sabato 20 marzo 2021
Se due indizi fanno una prova, allora è vero che studenti, insegnanti e personale amministrativo delle scuole paritarie sono immuni al Covid-19. L'esclusione ormai è un vizio
L'ennesima discriminazione delle scuole paritarie colpisce gli studenti e le loro famiglie

L'ennesima discriminazione delle scuole paritarie colpisce gli studenti e le loro famiglie - Ansa

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Se due indizi fanno una prova, allora è vero che studenti, insegnanti e personale amministrativo delle scuole paritarie sono immuni al Covid-19. Non si spiega altrimenti per quale motivo, per la seconda volta, gli istituti non statali siano esclusi dai finanziamenti governativi per mettere in campo azioni di contrasto alla diffusione della pandemia nelle scuole.

Un anno fa, era stato il decreto Rilancio a non prevedere nemmeno un euro per le misure di sicurezza nelle scuole paritarie, mentre stanziava 1,6 miliardi per la ripartenza delle statali. Soltanto dopo un forte pressione delle associazioni che rappresentano le scuole paritarie e le famiglie degli alunni, si è arrivati a prevedere 300 milioni anche per gli istituti non statali, che, con circa 13mila scuole e 900mila iscritti, rappresentano comunque il 10% circa della popolazione scolastica italiana e, come stabilito dalla legge 62 del 2000, fanno parte dell’unico sistema nazionale d’istruzione.

La stessa “dimenticanza” si è ripetuta ieri, con il decreto Sostegni approvato in serata dal governo. All’articolo 30 “Misure per favorire l’attività didattica nell’emergenza Covid-19”, è previsto un incremento di 150 milioni, per il 2021, del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, per acquistare prodotti per l’igiene, per l’assistenza pedagogica e psicologica degli studenti e degli insegnanti, per il tracciamento dei contatti, ma anche «dispositivi e materiali destinati al potenziamento delle attività di inclusione degli studenti con disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento e altri bisogni educativi speciali».


Il "decreto Sostegni" prevede 300 milioni soltanto
per gli istituti statali.Toccafondi (Italia Viva):
«Sbagliato: tutti stanno soffrendo». Bonetti e Bianchi:
riaprire il prima possibile per ripristinare la normale didattica

Tutte attività che, però, non potranno essere realizzate nelle scuole paritarie, a meno che non siano pagate dagli stessi istituti, ovvero dalle famiglie attraverso le rette. Come specificato nello stesso articolo 28, l’incremento di 150 milioni è, infatti, destinato alle sole «istituzioni scolastiche statali».

Altri 150 milioni sono poi previsti per il potenziamento dell’offerta formativa extrascolastica, i famosi «recuperi della socialità» di cui più volte ha parlato anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che dovrebbero essere organizzati tra la fine di quest’anno scolastico e l’inizio del prossimo. Anche queste risorse sono destinate «prioritariamente alle istituzioni scolastiche statali».

L’impostazione statalista del decreto Sostegni ha acceso una discussione anche all’interno dello stesso Consiglio dei ministri di ieri, con la ministra della Famiglia, Elena Bonetti, che ha chiesto di comprendere anche le scuole paritarie, in questo sostenuta dalla ministra per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini. La stessa Bonetti, con il ministro Bianchi, ha inoltre chiesto di riaprire il prima possibile le scuole così da ripristinare la normale didattica.

«Gli aiuti devono riguardare tutti gli studenti e non solo quelli delle scuole statali – ricordano Gabriele Toccafondi e Daniela Sbrollini, capigruppo di Italia Viva in Commissione Cultura di Camera e Senato –. Tutta la scuola è importante, tutti i ragazzi stanno soffrendo, tutti hanno diritto a essere aiutati, che frequentino una scuola statale o una paritaria».




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