Carabinieri nel quartiere Ponticelli di Napoli - Ansa
Avveniva in un parcheggio la "consegna" della nipotina tra i nonni materni e quelli paterni, ritenuti a capo del clan De Martino di Napoli: questi ultimi, inoltre, si presentavano a bordo di un'auto, sulla quale viaggiavano anche altri bimbi, usati praticamente come "scudi", tutti scortati da un gruppo di affiliati in sella a moto e scooter, con armi in bella vista. La circostanza emerge dall'indagine dei carabinieri, coordinata dalla Dda, che ha portato, oggi all'arresto di 9 persone ritenute legate alla camorra; altre sette indagate risultano indagate.
La mamma della bimba veniva picchiata brutalmente se non accompagnava la figlia a casa dei nonni paterni: quando la piccola aveva meno di un anno la mamma decise di non andare dai genitori dell'ex in quanto la piccola stava riposando, a causa di un mal di pancia patito. Ma il rampollo del clan De Martino insieme con i suoi genitori pretendevano una frequentazione giornaliera e al rifiuto scattarono le botte.
I problemi della famiglia della mamma della piccola sono iniziati subito dopo la nascita: nei primi mesi di vita doveva essere accompagnata tutti i giorni, ad eccezione della domenica, a casa dei nonni paterni. E di questo se ne dovevano occupare i nonni materni. E quando, per qualche ragione, come malattie, stanchezza, o per altri motivi simili, non era possibile, scattavano le minacce, anche di morte. Nell'estate del 2022 proprio la madre e la nonna vennero picchiate con estrema violenza alla presenza del padre della piccola e della nonna che teneva la nipotina tra le braccia.
Alle botte fece seguito l'ordine del nonno paterno - mentre prendeva a pugni l'auto delle vittime - di non permettersi di recarsi dalle forze dell'ordine per denunciare l'accaduto. Venne proposto ai De Martino di recarsi a casa della mamma, per vedere la piccola ma l'opzione venne scartata: temevano, infatti, che potessero diventare oggetto di agguati visto la casa della famiglia della bimba era all'esterno della roccaforte del clan. Proprio la paura dei raid spinse i nonni materni ad accampare scuse per evitare di portare la piccola a Ponticelli. E questo portò di nuovo a minacce di morte, con tanto di pistola puntata contro la madre. Nonostante il padre fosse detenuto, contattava la piccola con un telefono via Instagram anche grazie alla complicità di un rappresentante delle forze dell'ordine almeno una volta al giorno. E non teneva conto del timore della madre della bimba per le notizie sulla situazione del quartiere lette sui giornali, per la guerra tra clan in atto. L'uomo era possessivo nei confronti della donna anche dopo rottura: "se ti metti con un altro, uccido a te e a lui", le ripeteva in continuazione. Un concetto ribadito anche dal padre, che una volta, rivolto alla madre della piccola, le dice "mo' esce mio figlio A. con due ergastoli scontati e te la vedi con lui", "mo' t'appicc" ("ora ti do fuoco", ndr). E quando i nonni materni chiedono di vedere la bambina a casa loro, in Comune vicino, i De Martino rifiutano dicendo di avere paura di agguati fuori dal loro territorio di influenza. Si è trattato di "una grave e allarmante spirale persecutoria" ha scritto il gip. Sullo sfondo, si svolgevano appunto veri e propri cortei armati per scortare i nonni paterni durante gli incontri con la nipotina e minacce e percosse alla madre anche per piccoli ritardi. I fermi sono stati notificati anche ai nonni paterni della bimba e al padre già detenuto. I reati contestati sono, a vario titolo, atti persecutori, lesioni personali e di detenzione e porto in luogo pubblico di armi, delitti aggravati dal metodo mafioso.