Nessuno nel Pd vuole parlare di un nuovo fronte tra Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Tanto meno sulle questioni della famiglia, priorità condivisa dal premier con il segretario dem. Ma il leader del Pd il suo bonus bebè lo ha rivendicato anche alla Conferenza di Napoli, e vederlo sparire nella manovra ha suscitato un sollevamento dei 'cattodem', che questa volta sono tutt’altro che isolati. Anche i renziani sono sul piede di guerra, perché la legge di Bilancio rimetta mano alle politiche familiari. E sulla stessa lunghezza d’onda ci sono Ap e pure forze di opposizione, come Fratelli d’Italia. Insomma, sul contrasto alla crisi demografica e alla solitudine delle famiglie qualcosa si dovrà muovere ora che la ex finanziaria approda al Senato.
Il Pd Stefano Lepri non ne ha parlato direttamente con Renzi, ma ha condiviso il discorso programmatico. Piuttosto ipotizza una svista a Palazzo Chigi, dove si sarebbe sentita «la mancanza di un ministro di riferimento, non essendo stato sostituito il ministro Costa». Lepri, con Di Giorgi, Cociancich, Collina, Cucca, Dalla Zuanna, Fasiolo, Fattorini, Favero, Lanzillotta, Marino, Moscardelli, Pagliari, Orru, Saggese, Santini e Scalia firmano una serie di emendamenti in materia, come l’innalzamento della soglia di reddito di ogni figlio per essere considerato a carico della fa- miglia, «per rendere la manovra di bilancio coerente con le indicazioni di Matteo Renzi, che ha individuato nel maggiore sostegno per i figli a carico una priorità assoluta».
E che la linea sia comune alle diverse anime dei democratici lo conferma il renziano Andrea Marcucci. «La richiesta, che parte da alcuni colleghi del Pd ed è sostenuta da Ap, di reintrodurre il bonus bebè, è giusta e condivisibile. Il bonus, introdotto dal governo Renzi nel 2015, in questi anni è stato uno strumento concreto di aiuto alla famiglia e alla natalità».
Non stupisce dunque «la sollevazione di queste ore per il taglio previsto nell’odierna legge di stabilità (vedo che persino la Lega protesta)», la quale, osserva Marcucci, «ci dice quanto la misura sia azzeccata e quanto sia poco opportuno da parte del governo eliminarla». Pieno sostegno dunque agli emendamenti del partito sulla materia: «La famiglia deve essere sempre di più al centro degli impegni del governo, i bonus (a partire da quello sugli 80 euro), nonostante le tante critiche, stanno funzionando. Nella prossima legislatura il Pd farà di tutto per allargarli». Quanto all’esecutivo, il senatore dem Francesco Russo è più che ottimista: «Ne parleremo con Gentiloni ma sono certo che non torneremo indietro rispetto a quanto fatto in questi 5 anni di governo di centrosinistra a favore della famiglia». Anche perché «la crisi demografica nel frattempo non si è arrestata.
La prossima legislatura dovrà essere quella del quoziente familiare e di misure universali ancora più importanti su cui il Pd si è già impegnato, ma per ora cerchiamo di confermare quanto di buono siamo riusciti a fare». Il Parlamento, dunque, è pronto alla modifica. «Eliminare questo importante strumento di aiuto alle famiglie, questo sì sarebbe un tradimento degli impegni che il governo si è preso con i cittadini», per Maurizio Lupi, coordinatore nazionale di Ap. E sempre da Ap Maurizio Cicchitto si compiace che la misura sia reclamata anche da «molti laici».
La leader di Fdi Giorgia Meloni promette un cambio di passo se vincerà le elezioni il centrodestra: «Renzi e Gentiloni eliminano dalla manovra i bonus bebé. L’ennesimo schiaffo alle famiglie da parte di un governo che non pensa ai cittadini». Ma «se in Parlamento» Pd e maggioranza «dovessero presentare un emendamento per reintrodurre il bonus bebè, come Fdi saremmo pronti a sostenerlo».