Maria Teresa Bellucci, viceministra Lavoro e Politiche sociali - Imagoeconomica
La Camera bissa il sì del Senato e approva la legge delega in materia di politiche per gli anziani con 150 voti favorevoli, 72 astenuti e nessun contrario. Azione-Iv ha votato a favore, le altre opposizioni si sono astenute. Il testo è propedeutico agli investimenti previsti nelle missioni 5 e 6 del Pnrr. Già il governo Draghi aveva provato a portare in Parlamento la legge, bloccata dalla crisi della scorsa estate. Ma il Pnrr prevedeva l’approvazione della delega entro il primo trimestre dell’anno. Il nuovo governo è intervenuto accentuando l’aspetto delle cure domiciliari, anche se resta il nodo risorse, rinviato alla legge di bilancio. Nel testo si parla di telecamere nelle residenze per anziani, inclusione sociale, condomini solidali e centri dove definire il piano di cure personalizzato. Soddisfatte la premier Meloni e la ministra per le Politiche sociali Calderone. A margine del voto di poche settimane fa al Senato, monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione governativa per la riforma dell’assistenza per le persone anziane, aveva parlato di «traguardo storico».
È una delle prime (parziali) sfide vinte della legislatura, non da una parte ma da maggioranza e opposizione insieme, che sul tema dell’autosufficienza e della terza età hanno messo da parte i toni ostili di questo inizio di 2023. La viceministra al Lavoro e alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci è stata al centro della tessitura della legge-delega, che riprende il lavoro già fatto dal governo Draghi e che ora passa alla prova del fuoco dei decreti attuativi.
«Si tratta di una riforma epocale che affronta un’indubbia emergenza demografica - esulta la viceministra ed esponente di Fdi poco dopo il voto finale della Camera -. L’Italia è la prima nazione in Europa per numero di anziani e la seconda nel mondo dopo il Giappone. I 14 milioni di anziani italiani oggi, e i molti di più di domani, hanno certamente rappresentato un tema capace di unire e far convergere. Insieme, c’è stato un costante e serrato lavoro interministeriale e un ampio e approfondito confronto con le realtà del Terzo Settore e le categorie professionali coinvolte. In 150 giorni il governo Meloni ha dimostrato di prendersi cura della vita degli anziani e, nel farlo, è riuscito a ottenere un amplissimo consenso tra tutti i gruppi parlamentari. È vero che abbiamo ereditato la trattazione della materia welfare in favore degli anziani dal passato governo, ma è merito di questo esecutivo essere riuscito a scrivere, in tempi brevi, un testo largamente condiviso atto anche a ricevere la bollinatura della Ragioneria dello Stato e a rispettare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr».
Da cosa si parte per i decreti attuativi?
Il 31 gennaio 2024 è una data ormai prossima, soprattutto vista la grande mole di temi da affrontare. Quando si hanno simili scadenze e responsabilità è tutto prioritario, si tratta di una riforma storica e di un nuovo welfare italiano. I principi base del provvedimento sono la promozione della qualità della terza fase della vita, scongiurando la solitudine e l’isolamento, e il diritto delle persone anziane di continuare a vivere ed essere curate a casa e la promozione dell’invecchiamento attivo. È una riforma anche culturale, contro la cultura dello scarto, un cambio di paradigma.
In che modo sarà valorizzato il Terzo settore?
Gli enti del Terzo settore sono parte integrante di questo ddl, sia nella fase di genesi sia in prospettiva futura. Lo abbiamo fatto coinvolgendoli per lo sviluppo di linee guida, per gli strumenti di valutazione multidimensionale e nell’erogazione dei servizi, ma anche considerando i loro studi e le loro ricerche. Questa è una riforma che si fa carico di oltre 14 milioni di persone over-65. Il Terzo Settore sarà centrale sia nell’assistenza degli anziani non autosufficienti sia nella promozione dell’impegno degli anziani in attività di utilità sociale e di volontariato.
Quali sono i tempi per la nuova prestazione universale?
La misura è destinata ai soli anziani non autosufficienti che risultino già percettori dell’indennità di accompagnamento, i quali hanno la facoltà di optare per la nuova prestazione universale, graduata secondo lo specifico bisogno assistenziale ed erogabile, a scelta dell’anziano, sotto forma di trasferimento monetario e di servizi alla persona, di valore comunque non inferiore alle indennità e alle ulteriori prestazioni di cura e assistenza.
Sulle palliative non è solo questione di parole ma di investimenti: quali risorse ci metterà il governo?
Abbiamo ridisegnato l’intera infrastruttura assistenziale. Viene riconosciuto il diritto delle persone anziane al reale accesso alle cure palliative domiciliari e presso hospice. Con la diffusione dei “punti unici di accesso” si potrà effettuare, in una sede unica, una valutazione multidimensionale finalizzata a definire un “progetto assistenziale individualizzato” che indicherà tutte le prestazioni sanitarie, sociali e assistenziali necessarie per la persona anziana. Per le risorse, invece, il governo si impegnerà nelle prossime Leggi di Bilancio a individuare i fondi adeguati a dare solidità a questa riforma.
Ci saranno modalità innovative di co-housing tra anziani e giovani?
Con questo ddl facciamo del bene alle persone, ma anche alle aree urbane che possono trovare nuova vita ed essere esempio di una convivenza intergenerazionale e di valorizzazione delle generazioni, anche nell’ambito di case famiglia e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori di servizi sociosanitari integrati. Si apre la strada alla coabitazione solidale con effetti a cascata anche sulla sostenibilità economica del servizio sanitario nazionale.
Cosa prevede questa legge per gli anziani
Un sistema nazionale con misure programmate insieme
Realizzazione di un sistema nazionale. Tutte le misure per l’assistenza degli anziani non autosufficienti vengono governate e attuate in modo congiunto dai diversi enti responsabili. Oggi invece prevale la frammentazione.
Rispetto delle competenze. Stato, Regioni e Comuni programmano e gestiscono unitariamente gli interventi mantenendo però le rispettive titolarità. Si è voluto evitare di prevedere la modifica delle competenze che sarebbe stato un processo lungo e conflittuale.
La programmazione sarà integrata. A livello centrale, regionale e locale l’insieme dei diversi servizi e degli interventi rivolti alla popolazione anziana non autosufficiente è programmato in modo integrato.
Per le famiglie un percorso semplificato e migliorato
Nella legge delega si prevede di modificare il percorso oggi seguito dalle famiglie per la certificazione delle condizioni dell’anziano e la sua assistenza.
Semplificazione del percorso. Si passa dalle attuali 5-6 valutazioni delle condizioni dell’anziano – richieste per definire gli interventi da erogare – a due: una statale e una regionale.
Continuità del percorso. Le due valutazioni previste sono collegate tra loro, contrariamente a quanto avviene oggi.
Migliori strumenti. Viene previsto un nuovo strumento nazionale di valutazione. Si migliora così la capacità di comprendere la condizione dell’anziano e, quindi, di definire risposte opportune.
Più cure e assistenza a casa
Nuova domiciliarità. Introduzione di servizi domiciliari pubblici appositamente ideati per gli anziani non autosufficienti. Oggi in Italia quelli esistenti non sono progettati per questa tipologia di utenza.
Assistenza per il tempo necessario. Servizi di durata adeguata ai bisogni derivanti dalla non autosufficienza, condizione che può estendersi per anni. Attualmente vengono erogati perlopiù per 2-3 mesi.
Mix di interventi appropriato. Per rispondere alle molteplici esigenze della non autosufficienza, possibilità di fruire di una pluralità di interventi medico-infermieristico-riabilitativi, di sostegno nelle attività fondamentali della vita quotidiana e di affiancamento ai familiari. Adesso se ne riceve perlopiù solo un tipo.
L'assegno diventa diritto universale che tiene conto delle necessità della persona
Diritto universale. L’indennità di accompagnamento viene trasformata nella prestazione universale. Riceverla dipenderà esclusivamente dal bisogno di assistenza dell’anziano, indipendentemente dalle sue condizioni economiche.
Importo più alto a chi sta peggio. Oggi tutti ricevono la stessa cifra (527 euro mensili) che rappresenterà il livello minimo della prestazione. Il suo ammontare sarà graduato in modo da risultare superiore per chi ha maggior bisogno di assistenza.
E a chi sceglie i servizi. I beneficiari possono scegliere tra: a) un contributo economico; b) la fruizione di servizi alla persona (forniti da gestori privati, enti pubblici o da badanti regolarmente assunte). Per chi sceglie b) l’importo è maggiorato.
Servizi residenziali più adeguati
Consona dotazione di personale. Previsione di una dotazione di personale commisurata alle esigenze degli anziani residenti: oggi, al contrario, nelle strutture residenziali manca personale e gli stipendi sono poco attrattivi.
Competenze adeguate. Presenza di professionalità con competenze adatte alle caratteristiche degli anziani ospitati. La popolazione residente, infatti, è sempre più problematica, sia per la compromissione funzionale, sia per l’elevato numero di ospiti con demenza.
Qualità degli ambienti di vita. Garanzia della qualità degli ambienti di vita, grazie a strutture con ambienti amichevoli, sicuri, che facilitino le normali relazioni e il rapporto con le comunità.
Per l badanti agevolazioni fiscali e formazione
Prestazione universale. A fronte di una spesa per una badante regolarmente assunta, l’importo aumenta rispetto al valore base della prestazione, a titolo di riconoscimento dell’appropriatezza dell’impiego del trasferimento monetario ricevuto (vedi IV box).
Competenze. Definizione di standard formativi per le badanti attraverso apposite linee guida nazionali che specificano le competenze richieste e indicano le modalità per il riconoscimento delle competenze pregresse, comunque maturate.
Riordino agevolazioni.
Riassetto delle agevolazioni fiscali e contributive concernenti il lavoro delle badanti, al fine di sostenere la regolarizzazione e la qualità del lavoro di cura svolto a domicilio.