Agenzia Romano Siciliani
Le storie di Hamed e Barry commuovono. Il primo arriva dall’Afghanistan da dove è fuggito nel 2021 decidendo insieme alla sua famiglia del suo viaggio verso l’Italia in meno di tre ore. «Ero praticamente laureato e con un lavoro che mi piaceva – racconta in un silenzio spettrale nel teatro Argentina a Roma –. Avevo tanti amici, oggi tutto quello che ho costruito non esiste più».
Barry parla anche a nome del suo amico Ismael, che nella traversata non ce l’ha fatta. Barry è arrivato in Italia partendo dalla Sierra Leone, passando per la tratta Mali-Niger-Libia. Oggi studia ingegneria meccanica e vive in co-housing grazie al centro Astalli. «Se fossi rimasto in Sierra Leone non avrei mai potuto – ammette alla fine - ma non lo rifarei perché se sai prima quello che ti aspetta, non puoi farcela a sopportare tutto quel male. Soprattutto in Libia».
Chi parte, insomma, non ha alternative – è il messaggio che arriva dall’edizione 2023 del Rapporto del Centro Astalli presentato oggi a Roma - anche se quando si giunge in Italia «il peso insostenibile della burocrazia», la difficoltà di integrazione e l’emergenza abitativa e il digital divide complicano la strada verso la serenità dei rifugiati. Il Rapporto del Centro Astalli delinea infatti un quadro a tinte fosche del sistema di protezione internazionale e soprattutto la differenza che si è vista con l’accoglienza dei profughi ucraini, dove «in non poche occasioni è sembrato ci fossero due percorsi paralleli, uno per gli ucraini e uno per gli altri». Nel 2022 il polo del servizio dei gesuiti per i rifugiati ha dato assistenza a 18mila persone, di cui 10mila nella Capitale, questo grazie alla rete di oltre 700 volontari sul territorio e agli 8 enti della rete territoriale del Centro in cui sono stati distribuiti 46.313 pasti. Le persone ospitate in strutture d’accoglienza sono state 1.308, di cui 240 in progetti di semi-autonomia e gli studenti incontrati nell’ambito dei progetti “Finestre e Incontri” invece 27.855.
«Stato di emergenza? La vera emergenza è Lampedusa da mesi, dopodiché può essere che serva per dare davvero delle risposte definitive, ma emergenza è un fenomeno molto più grande di questo. Sono 40 anni che dobbiamo uscire dalla logica emergenziale, chiediamoci perché ci piace o ci costringiamo a stare nell’emergenza». Il primo riferimento del presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, intervenuto alla presentazione del Rapporto Astalli sui rifugiati, è proprio al recente decreto del governo Meloni, ricordando il numero di sbarchi ben maggiore negli anni passati. Nel 2022 infatti, secondo il report, sono arrivati 105mila migranti via mare, di cui 13.386 minori non accompagnati. «Dobbiamo fare sistema e dare risposte che guardino avanti e tengano presente il mondo», il seguito del suo ragionamento che tocca anche il tema delle restrizioni alla protezione speciale inserite dall’esecutivo: «Allora pensiamo a fare bene quella normale». Il suo auspicio è «garantire diritti e combattere l’illegalità con la legalità». La logica è insomma quella della «porta sempre aperta e bisogna avere criteri seri per garantire il diritto». E soprattutto invita a «non sospettare dell'umanitario», come accade spesso per le Ong, perché «è sempre molto inquinante e velenoso».
In proposito, il cardinale Zuppi ricorda come Avvenire abbia fatto chiarezza rispetto a una certa narrazione delle migrazioni: «Se volete sapere chi sono gli scafisti - sottolinea - non lo dico per fare pubblicità, anzi la faccio proprio, al giornale Avvenire sono riusciti a ricostruire con molta attenzione e con molta tenacia la linea degli scafisti, perché lo scafista non è il malcapitato che sta sulla barca. I veri scafisti sono quelli che stanno a terra».
Non nasconde poi «la delusione e l’amarezza per la decisione del governo di dichiarare lo stato di emergenza» sul fronte migranti padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, aprendo la presentazione del nuovo Rapporto alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri. «Che dire? Ci sono nuovi arrivi? No. Servono politiche umane sull’immigrazione. No a politiche senza futuro. È diventato urgente sistematizzare le vie legali di ingresso», aggiunge commuovendosi e chiedendo «perdono ai rifugiati per quanto non abbiamo saputo, potuto o avuto il coraggio di fare». Infine, li ringrazia perché «la vostra presenza ci spinge a pensarci come fratelli».
Alcuni numeri del rapporto
Il rapporto 2023 del Centro Astalli delinea infatti un quadro a tinte fosche del sistema di protezione internazionale e soprattutto il divario che si è visto con l’accoglienza dei profughi ucraini. Nel 2022 il centro dei gesuiti ha dato assistenza a 18 mila persone, di cui diecimila nella Capitale, questo grazie alla rete di oltre 700 volontari sul territorio e agli 8 enti della Rete Territoriale del Centro in cui sono stati distribuiti 46.313 pasti. Le persone ospitate in strutture d'accoglienza sono state 1.308, di cui 240 in progetti di semi-autonomia e gli studenti incontrati nell'ambito dei progetti “Finestre e Incontri” invece 27.855.