martedì 30 luglio 2024
A un’ora di auto da Milano, Genova e Torino si apre un mondo di vini, sapori e borghi tutti da scoprire. Le storie dei produttori del Consorzio di tutela, la rete delle donne e il sorriso dei giovani
Suggestivi filari di vigneti a Parodi Ligure nelle terre del Gavi, in provincia di Alessandria

Suggestivi filari di vigneti a Parodi Ligure nelle terre del Gavi, in provincia di Alessandria - Consorzio del Gavi - Foto di Maurizio Ravera

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Quando si arriva a Serravalle Scrivia il pensiero va inevitabilmente al Designer Outlet di McArthur Glen, uno dei “non luoghi” più battuti, fra i primi in Italia, dove trovare le occasioni delle firme della moda. Come se quell’uscita finisse lì. In un borgo pensato e costruito come un parco dello shopping, con centinaia di negozi. È così nell’immaginario di (quasi) tutti gli automobilisti che transitano sulla A7, la Milano-Genova. Eppure, al di là dell’outlet c’è molto, ma molto di più. C’è un mondo che vale la pena di esplorare. Una chicca inattesa che si compone magicamente in pochi chilometri, fra pietre di storia millenaria e colline di vigneti che regalano uno dei più apprezzati bianchi piemontesi. Benvenuti nell’Oltregiogo, antico entroterra delle Signorie di Genova, che profuma di Piemonte, ma sa di mare. E nel Gavi, che di questo meraviglioso “enclave” ne è il simbolo vitivinicolo. Una perla da scoprire in meno di un’ora di macchina dalle punte del triangolo industriale di Milano, Torino e Genova. Un territorio fuori dai percorsi più tradizionali e conosciuti del Piemonte e dei suoi calici, come le Langhe o il Monferrato, il Gavi è una terra nobile e sorprendente, dove vivere un turismo riservato, dai tempi lenti e dal cuore allegro, fra parchi, borghi, colline e cantine. Qui ci si può perdere fra i verdi filari di uva cortese (come questa terra e i suoi abitanti) che danno vita a piacevoli calici Gavi docg e gustare piatti di terra e di mare di una cucina che sente molto l’influenza ligure, nelle ricette tipiche e nei prodotti “must” del territorio, come la Testa in cassetta e i famosi ravioli tutelati dall’Ordine Obertengo dei Cavalieri del Raviolo e del Gavi.

Land art nella tenuta La Raia

Land art nella tenuta La Raia - G.Matarazzo

La via del vino parte dal comune di Gavi, seguendo la Strada Lomellina in direzione Nord; sale fino a Novi Ligure e da qui discende verso Sud percorrendo la strada verso Serravalle Scrivia; poi curva in direzione di Bosio, Parodi e Capriata, toccando via via gli altri undici Comuni della Denominazione e circoscrivendo così i 1500 ettari in cui si produce il Gavi docg, tutelato dal suo Consorzio, nato nel 1993 (la Doc è invece del 1974), con 190 aziende associate e 14 milioni di bottiglie prodotte (esportate per l’85% in oltre 100 Paesi del mondo). «Sono il vento marino che soffia dalla Liguria e il clima dell’Appennino che rendono speciale quest’angolo di Piemonte. Gli inverni freddi e le estati calde e ventilate, l’altitudine dei pendii e l’esposizione, i terreni marnosi, calcarei e argillosi, le terre “bianche” e “rosse” danno vita a questo vino che parla di territorio», dice Francesca Poggio, voce di un vino che parla al femminile, con una affiatata rete di donne produttrici, e tante storie di giovani, seconde e terze generazioni che raccolgono il testimone da padri e nonni. Come il volto luminoso e l’entusiasmo di Giulia, 26 anni, che dopo gli studi in ingegneria ambientale, con il fratello, Andrea, enologo, ha preso in mano l’azienda del papà, Alvio Pestarino, mancato nel 2020, puntando tutto sul “sole”, lo spirito e l’essenza del Gavi da mettere in bottiglia.

Uno scorcio del borgo di Voltaggio

Uno scorcio del borgo di Voltaggio - G.Matarazzo

La sfida ora è l’accoglienza, l’eno-turismo, il potenziamento delle strutture ricettive e dei servizi: dagli anni del Covid a oggi si è passati già da 100 a 400 posti letto, ma ancora molto si può fare. Per attrarre visitatori slow e trattenere le nuove generazioni, che credono al futuro di questa terra. Terra di vino da vivere con innumerevoli esperienze: si pesca nei torrenti Scrivia, Lemme e Orba, si fanno escursioni a piedi o a cavallo, si pratica il trekking e la mountain bike in Val Borbera e in Val Lemme. Per gli amanti del turismo verde, dei cammini e delle passeggiate, si può andare alla scoperta del Parco delle Capanne di Marcarolo o dei Laghi del Gorzente e della Lavagnina, in un percorso che si snoda attraverso dolci canyon e specchi d’acqua dai colori cangianti. E poi ci sono i borghi ricchi di arte, di storia e di storie.

L’imponente Forte di Gavi domina tutta la zona

L’imponente Forte di Gavi domina tutta la zona - Consorzio del Gavi

A Gavi non si può non visitare l’imponente Forte, che si staglia a baluardo del territorio, struttura meravigliosa dove il racconto e le testimonianze del glorioso passato dialogano con i messaggi e le riflessioni dell’arte contemporanea (fino al 24 agosto Le introspezioni inverse di Fukushi Ito e Maya Zignone). Il colpo d’occhio, dall’Appennino alla pianura del Po, è mozzafiato, come quello che dal colle opposto offre il Belvedere della Madonna della Guardia. Fra gli altri centri disseminati nel territorio, merita una tappa Voltaggio, con le sue viuzze, il ponte romanico, i suoi sapori e l’importante collezione d’arte della Pinacoteca dei Cappuccini. I frati non ci sono più, ma lo spirito francescano resta.

Fra i resti della città romana di Libarna, a Serravalle Scrivia

Fra i resti della città romana di Libarna, a Serravalle Scrivia - G.Matarazzo

Ritornando verso Serravalle, il cerchio si chiude fra le radici della storia. Fra le pietre e i resti della città romana di Libarna – riscoperti ad inizio ‘800 con la costruzione della Strada Regia Torino-Genova – che fanno presupporre la presenza di un importante mercato e centro di scambi già dal II secolo a.c. Una via di traffici e commerci lungo la via Postumia, la via Francigena e la Via del Sale che si consolida dai tempi dei romani fino all’anno Mille. Muovendosi fra il sito archeologico sono visibili l’impianto del Teatro antico e le vie su cui si affacciavano le domus romane. Nel triclinio di una esse, è stato ritrovato un mosaico policromo che rappresenta il mito di Lucurgo e Ambrosia: la ninfa, nutrice di Dioniso, inseguita e aggredita dal re trace respinto. Lei invoca la Terra che la accoglie e la salva trasformandola in una vite, le cui trecce soffocano il re malvagio. Se Liberna ha dato il nome a una storica grappa dalla bottiglia che ricorda i capitelli delle colonne romane, il mosaico di Ambrosia è diventato il simbolo e l’immagine del Gavi. Quel pezzo di terra nascosto, da scoprire tassello dopo tassello, oltre e al di là dell’outlet di Serravalle Scrivia.

Il tramonto in un calice di 'Rosa dei 20' nella tenuta delle cantine Il Poggio di Gavi

Il tramonto in un calice di "Rosa dei 20" nella tenuta delle cantine Il Poggio di Gavi - G.Matarazzo

Mappa - Fra il Piemonte e la Liguria

Il Gavi è un territorio vitivinicolo fra Liguria e Piemonte, in provincia di Alessandria, a un’ora d’auto da Milano, Genova e Torino. Tante cantine da visitare. Alcune offrono anche l’ospitalità fra panorami d’incanto come Il Poggio di Gavi. Per i più esigenti c’è la Locanda La Raia. Per mangiare andate da Giordano Lombardo o alla trattoria Pessenti.

Di Gusto - Qui si fa la testa in cassetta

Ricetta antica ed elaborata di carni e spezie, la testa in cassetta (presidio Slow Food) è un tipico salume “di risulta”, studiato dai contadini per conservare e rendere appetitose le parti del maiale avanzate dalla produzione di prosciutti, coppe e salami. La versione attuale elaborata dai macellai di Gavi (come la storica Bertelli) è ingentilita da tagli bovini nobili e meno nobili.

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