
Una bimba scrive in classe - .
Da un lato c’è la più grande metropoli del Mezzogiorno – Napoli −, con un’area metropolitana tra le più grandi d’Europa. Dall’altro lato Rofrano, un piccolo Comune del Cilento, in provincia di Salerno, con meno di mille abitanti: uno di quei piccoli borghi delle aree interne dell’Italia che lottano contro lo spopolamento e potrebbero, presto o tardi, addirittura scomparire. Anche se non molto lontane, due realtà molto diverse tra loro, che la Fondazione Quartieri spagnoli (Foqus) di Napoli ha provato a unire attraverso uno strumento ormai desueto: la lettera, protagonista del progetto “Scuole dell’altro mondo”. Gli alunni che frequentano la scuola “Dalla parte dei bambini”, create una decina di anni fa da Foqus nel cuore del capoluogo campano, si scambiano infatti impressioni e pensieri con quelli di una pluriclasse di un istituto scolastico del borgo cilentano, in un rapporto epistolare che dura da un anno e mezzo.
La prima cosa che i bambini delle due scuole hanno scoperto, facendosi domande sulle realtà profondamente diverse in cui vivono, è questa: gli scolari che frequentano le classi nella sede di Foqus, in cima ai Quartieri spagnoli, sono tanti quanti gli abitanti di Rofrano. L’altra amara scoperta che hanno fatto i bimbi napoletani è che c’è la possibilità che la scuola dei loro 37 amici di penna potrebbe prima o poi chiudere. Difficile da capire, per loro, abituati a vedere così tanti istituti nella loro città. Così com’è stato strano scoprire che esistono le pluriclassi dove non si riesce a raggiungere il numero minimo per formare singole classi. Le insegnanti dei due istituti hanno accompagnato ogni settimana i propri ragazzi a imbucare le lettere francobollate nelle cassette rosse delle Poste, sempre più difficili da trovare sia nelle grandi città che nei piccoli Comuni. « Abbiamo voluto il progetto “Scuole dell’altro mondo” allo scopo di favorire legami, costruire ponti tra individui e comunità», spiega Rachele Furfaro, presidente di Foqus. Perché farlo attraverso le “vecchie” lettere scritte a mano e non con i moderni mezzi tecnologici che qualsiasi bambino, di qualsiasi luogo, ha oggi a disposizione? « La scrittura a mano – osserva la presidente di Foqus − è una forma di dialogo che utilizza strumenti lenti, autentici e insegna ai bambini a fermarsi e riflettere, quando si raccontano e quando leggono: favorisce l’autenticità dei rapporti umani».
Così, scrivendosi ogni settimana dell’ultimo anno e mezzo, i ragazzi di Napoli e di Rofrano hanno potuto conoscersi meglio, venendo a contatto con realtà profondamente diverse da quelle che vivono quotidianamente. Nelle loro lettere, i bimbi cilentani parlano della loro vita così differente da quella dei loro amici di penna di città, piena com’è di spazi e nella quale trovano spazio anche animali come volpi e cinghiali. Oppure raccontano come sia del tutto normale, per loro, mangiare giuggiole e sorbe. Le loro famiglie vivono tutte in un contesto rurale. Ognuna ha un cortile davanti casa, e molte di esse possiedono anche una stalla con degli animali. In alcune delle loro lettere, i piccoli di Rofrano ringraziano quelli di Napoli per le foto della loro città e parlano dei «molti boschi» che ci sono invece dalle loro parti.
A loro volta, i bambini napoletani chiedono a quelli cilentani: « Ma pure da voi c’è l’inquinamento? Anche da voi vengono i turisti? Avete confidenza con gli animali?». Argomenti, questi, di cui hanno potuto parlare finalmente di persona. Qualche giorno fa, infatti, gli alunni coinvolti in “Scuole dell’altro mondo” si sono incontrati per la prima volta, dopo un anno e mezzo di corrispondenza. Hanno trascorso due giorni insieme, nella sede di Foqus. I “padroni di casa” hanno tenuto, col loro coro e la loro orchestra, un concerto per i loro ospiti nel cuore dei Quartieri spagnoli: una vera e propria festa con cui si è festeggiato l’inizio della primavera. E presto, il 30 aprile, partiranno alla volta del Cilento per ricambiare la visita dei loro nuovi amici.