È stato consegnato il primo "appartamento di Papa Francesco": un bilocale di poco più di 50 metri quadrati, nel quartiere Niguarda, a Milano, che rientra nel primo lotto dei 55 appartamenti ristrutturati dalla Caritas Ambrosiana per la visita di papa Francesco.
A beneficiarne un immigrato egiziano. “Sono molto grato di questo dono che viene dal Signore", ha detto Reda Afify firmando il contratto d'affitto della sua nuova casa. Afify, sposato con figli, è direttore di un McDonald’s. In Italia da molti anni, pagherà 300 euro di affitto al mese. Dopo di lui, sono già pronti i contratti per altri aventi diritto in maniera tale, spiegano alla Caritas Ambrosiana, che entro l’estate tutti i 55 appartamenti saranno assegnati.
Tutto bene quindi? Non esattamente perché per qualcuno il fatto che il primo a firmare un contratto sia un immigrato e per di più musulmano, è un segno negativo. “Possibile che non esistessero italiani che avevano bisogno” si è domandato in maniera retorica questo qualcuno. Una domanda che alla Caritas ambrosiana ha strappato un sorriso. “Certo che ci sono italiani – fanno sapere – e infatti i prossimi 3 che firmeranno il contratto sono proprio italiani. E lo faranno all’inizio della prossima settimana”. Afify, semplicemente, è si era detto pronto a firmare anche l’altro giorno. Una disponibilità che ha incontrato il favore della Caritas. “Siamo stati felici di poter consegnare il primo appartamento il Giovedì santo, un giorno così carico di significato e che dimostra come la Chiesa sia capace di annunciare il Vangelo non solo attraverso la parola ma anche con gesti concreti", ha commentato il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti.
I 55 alloggi del quartiere Niguarda sono stati stralciati dall'elenco Erp (Edilizia residenziale pubblica) e assegnati dal Comune di Milano, alla Fondazione San Carlo. L'intervento, voluto con forza dal cardinale Angelo Scola come segno all’interno dell’Anno Santo della Misericordia, è stato possibile grazie alla diocesi di Milano che ha garantito i costi dell'intera operazione attingendo ai fondi dell'8 per mille alla Chiesa cattolica.
Gli assegnatari sono stati selezioni dalla Caritas: l’idea era quella di aiutare a trovare una casa chi non avesse i requisiti per accedere agli alloggi popolari perché titolare di un Isee più altro rispetto a quanto previsto dall’Aler, ma, allo stesso tempo, non fosse in grado di pagare un affitto secondo canoni di mercato. Un modo, sottolineano in Caritas, per stabilizzare le persone, dare loro una sicurezza. Senza guardare al passaporto o alla religione.