Azzardo come mucca da mungere, invece che da far dimagrire. È quello che il governo giallo-verde ha inserito nella manovra economica. Dove, invece, non troviamo nulla per ridurre lo spaventoso spreco di risorse economiche e di vita che anche quest’anno ha superato tutti i record con 107,3 miliardi di euro che hanno svuotato le tasche degli italiani finendo in slot, scommesse, Gratta e vinci, Lotto, Superenalotto, Bingo e tutte le altre modalità di azzardo. E ingrassando le casse dello Stato. Eppure l’esecutivo era partito bene col divieto di pubblicità dell’azzardo previsto nel decreto dignità. Era uno dei punti chiesti da associazioni e cartelli che da anni si occupano dei danni provocati dall’azzardo. Un provvedimento che sicuramente ridurrà il consumo, anche se concentrato su scommesse, lotterie e Lotto che usano molto la pubblicità, mentre sono totalmente assenti slot e Vlt. Che però sono molto 'utili'. Infatti, prevedendo di perdere 200 milioni di entrate, a copertura il governo aveva previsto un aumento del Preu (Prelievo erariale unico) sulle macchinette. Tanto esce, tanto deve rientrare. Pecunia non olet, anche quella dell’azzardo.
Nel 2018 le entrate erariali dell’azzardo hanno quasi raggiunto i 10 miliardi di euro, l’1% in più rispetto al 2017. Cifre alle quali è difficile rinunciare, anche per un governo che si è sempre dichiarato anti- azzardo. Così se il decreto dignità col divieto di pubblicità fa rischiare di perdere ricchi incassi, cosa si fa? Si aumentano le tasse sulle slot, che pur in calo (grazie al taglio di un terzo delle macchinette attuato dai governi di centrosinistra), rappresentano ancora il 45% del mercato e addirittura il 60% delle entrate erariali (6 miliardi). Quando poi si arriva alla manovra economica, alla necessità di coprire le promesse della campagna elettorale e la trattativa con la Ue, l’azzardo torna molto utile. E così ci si muove su due fronti. Slitta di un anno la dismissione definitiva delle slot di vecchia generazione, dal 31 dicembre 2019 a fine 2020. E slittano anche le nuove concessioni per scommesse, slot, Superenalotto e Bingo. Che, quindi restano in mano ancora per quasi un anno, alle attuali società dell’azzardo. Proroghe oltretutto non onerose, rispetto ad altre del passato. Gratis per le imprese e incassi garantiti ancora per un anno per lo Stato. La gara per il Superenalatto, poi, è stata bandita. Base d’asta di 100 milioni, concessione per ben nove anni. E incassi certi per lo Stato. Basti ricordare che dal dicembre 1997, data di inizio del Superenalotto, sono stati raccolti 42,2 miliardi di euro, generando entrate erariali per 21 miliardi, il 50%.
Dunque il governo anti-azzardo non cambia nulla rispetto al passato. Così nella manovra economica sono previsti ulteriori aumenti del Preu, e incrementi delle tasse anche sull’on line e sulle scommesse sportive, con incassi previsti di ulteriori 696 milioni di euro (594 più 102) per ciascuno dei prossimi tre anni. In cambio si concede alle aziende dell’azzardo la riduzione delle percentuali minime di pay out, cioè delle vincite. In altre parole l’aumento delle tasse viene scaricato sui 'giocatori'. Eppure il premier Conte in un’intervista ha affermato che «le tasse sui giochi d’azzardo sono state inserite per ristabilire un po’ di equità». E ieri in conferenza stampa ha rivendicato la scelta di aumentare le tasse alle aziende dell’azzardo. Nella manovra viene anche rilanciato, con nuove modalità, il Totocalcio da anni in forte calo. E non varrà il divieto di pubblicità. Perché, viene spiegato, «non comporta rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo». Ma si sono stati fatti studi? Si è chiesto a chi da anni si occupa di azzardo patologico? Il sospetto è che il fine sia ancora quello di fare cassa. Infatti secondo il governo il nuovo gioco garantirà «un incremento di circa il 20% dei volumi di gioco rispetto al 2018».
Insomma nella manovra non si trova nulla che riduca offerta e consumo. Anzi il contrario. Invece 'giocare' costerà di più e sarà più difficile vincere. Ma questo può essere un incentivo a 'giocare' di meno? Il mercato dei tabacchi dimostra che non è l’aumento del prezzo delle sigarette a ridurre i consumi ma la riduzione dei luoghi dove fumare, e il crescente giudizio negativo della comunità verso i fumatori. E questo vale anche per l’azzardo, che non è mai calato malgrado i continui aumenti delle tasse. Anzi è costantemente cresciuto. E ancor meno vale per i giocatori patologici. Casomai renderà ancora più drammatica la loro ricerca di soldi da buttare nella ricerca del colpo della vita o anche solo per soddisfare quel male che si riempie delle luci e dei suoni delle slot o dell’incessante grattare un foglietto colorato. Ma di tutto questo nella manovra del cambiamento non c’è traccia. Anzi c’è molto meno rispetto a quelle degli ultimi governi che almeno avevano messo in campo dei provvedimenti - comunque troppo poco - per ridurre consumo e offerta, come la rottamazione delle vecchie slot invece prorogata dall’attuale esecutivo. Eppure sempre nel decreto dignità del 12 luglio all’articolo 9, comma 6 bis, era scritto che «entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo propone una riforma complessiva in materia di giochi pubblici in modo da assicurare l’eliminazione dei rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo e contrastare il gioco illegale e le frodi a danno dell’erario, e comunque tale da garantire almeno l’invarianza delle corrispondenti entrate». Ancora la preoccupazione di non perdere nulla delle ricche tasse. Di mesi ne sono passati più di cinque e della riforma non si ha notizia. E nella manovra non c’è nulla sul faticoso, e non perfettamente riuscito, accordo tra Stato, Regioni e Comuni. Solo tasse che sicuramente non aiuteranno chi è finito nel baratro dell’azzardopatia, chi corre il rischio di finirci, le famiglie rovinate, la vita persa. Non aiuteranno le associazioni che provano a salvare queste vite, anzi loro stesse a rischio con la drastica riduzione degli sgravi all’Ires, in attesa dell’annunciata correzione. Non aiuteranno le amministrazioni comunali che in prima linea mettono in campo regolamenti che non sono solo divieti ma anche proposte di una vita diversa. Tutto questo nella manovra economica giallo- verde non c’è. C’è solo la mucca azzardo e il suo latte avvelenato.
Nella Manovra salgono i prelievi e non si trovano misure per ridurre un fenomeno che quest’anno ha superato ogni record: oltre 107 i miliardi di euro 'bruciati' tra scommesse e slot
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