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Il fronte preoccupato da un’Europa troppo bellicista si muove anche nel Parlamento di Strasburgo. L’eurodeputato pentastellato Danilo Della Valle (The left) ha raccolto l’invito di Flavio Lotti, coordinatore del comitato per la Marcia di Assisi, e il progetto di un intergruppo per la pace a Bruxelles sta prendendo corpo. Lo scopo è ovviamente quello di promuovere un percorso che favorisca la soluzione negoziale del conflitto in Ucraina (e non solo). Ma ha anche l’obiettivo tutto politico di sottrarre alle forze nazionaliste l’argomento pacifista, spesso sbandierato a scopi propagandistici per fini elettorali. Il processo non è banale: la formazione di un intergruppo all’Eurocamera prevede il coinvolgimento di almeno tre forze politiche, un gruppo proponente e due a sostegno. Della Valle ha lavorato in questi giorni contattando diversi parlamentari e ottenendo un buon riscontro. Marco Tarquinio e Cecilia Strada hanno già accolto favorevolmente l’idea, che ha suscitato interesse anche tra coloro che hanno votato a favore della mozione non vincolante per l’utilizzo da parte di Kiev delle armi occidentali in territorio russo. La proposta è già stata avanzata ai copresidenti di The Left è sarà presentata al gruppo nella riunione di domani. Dopo di che si tratterà di coinvolgere Verdi e Socialisti per il sostegno all’iniziativa.
Danilo Della Valle, eurodeputato del M5s, da dove nasce la decisione di costituire questo intergruppo per la pace?
Dalla necessità di imprimere una svolta nei troppi focolai di guerra ai confini dell’Europa. L’intergruppo per la pace, così come proposto da Flavio Lotti coordinatore del comitato per la Marcia di Assisi, potrebbe essere quel luogo in cui l’Europa riscopre le proprie radici che sono quelle della pace, del dialogo e della cooperazione tra i popoli.
Quali schieramenti si sono interessati? Che riscontro avete avuto?
La prima mossa è stata quella di coinvolgere il nostro gruppo, The Left, dove le posizioni sull’uso delle armi occidentali sul suolo russo non sono univoche. Leoluca Orlando (Verdi) ha fatto circolare una proposta analoga alla nostra e c’è un forte interessamento da parte di europarlamentari attualmente presenti nei non iscritti che hanno votato come noi contro le due risoluzioni sul sostegno militare all’Ucraina. Sono ottimista che si possa arrivare a una convergenza delle forze progressiste. Non possiamo lasciare la bandiera della pace a chi la usa strumentalmente come Orbán.
Avete avuto segnali anche dalle forze dell’attuale maggioranza nel Parlamento europeo?
La pace dovrebbe essere la priorità di tutti i gruppi al Parlamento europeo. Ci auguriamo che nessuno si opponga alla sua costituzione, che verrà decisa nella Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo di dicembre.
A parole vogliono tutti la pace. Ma voi come pensate di muovervi concretamente una volta costituito l’intergruppo? Quali obiettivi avete e come pensate di raggiungerli?
Con questo Intergruppo ci faremo portavoce di soluzioni diplomatiche nei luoghi di conflitto. Organizzeremo convegni, elaboreremo proposte e metteremo attorno allo stesso tavolo chi cerca il dialogo. Il nostro obiettivo è ambizioso, lo so, ma la pace è nel dna di noi europei.
L’eurodeputata Carola Rackete, in una recente intervista, ha attaccato i colleghi contrari all’uso delle armi occidentali in territorio russo. Cosa ne pensa? Carola Rackete è membro di The Left e sa bene che la sua posizione è minoritaria nel gruppo. Dovrebbe essere dunque più rispettosa delle opinioni diverse degli altri colleghi e attenta a non dare lezioni di nessun tipo. Il suo ragionamento tra l’altro fa acqua da tutte le parti visto che sono proprio gli oppressi che lei cita a pagare il prezzo più alto di ogni guerra. Le sue tesi sull’invio di armi tra l’altro sono le stesse di Meloni e Renzi, si chieda perché.
Il fatto che gli europarlamentari italiani, salvo qualche eccezione, abbiano votato per il “no” all’uso delle armi in Russia sta creando problemi?
C’è un equivoco su quel voto. È vero che quasi tutti gli italiani hanno votato contro quell’emendamento, ma Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno sostenuto la risoluzione finale che lo contiene. Quella risoluzione non ha nessun valore legale, ma è politicamente miope perché fa il gioco di chi non vuole mettere fine al conflitto.
Il focus dell’intergruppo è la guerra in Ucraina. Ma l’Ue dovrebbe avere un ruolo decisivo anche in Medio Oriente. Vi occuperete anche di questo?
Certo. In Medioriente rischiamo la guerra totale. Israele non si è solo macchiato di quello che io definisco genocidio del popolo palestinese, ma attacca anche i Paesi confinanti e sta preparando un’invasione di terra in Libano. Perché nessuno dice una parola su Netanyahu e il suo totale disprezzo per il diritto internazionale?
L’Ue ha chiesto di investire più risorse nella difesa. Un intergruppo per la pace sembra un passo nella direzione opposta. Non c’è contraddizione?
Noi non ci arrendiamo alla militarizzazione della nostra Europa. Le risorse nazionali per la difesa vanno tagliate, e non aumentate, grazie ai risparmi garantiti da programmi comuni. Siamo molto preoccupati per la nomina del lituano Andrius Kubilius a a Commissario per la Difesa perché è favorevole agli eurobond di guerra. All’Europa serve ben altro.