L’ex cappella Ospedali Riuniti Bergamo
La Regione Lombardia corre ai ripari sul caso della chiesetta acquistata a un'asta dall'Associazione musulmani di Bergamo: faremo valere il diritto di prelazione, ha annunciato il governatore della Lombardia Attilio Fontana. "La Chiesa dei Frati - ha aggiunto Fontana sul suo profilo Facebook - è vincolata dal ministero dei Beni culturali e la sua vendita può essere effettuata solo con le modalità disposte dal decreto legislativo n 42 del 22 gennaio 2004 in materia di Beni artistici, il quale prevede che la compravendita del bene possa avvenire solo se lo Stato, la Regione o il Comune non eserciti il diritto di prelazione dell'acquisto. Diritto di cui la Regione ha intenzione di avvalersi".
Il governatore leghista ha poi sottolineato di avere "già contattato telefonicamente padre Gheorghe Valescu, responsabile della comunità ortodossa rumena a Bergamo per rassicurarlo e illustrargli le azioni che la Regione metterà in atto per consentire alla comunità di non perdere il loro luogo di culto".
L'asta al rialzo vinta dall'Associazione musulmani di Bergamo
Resta il dato di cronaca: la "stretta" che proprio la Regione ha dato all’edificazione di nuovi luoghi di culto, declinata in particolare in chiave-antimoschee, è stata "aggirata" a Bergamo tramite una vendita bandita da un ente che è emanazione della Regione stessa.
È lo scenario che si è aperto ieri in città, all’esito dell’asta che ha messo in vendita l’ex cappella degli Ospedali Riuniti: è stata l’Associazione musulmani di Bergamo ad aggiudicarsela, con un rialzo dell’8% rispetto al prezzo base di 418 mila euro. Resterà la destinazione di luogo di culto, dedicato però alla fede musulmana; la probabile moschea andrà così ad affiancarsi al centro culturale islamico già presente da tempo in via Cenisio, sempre in città. Non dovrebbero esserci infatti problemi normativi: lo stop di Palazzo Lombardia riguarda i nuovi edifici, mentre in questo caso si tratta di un luogo di culto già esistente, seppur di altra confessione.
Il bando per la vendita dell’ex cappella è stato redatto da Infrastrutture Lombarde, società controllata dalla Regione, per conto dell’Asst Papa Giovanni XXIII; la cessione della chiesa non era infatti rientrata nell’ambito del passaggio dell’area degli ex Riuniti a Cassa Depositi e Prestiti, che ha rilevato l’ampio complesso ospedaliero (sostanzialmente non più operativo dal dicembre 2012, cioè da quando è stato inaugurato il nuovo nosocomio dedicato al pontefice bergamasco) per costruirvi il "campus" dedicato al potenziamento dell’Accademia della Guardia di finanza.
Storicamente legata ai frati Cappuccini, dall’agosto del 2015 la cappella era stata concessa in comodato d’uso gratuito alla diocesi ortodossa romena, che in città conta circa duemila fedeli e che ha partecipato all’asta, presentando però un’offerta più bassa dell’Associazione musulmani di Bergamo. A partire dai prossimi mesi, dunque, l’edificio accoglierà i fedeli di un altro credo: il presidente dell’associazione, Idir Ouchickh e il consigliere, imad El Joulani, hanno spiegato come l’intenzione sia quella di mantenere la destinazione del sito a luogo di culto.
E immediata s’è innescata la polemica politica. «Dopo aver fatto di tutto per impedire la costruzione di nuovi luoghi di culto per i musulmani, Regione Lombardia mette all’asta l’ex chiesa degli Ospedali Riuniti. Chi se l’è aggiudica? I musulmani, che nel pieno rispetto della legge ne faranno una moschea», è il tweet di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo ed esponente del Pd. La Lega, al governo in Regione e all’opposizione in città, non ci sta: «Andremo a verificare gli atti della gara per capire se sono stati imposti dei vincoli storici e se ci siano gli estremi per annullare la gara stessa – si legge nel comunicato firmato, tra gli altri, dai deputati Daniele Belotti e Alberto Ribolla –. La Giunta Gori non aspettava altro che questa notizia per proseguire il suo progetto di riempire la città di moschee».
La nota della diocesi di Bergamo
Pubblichiamo anche la nota della diocesi di Bergamo sulla vicenda:
La Chiesa del vecchio ospedale appartiene alla memoria della comunità bergamasca che negli Ospedali Riuniti e ora nell’Ospedale Papa Giovanni si riconosce e si identifica. Non per nulla, caso raro in Italia, insieme alla costruzione del nuovo Ospedale è stata prevista e sostenuta dalla comunità cristiana e dall’intera comunità bergamasca una nuova e bella Chiesa, per le celebrazioni e per la preghiera personale.
In questi ultimi anni abbiamo accompagnato con favore la sistemazione della consistente comunità ortodossa romena che ha trovato nella Chiesa del vecchio ospedale e nelle sue adiacenze, la collocazione più adeguata alle necessità dei numerosi fedeli.
E’ questa comunità che si è disposta a partecipare al bando indetto con la convinta determinazione di poterlo vincere ed entrare così in possesso pieno della Chiesa e degli ambienti vicini. Così non è avvenuto: il bando è stato vinto da una delle associazioni musulmane presenti nella nostra città.
Ci troviamo di fronte quindi ad una situazione sorprendente, per cui una Chiesa, di proprietà dell’Ente pubblico, diventerà, attraverso procedure legittime, un luogo di culto mussulmano. Bisogna ammettere che tutto questo alimenta sconcerto nell’intera comunità cristiana cattolica e ortodossa, pur nel riconoscimento del legittimo diritto per comunità di altre religioni a poter pregare in luoghi deputati per questo e spesso ostacolate nella realizzazione di questo diritto.
L’esito paradossale di questa vicenda è sotto gli occhi di tutti e ritengo debba alimentare assunzioni di responsabilità, da parte di chi ci governa, nei confronti delle diverse comunità religiose, non ultima quella ortodossa romena ora rimasta senza una Chiesa per pregare e alla quale desideriamo manifestare la nostra vicinanza fraterna e l’impegno per la ricerca di una nuova sistemazione.