lunedì 17 giugno 2024
Le principali problematiche sono il sovraffollamento, la mancanza di personale e inefficienza dell’assistenza sanitaria. A tre mesi dall'appello del presidente della Repubblica nessuna misura presa
La presidente della camera penale di Milano alla Maratona oratoria sulla scalinata del Palazzo di Giustizia per la Giunta dell’Unione delle Camere Penali contro l’emergenza suicidi in carcere venerdì 14 giugno

La presidente della camera penale di Milano alla Maratona oratoria sulla scalinata del Palazzo di Giustizia per la Giunta dell’Unione delle Camere Penali contro l’emergenza suicidi in carcere venerdì 14 giugno - Ansa

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Statisticamente ogni tre giorni un detenuto si suicida. Ma solo nella giornata di sabato scorso si sono registrati altri due casi, a Sassari e Teramo. E se si considerano i giorni precedenti, tra giovedì 13 e sabato 15 giugno, sono quattro le persone che si sono tolte la vita in carcere. Sovraffollamento, mancanza di personale e inefficienza dell’assistenza sanitaria: sono le principali problematiche per le quali continuano a non essere prese misure. Per questo, domani 18 giugno, i garanti regionali, provinciali e comunali delle persone private della libertà manifesteranno in tutta Italia, lanciando un appello al Governo.

Dati allarmanti e in continua crescita. Dall’inizio dell’anno si registrano 44 suicidi, contro i 28 dello stesso periodo nello scorso anno. In aumento anche i tentati suicidi, 877 contro 821, le aggressioni al personale di Polizia penitenziaria 881 contro 688, e le manifestazioni di protesta collettive, 599 contro 440.

Tre mesi fa il presidente della Repubblica aveva invitato la classe politica italiana ad adottare con urgenza misure immediate per allentare il clima di tensione che si respira nelle carceri italiane. Ma da allora nessuna misura è stata presa. Così, arriva l’appello dai garanti regionali, provinciali e comunali dei detenuti: «Con grande preoccupazione, la conferenza nazionale dei garanti delle persone private della libertà constata, ancora una volta, la sostanziale indifferenza della politica rispetto all'acuirsi dello stato di sofferenza dei detenuti, rispetto al peggioramento delle condizioni di vivibilità delle nostre carceri che, lungi dal consentire "quell'inveramento del volto costituzionale della pena", continuano a tradire i basilari principi costituzionali, europei ed internazionali, su cui regge lo stato di diritto e a umiliare continuamente la dignità umana delle persone ristrette». Per la Conferenza nazionale è indispensabile che il legislatore individui, immediatamente misure, anche temporanee, volte ad alleggerire la tensione sulla popolazione carceraria. Nel documento della Conferenza nazionale dei Garanti si fa riferimento alla misura contenuta nella proposta dell’onorevole Giachetti volta a modificare l'istituto della liberazione anticipata e a prevedere uno sconto di ulteriori trenta giorni a semestre per i prossimi due anni, rispetto a riduzioni già concesse dal 2016 ad oggi (30+45).

Per i garanti è fondamentale far sì che il carcere smetta di essere un luogo di "desertificazione affettiva", e venga dato immediato seguito alla decisione della Corte costituzionale con cui è stata dichiarata l'illegittimità costituzionale della norma dell'ordinamento penitenziario che vieta in carcere lo svolgimento di incontri affettivi intimi e riservati. È necessario inoltre aumentare le telefonate e i giorni dei permessi premio, perché questo rappresenta un ulteriore modo per tutelare l'intimità degli affetti dei detenuti. Viene sottolineato: «I suicidi sono sia il prodotto della lontananza della politica e della società civile dal carcere sia della mancanza di figure sociosanitarie e di ascolto negli Istituti, considerando che chi si suicida o tenta il suicidio, nella maggior parte dei casi sono coloro entrati da poco tempo in carcere o che dovrebbero uscire, ma non vengono accompagnati in questa fase».

Sul tema interviene anche Maurizio Pompili, professore ordinario di psichiatria all'Università Sapienza: «Bisogna far calare negli istituti penitenziari una cultura della sensibilità rispetto al suicidio e non interventi spot. Questo significa avere operatori che vi lavorano sensibilizzati, ma penso anche agli stessi detenuti che dovrebbero essere più partecipi e propensi nell'ascoltare gli altri che manifestano i segnali d'allarme, quando ci sono». E aggiunge: «Poi serve formare e informare, preparare bene chi lavora con i detenuti sulle pratiche per la prevenzione del suicidio come evento che pone l'accento sulla sofferenza mentale della persona. Spesso chi ha pensieri suicidari pensa di vivere in un tunnel senza una via d'uscita, mentre una soluzione può esserci sempre». Nella giornata di venerdì un primo appello era già stato lanciato dalla scalinata del Tribunale di Milano. Sei ore di "maratona oratoria" sul tema carceri: «Non possiamo pensare che lo Stato abdichi alla sua funzione di rieducazione, il carcere non può essere l'unica risposta», ha dichiarato il presidente dell'ordine degli avvocati di Milano, Antonino La Lumia.

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