Asili nido comunali di Roma nella bufera. Nella "guerra" a difesa dei figli sulla questione delle rette, la prima battaglia se l’aggiudica il "popolo dei passeggini". Il Tar, infatti, annulla gli aumenti delle tariffe per gli asili nido capitolini per l’attuale anno scolastico 2014-2015. Una vittoria per il consigliere comunale Gianluigi De Palo, coordinatore delle oltre 200 famiglie che hanno presentato ricorso al Tar. L’aumento delle rette, oltre all’abolizione dell’esenzione per il terzo figlio, era contenuto nel bilancio capitolino 2014, approvato a luglio e quindi successivamente alla chiusura delle iscrizioni. «L’aumento delle tariffe dei nidi è avvenuto a iscrizioni già avvenute – conferma De Palo, già promotore di una manifestazione che aveva portato in piazza migliaia di passeggini –. Questa è una vittoria di Davide contro Golia: le famiglie hanno dimostrato che, compatte e concrete, possono vincere contro tutti e anche contro le ingiustizie del sindaco, che non ha a cuore le sorti delle famiglie della sua città. Ora dobbiamo restare uniti per abbassare le tariffe. Abbiamo già costituito un tavolo con alcuni genitori e abbiamo elaborato una serie di modifiche alle proposte del Comune che tengano conto del quoziente familiare».Vinta la prima battaglia, però, mamme e papà sono ora costretti a rimboccarsi le maniche per un’altra sfida: i genitori di 160 nidi comunali romani sono riusciti, in dieci giorni, a collegarsi tra loro e arrivare, con i loro esposti e le loro diffide, fino ai tavoli dell’amministrazione capitolina. Bersaglio da colpire è la delibera 236/2014, entrata in vigore lo scorso 7 gennaio. In base a essa, non vengono più inviate supplenti in sostituzione della prima assenza delle educatrici, neanche in caso di soprannumero. Una delibera che non piace a genitori ed educatrici, perché colpisce al cuore quel rapporto adulto/bambino che, specialmente in presenza di bimbi molto piccoli, non dovrebbe superare il rapporto di uno a sette. «Il nostro gruppo è nato sull’onda dell’indignazione» – dice Melissa Tanariva, mamma di un bimba che frequenta il nido nel XIII municipio e che dal nulla ha creato il gruppo WhatsApp e la pagina Facebook –. Ogni giorno, a partire da gennaio, in tutti i nidi della città si verificano situazioni al limite del paradossale, come per esempio una sola educatrice con 20 lattanti, impossibilitata a cambiarli e a dargli da mangiare.
Ogni genitore ha messo a servizio di tutti gli altri la propria professionalità. C’è chi ha ideato il logo, chi ha creato e gestisce la mailing list, chi si è occupato della comunicazione. Ma il grosso del lavoro lo hanno fatto le mamme-avvocato, con figli iscritti nei nidi comunali, che hanno redatto la diffida e l’esposto. Il nostro obiettivo è far arrivare all’assessore Masini e al sindaco Marino anche le firme dei genitori di questi ultimi nidi entro l’inizio della prossima settimana».Per quanto riguarda la riforma "incriminata", per Valentina Paiella, mamma-avvocato che ha redatto la diffida a Roma Capitale, «è miope ed errata: il Comune di Roma è venuto meno all’accordo raggiunto con noi genitori al momento dell’iscrizione dei nostri figli. Il nuovo modello organizzativo, entrato in vigore di recente, mortifica il servizio riducendo i nidi a un luogo arido e potenzialmente lesivo del diritto alla salute dei bambini. Come genitori abbiamo il dovere di tutelare i nostri figli e daremo corso a tutte le azioni necessarie, in ogni sede, per ottenere la revoca di una normativa ingiusta e lesiva dei nostri interessi».Rincara la dose Francesca Trulli, anche lei nella doppia veste di mamma e avvocato: «Questa nuova organizzazione del servizio è uno scempio perché espone i bambini a grossi rischi e peggiora la qualità. Ed è per questo che noi genitori non ne chiediamo la sospensione, ma la revoca immediata. Il venir meno del rapporto tra educatrice e bambini ha reso i nidi un luogo insicuro, anche in caso fosse necessaria l’evacuazione dalle strutture per pericolo imminente; in queste eventualità, una sola educatrice per venti lattanti cosa potrebbe fare? Non è purtroppo un’ipotesi così remota, visto che è notizia di questi giorni che molte strutture che ospitano gli asili nido di Roma sono ormai fatiscenti per mancanza di fondi, tanto che lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha deciso di inviare gli ispettori».