratteristiche funzionali cerebrali di donne e uomini. Gli scienziati hanno, così, sviluppato modelli di abilità cognitive specifici per sesso: un modello prevede efficacemente le prestazioni cognitive negli uomini ma non nelle donne, e un altro nelle donne ma non negli uomini. I risultati indicherebbero che le caratteristiche funzionali del cervello che variano tra i due sessi hanno implicazioni comportamentali significative.
Menon e il suo gruppo non sono nuovi a studi di questo tipo. Già avevano evidenziato differenze legate al sesso nei disturbi legati alla sindrome da spettro autistico. Hanno poi provato a misurare le affinità di coppia basandosi sull’attività dei cervelli di persone che guardavano un film romantico e poi un film di azione. Sulla base di questi dati, sostengono di potere preveder meglio di analisi relative alla personalità o alla cultura se marito e moglie andranno d’accordo e la loro unione durerà nel tempo. Un tipo di studi che sembra implicare un forte determinismo biologico, come se le persone non potessero sfuggire alla configurazione del loro cervello e le loro vite siano fortemente influenzate da questo aspetto, malgrado le influenze dell’ambiente.
Un rischio che si può correre anche con le differenze uomo-donna, che sono innegabili, ma che una ricerca come quella appena diffusa non può pretendere di spiegare completamente. Non va infatti escluso che certe differenze nella struttura del cervello non siano così rilevanti per il comportamento manifesto (è noto il fenomeno della plasticità neuronale) e non sappiamo, come ammettono i ricercatori, se le diversità siano da attribuire a geni e ormoni oppure al fatto che il cervello cambia nel tempo adattandosi alle funzioni cui si dedica (l’ippocampo è più sviluppato nei tassisti che devono ricordare centinaia di strade). Questioni cruciali che vanno approfondite senza gridare alla scoperta risolutiva. Per non tornare negli estremi della biologia che spiega tutto o delle teorie gender che negano la fisiologia.