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Maxiblitz antidroga in una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa, quella di Caivano, in provincia di Napoli. Ieri mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, coordinati dalla Dda, hanno infatti inflitto un duro colpo al traffico di stupefacenti. In poche centinaia di metri, difesi da porte blindate e cancelli per eludere i controlli delle forze dell’ordine, sono stati individuati e monitorati ben 14 «punti vendita» in cui veniva smerciato lo stupefacente a «clienti» provenienti da tutta la regione: 49 le misure cautelari notificate ad altrettante persone ritenute vicine al clan «Sautto-Ciccarelli», gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, reati aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. (Redazione Interni)
Notte tra domenica e lunedì scorsi. Al "Parco Verde" in Caivano, ancora una volta, non si dorme, almeno a una cinquantina di persone vengono messe le manette ai polsi. "La piazza di spaccio più grande d’Europa", come viene definito il quartiere dove sono parroco, viene messa a soqquadro. Lunedì, vengono resi noti i nomi degli arrestati; la maggior parte di essi sono giovani, alcuni giovanissimi. Dietro quei nomi per me ci sono volti, storie conosciuti. Li rivedo piccini nel giorno del loro battesimo, o ragazzini vestiti di bianco per la Prima Comunione. Rivedo i volti – ora distratti, ora seriamente preoccupati – dei loro genitori durante gli incontri; le raccomandazioni che ad essi furono dette, ripetute, gridate: «Salviamo i nostri bambini, la trappola già è pronta per scattare; mettiamoci insieme; nessuno gli vuol bene più di voi».
Li rivedo ai campi estivi, allegri, festosi, chiassosi, ma anche attenti nei momenti di preghiera e di catechesi. Davanti agli occhi, mi si materializza quello fatto a Nusco, nella casa dei Padri Carmelitani. I ragazzi erano ormai cresciuti e io sapevo con certezza che per tanti di loro quella sarebbe stata l’ultima occasione. Accadeva così ogni anno. Decisi di essere esplicito fino a farmi male, parlai con loro con grande serietà e onestà. Ripercorremmo insieme gli anni passati, ricordammo i ragazzi uccisi, quelli in carcere, quelli rimasti prigionieri della droga. Conoscevo le loro storie, le loro famiglie, tante delle quali ingolfate nello spaccio. Sapevo che erano chiamati a decidere. È difficile ammettere che i propri genitori sono dei malavitosi. Li spronavamo, gli animatori ed io, a parlare, a chiedere, ad essere onesti con se stessi. I ragazzi tacevano. Come era facilmente prevedibile alcuni di loro poco dopo scomparvero per iniziare la "carriera maledetta", poi finirono in carcere, qualcuno al camposanto.
Anche chi delinque, manda volentieri i figli in chiesa, all’oratorio, ai campi estivi. L’esempio che gli danno a casa, però, è pessimo. Troppi sono gli introiti derivanti dal traffico della droga, troppe le comodità, i lussi che quel denaro consente. Tutto viene messo in conto, anche il carcere, e finanche la propria morte o quella di un familiare. Quante volte mi sono sentito dire: «Sono i rischi del mestiere, padre... in fondo, nessun lavoro è sicuro». Perché "loro" come ogni altra persona perbene "lavorano". Un lavoro redditizio, calcolando che i capi possono portarsi a casa fino a centomila euro al mese. Guadagni da capogiro. Vite da nababbi. Il denaro che ti arriva in tasca con tanta facilità ti spinge a consumarlo con altrettanta facilità. Spese folli, inutili.
Intanto i bambini crescono, vedono, imparano. I modelli da imitare non mancano. Sono i giovani abbronzati e palestrati, con barbe lunghe, tatuaggi e abiti firmati. Cavalcano moto potentissime. Sfidano la legge e chi la rappresenta. Non hanno paura di niente e di nessuno. Vivono in case popolari trasformate in regge. Il quartiere è nelle loro mani. Il commercio della droga va a gonfie vele. I clienti non mancano, al contrario, aumentano di anno in anno. Per mesi, a volte per anni, sembra che lo Stato nei loro confronti abbia alzato bandiera bianca. Chi parla, denuncia, si ostina a richiamare all’ordine è un traditore, un miserabile e prima o poi la pagherà. Gli renderanno la vita impossibile. Carabinieri e poliziotti sono degli infami. Fino al giorno, in genere una notte, quando all’improvviso scatta la trappola.
Leggo i nomi degli arrestati e mi viene il magone. Sono gli stessi nomi che trascrissi nei registri dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni. Momenti di cui conservo le foto. I nomi dei ragazzi che ho visto piangere ai funerali dei loro cari, tanti dei quali morti ammazzati sotto i nostri occhi. Quanti ricordi. Che strane, contraddittorie sensazioni.
Alle forze dell’ordine, oggi, va la nostra gratitudine. Ai cittadini la soddisfazione di saperli in galera. Al "loro" parroco, invece, restano l’amarezza, il dolore, i sensi di colpa per non essere stato capace di fare di più e meglio. Per non essere riuscito a liberare tanti suoi ragazzini dalla schiavitù della malavita organizzata. Dal loro parroco, anche attraverso questo scritto, ancora una volta, parte l’invito a cambiare strada. A credere che, nonostante tutto, la speranza in una vita nuova può ancora e sempre germogliare.
Parroco