sabato 11 maggio 2024
Duro monito di monsignor Isacchi (Monreale) durante i funerali di una delle vittime a Partinico: «Morire sul lavoro è un segno preoccupante che dice di una società fragile»
La protesta dei lavoratori dopo la strage di Casteldaccia

La protesta dei lavoratori dopo la strage di Casteldaccia - Fotogramma

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"Lo sappiamo, la morte fa parte dell'esperienza di vita terrena, ma ciò non ci consola: il modo in cui Ignazio ha lasciato i suoi affetti più cari, il modo in cui ha perso la vita, è profondamente ingiusto. Morire sul lavoro è un segno preoccupante che dice di una società fragile, nella quale non c'è lavoro per tutti e quando c'è, spesso non è dignitoso, è sottopagato, non è rispettoso della dignità umana; è un lavoro che dimentica la persona e ha come unico orizzonte i suoi obiettivi e il guadagno". È risuonato forte e chiaro il monito dell'arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi, nell'omelia durante i funerali di Ignazio Giordano, uno delle cinque vittime della strage sul lavoro avvenuta a Casteldaccia (Palermo).

Tantissimo dolore nella chiesa madre di Partinico. In prima fila la moglie di Giordano, insieme ai tre figli. La chiesa era piena e tanti fedeli sono rimasti fuori. Presenti anche i sindaci dei Comuni di Partinico (Piero Rao), Casteldaccia (Giovanni Di Giacinto), San Cipirello (Vito Cannella), Montelepre (Giuseppe Terranova) e Giardinello (Antonio De LucaI.

Per l'arcivescovo "se ancora oggi si muore di lavoro con una frequenza impressionante, significa che qualcosa non va". E poi ha insistito: "Le chiamano morti bianche, ma rappresentano la sconfitta di questa nostra società, la sconfitta di tutti noi - ha proseguito - Spesso ci vengono riproposti i numeri impressionanti delle morti bianche che aumenta di giorno in giorno: non sono numeri, sono uomini e donne e qualche volta minori traditi da quel lavoro nel quale riponevano speranza. Non distraiamoci da questa emergenza".

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