giovedì 26 gennaio 2017
Nell'apertura dell'anno giudiziario il presidente della Suprema Corte ha poi sottolineato la necessità di una legge che si occupi dei figli delle coppie delle stesso sesso. L'Anm diserta la cerimonia
Canzio (Cassazione): no ai processi mediatici, controlli sui pm
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Un fermo monito ai pubblici ministeri: le inchieste durano troppo, e le continue fughe di notizie sulle indagini finiscono per alimentare processi mediatici. Alla cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, il primo presidente della Suprema Corte, Giovanni Canzio, lancia la proposta di introdurre maggiori controlli sull'attività degli inquirenti: "Merita di essere presa in seria considerazione - afferma - la proposta di aprire talune, significative finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo gerarchico o disciplinare". Per Canzio, "vanno ricostruite le linee dell'attrazione ordinamentale della figura del pm nel sistema e nella cultura della giurisdizione da cui, di fatto,è visibile in alcuni casi il progressivo distacco, per una sorta di spiccata autoreferenzialità, anche nei rapporti con la narrazione mediatica".

Canzio: processi mediatici e troppo lunghi

Troppo spesso, rileva Canzio, l'opinione pubblica "esprime sentimenti di avversione" per alcune decisioni di proscioglimento o anche di condanna, se ritenute miti, pronunciate dai giudici nei casi ad alto rilievo mediatico. Da qui "una frattura fra gli esiti dell'attività giudiziaria e le aspettative di giustizia, a prescindere da ogni valutazione circa la complessità dei fatti, la validità delle prove, i principi di diritto applicati, le garanzie del processo, la tenuta logica della decisione". Secondo il presidente della Cassazione, questo "disorientamento nasce dalla discrasia spazio-temporale fra l'ipotesi di accusa, formulata nelle indagini, il pre-giudizio costruito nel processo mediatico parallelo che si instaura immediatamente, le ansie securitarie dei cittadini, dal un lato, e le conclusioni dell'attività giudiziaria che seguono a distanza di tempo dalle indagini,già di per sé troppo lunghe, dall'altro". Talvolta, a parere di Canzio, sono lo stesso pm o il difensore "a intessere un dialogo con i media e, quindi, con l'opinione pubblica: in tal caso, il corto circuito tra rito mediatico e processo penale è destinato ad accentuarsi". Canzio segnala quindi "l'urgenza di un intervento riformatore, diretto a restaurare le linee fisiologiche del giusto processo, ridando respiro, a fronte delle aspettative di giustizia, alla ricostruzione probatoria del fatto e all'accertamento della verità nel giudizio,secondo criteri di efficienza, ragionevole durata e rispetto delle garanzie". Canzio ha chiesto inoltre "adeguate misure di polizia e prevenzione" contro il rischio terroristico e un adeguato sistema repressivo, sottolineando però che un carcere più umano attenua il rischio di radicalizzazione. Da presidente della Corte anche un deciso no al reato di clandestinità e la richiesta di bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio.


La richiesta di una legge che normi le adozioni e i figli di coppie omosessuali


La Cassazione "non può e non intende sottrarsi al dovere di apprestare tutela ai diritti fondamentali della persona", seguendo il "criterio guida dell'interesse preminente del minore", ma "demandare in via esclusiva alla giurisdizione" la soluzione di questioni su scelte etico-sociali "non è la via preferibile", sarebbe "da privilegiare il percorso ermeneutico disegnato sulla base di una chiara ed esplicita volontà legislativa". Così il primo presidente Giovanni Canzio chiede una legge che normi le adozioni e i figli di coppie "same sex". In proposito, Canzio ha ricordato il verdetto della Cassazione che ha riconosciuto l'adozione da parte del convivente dello stesso sesso del figlio del partner escludendo ogni rilievo "all'orientamento sessuale" della coppia, e favorendo solo "il consolidamento del rapporto tra il minore e chi già se ne prende cura", e quello che ha riconosciuto l'atto di nascita di un figlio nato da due madri con fecondazione eterologa in Spagna. Da queste sentenze, sottolinea Canzio, "emerge una ricostruzione dell'istituto famiglia intesa come comunità di vita e di affetti, incentrata sui rapporti concreti che si instaurano tra i suoi componenti,all'interno della quale il criterio guida resta quello dell'interesse preminente del minore".

L'assenza dell'Anm: «Scelta sofferta e simbolica» contro un «vulnus all'indipendenza della magistratura»

«La nostra è stata una scelta sofferta e simbolica, che non deve essere letta come uno sgarbo istituzionale». Nei loro uffici al sesto piano del "Palazzaccio", i vertici dell'Associazione nazionale magistrati spiegano così la decisione di non presenziare, per la prima volta, alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione. Un gesto voluto come «ferma risposta agli impegni politici non mantenuti» da parte del governo e come «manifestazione del dissenso verso l'intervento normativo che ci preoccupa». I rappresentanti delle toghe sono fermamente contrari alle misure contenute nel decreto 168 del 2016, convertito in legge lo scorso autunno, che ha prorogato il mantenimento in servizio fino a 72 anni di «pochissimi magistrati», 18 in tutto, limitandolo ad alte cariche di Cassazione, Corte dei Conti e Consiglio di Stato. «Il governo pensa di poter decidere chi deve fare il giudice e chi no. E questo non è consentito dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali», lamenta il presidente dell'Anm, Piercamillo Davigo, indignato per quello che definisce «un vulnus all'indipendenza della magistratura che non ha precedenti nella storia italiana». Sul decreto, che aveva inoltre modificato il periodo per la legittimazione ai trasferimenti dei magistrati, governo e Anm avevano trovato un'intesa nei mesi scorsi che, protesta Davigo, l'esecutivo non ha poi rispettato. «Siamo pronti a ricorrere alla Corte di giustizia Ue e alla Corte europea dei diritti dell'uomo - insiste -. Prima o poi riusciremo ad adire una giurisdizione internazionale e riusciremo a far valere le nostre ragioni». Alle toghe non risulta gradito il quadro positivo disegnato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, nella sua relazione: attualmente, osserva il segretario generale dell'Anm Francesco Minisci, «a fronte di 9.000 magistrati previsti ne mancano 1.200. È come giocare una partita 9 contro 11. Noi chiediamo di lavorare con gli organici pieni e giocare questa partita in 11 contro 11». Dopo l'assenza "simbolica" odierna, l'Anm presenzierà sabato alle cerimonie di apertura dell'anno giudiziario nei singoli distretti: Davigo andrà a Milano per rappresentare le ragioni dell'agitazione. Il 18 febbraio, nel corso del comitato direttivo centrale, si valuteranno altre forme di protesta, come lo sciopero bianco. «Se il governo vuole ricomporre lo strappo, che non abbiamo fatto noi ­- conclude il presidente dell'Anm-, siamo sempre disponibili».

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