Ha le caratteristiche tecniche per trasportare in caso di emergenza 700 persone, anche se in stato di necessità sul ponte possono essere ospitati anche mille naufraghi. Avrà bandiera italiana ed un nutrito equipaggio composto di volontari. La nuova nave della piattaforma civica “Mediterranea” avrà a bordo anche un ospedale e si candida ad essere l’ammiraglia della ”flotta civile” che in questi anni ha sopperito al progressivo ritiro delle navi di soccorso istituzionali.
Il vascello si aggiunge alla “Mare Jonio”, il rimorchiatore che ha permesso di soccorrere quasi 400 persone, oltre al centinaio di migranti soccorsi dalla barca a vela “Alex” sempre di “Mediterranea”. La nuova nave di salvataggio entrerà in funziona non appena saranno conclusi i lavori di adattamento nei cantieri navali di Brema, in Germania. Con una lunghezza di quasi 70 metri, quella che è stata per ora ribattezzata “Mare Jonio 2” metterà in seria difficoltà le autorità italiane, che hanno finora previsto norme per ostacolare il salvataggio, stabilendo requisiti che mettevano in difficoltà gli equipaggi delle navi in circolazione, ma che sono ben al di sotto degli standard della nuova nave umanitaria.
Secondo una anticipazione di “Repubblica” si tratta di un mezzo omologato “per imbarcare fino a 700 migranti a viaggio, ma il ponte di coperta ne può accogliere anche mille. Sarà dotata di droni e pallone aerostatico”. L'equipaggiamento, confermano diverse fonti, permetterà anche la sorveglianza aerea per accelerare i tempi di intervento poiché nella maggior parte dei casi i barconi dei migranti sono invisibili ai radar. Anche per questa ragione il ponte di comando potrà contare su un doppio sistema di avvistamento elettronico. La nave, del resto, è stata impiegata in mare aperto, dal Mediterraneo all’Atlantico anche in condizioni di navigazione estreme.
Nella scorsa primavera Papa Francesco aveva scritto proprio alla piattaforma di salvataggio italiana per esprimere gratitudine e incoraggiare le missioni di soccorso. Mediterranea sin dalle prime operazioni con la nave Mare Jonio aveva chiesto di avere un cappellano, indicato poi da diversi vescovi, tra cui Corrado Lorefice (Palermo), Erio Castellucci (Modena) e il cardinale Matteo Zuppi (Bologna) in don Mattia Ferrari. Da allora sono seguiti molti incontri con decine di presuli italiani e stranieri, tra cui il cardinale Francesco Montenegro, il vicepresidente della Cei monsignor Antonino Raspanti, il cardinale Jean Claude Hollerich (presidente della Commissione degli episcopati dell'Unione europea), Giovanni Ricchiuti (presidente di Pax Christi Italia), il cardinale Luis Antonio Tagle (prefetto della Congregazione di Propaganda Fide) e il cardinale Michael Czerny, sottosegretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero Vaticano per lo Sviluppo umano integrale.
I responsabili dell’organizzazione non hanno voluto commentare la notizia della nuova nave, limitandosi ad assicurare che, nonostante gli stop amministrativi imposto dalle autorità italiane, “stiamo andando avanti”. Grazie alle donazioni private è stato possibile acquisire il nuovo mezzo per un costo complessivo di circa 800miila euro. Per mantenere in mare l'assetto occorerà poi una cifra vicina ai 100mila euro mensili per i quali verranno avviate nuove campagne di raccolta fondi.
Nelle stesse settimane tornerà nel Mediterraneo con una nuova nave anche il Moas, l’organizzazione maltese che per prima aveva svolto salvataggi e poi aveva lasciato il Mediterraneo in seguito alle restrizioni imposte nel 2017 dal governo italiano. E alle altre organizzazioni presenti (l’unica realmente operativa ancora è la spagnola Open Arms) dovrebbe aggiungersi anche Resq, l’associazione italiana presieduta dal giornalista Luciano Scalettari, che proprio ieri ha compiuto una maratona sui social network finalizzata alla promozione del progetto e alla raccolta fondi indirizzata all’acquisto di una nave di salvataggio.