Il letto di un fiume in Romagna distrutto dall'alluvione del maggio scorso
Ammontano a quasi 9 miliardi di euro i danni a fiumi, strade e infrastrutture pubbliche provocati in tutta l’Emilia-Romagna dall’alluvione del maggio scorso. A questa cifra vanno aggiunti oltre 2,1 miliardi (ma la stima è provvisoria) per le conseguenze del maltempo sul patrimonio edilizio privato e le imprese. Le risorse disponibili, ricavate finora in massima parte dall’intervento della Regione, non bastano e in attesa dei “ristori” da parte del governo, alcuni dei Comuni più disastrati si organizzano con mezzi finanziari propri per garantire gli aiuti più urgenti ai cittadini rimasti senza una casa.
L’Amministrazione comunale di Cesena, per esempio, si sta impegnando per far avere contributi anche agli sfollati domiciliati ma non residenti: sono 151 i nuclei familiari che dal 16 maggio, quando sono tracimati il Savio e gli altri corsi d’acqua che attraversano il territorio, non sono potuti ancora rientrare nella propria abitazione dichiarata inagibile per allagamenti o frane. Un primo indennizzo, relativo ai mesi di maggio, giugno e luglio, è stato assegnato alle 414 famiglie cesenati che, dall’inizio dell’emergenza, sono state costrette a trovarsi una sistemazione autonoma. È di circa 315 mila euro (312 dei quali già erogati) il totale delle risorse finanziarie destinate alle persone rimaste fuori casa, 95 mila dei quali sono andati ai 151 nuclei che, appunto, risultano ancora sfollati. «A tutti loro continueremo ad assicurare il pieno sostegno – commenta il sindaco Enzo Lattuca – perché dal 16 maggio la vita di queste famiglie è stata stravolta e molte di loro sono ancora ospitate da parenti e amici o in strutture ricettive, altre invece si trovano a fare i conti con importanti lavori di ripristino e manutenzione della propria abitazione».
Il Comune di Cervia, nel Ravennate, ha deciso di mettere a disposizione dei cittadini danneggiati dall’alluvione un proprio fondo per assicurare, spiega il sindaco Massimo Medri, «interventi complementari a quelli già finanziati dalla giunta regionale». La cifra attualmente disponibile è di 350mila euro mentre il contributo che verrà stanziato per ciascun immobile è di mille euro (che si aggiunge ai 5mila erogati dalla Regione) da utilizzare per il ripristino dei danni all’abitazione, alle pertinenze, alle aree per l’accesso e la fruizione delle case, per la pulizia e la rimozione di fango, acqua, detriti, oltre che per la sostituzione di beni mobili e suppellettili andati distrutti o danneggiati.
«I danni purtroppo sono tragici e pesanti e senza strumenti nazionali non si va da nessuna parte – commenta il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale – servono risposte concrete fuori da qualsiasi faziosità, da qualsiasi voglia di fare polemica ed è gravissimo continuare a negare il problema. Il sindaco della città romagnola ha anche annunciato per il 24 agosto un incontro con il commissario straordinario all’emergenza alluvione, generale Francesco Figliuolo, sullo stato di fiumi mentre per il 31 è stato convocato il tavolo del “Patto per il lavoro” con tutti i sindacati, le associazioni di impresa e gli enti locali. Due incontri che serviranno a mantenere alta l’attenzione «per non spegnere la luce sul dramma che si sta vivendo», ha concluso de Pascale.
È di pochi giorni fa la “polemica” tra la premier Giorgia Meloni e il governatore Stefano Bonaccini (che è anche sub-commissario alla ricostruzione), sulle cifre, sul metodo e su quello che c’è ancora da fare per rimettere i sesto il territorio dopo il disastro di tre mesi fa. La presidente del Consiglio in una lunga lettera inviata a Bonaccini ha sottolineato che il governo ha già stanziato 4,5 miliardi e che ne arriveranno altri. «A oggi – ha replicato il governatore – gli unici contributi arrivati ai cittadini sono quelli decisi da Regione e Protezione civile nazionale, mentre famiglie e imprese attendono gli indennizzi. I due decreti adottati dal governo hanno definito una serie di misure che però, lo si chieda ai cittadini, in questo momento non risultano funzionare, né per il ritorno alla normalità delle famiglie, né per la ripartenza positiva delle imprese».