sabato 9 marzo 2024
Nella notte sono arrivate 138 persone, tra cui 17 minori e 21 donne, di cui una incinta. La nave della Ong tedesca bloccata per non essersi rivolta al Centro di coordinamento libico: «Faremo ricorso»
Un soccorso della Guardia di finanza

Un soccorso della Guardia di finanza - ANSA

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Nuovi sbarchi e nuove tensioni con le navi delle Ong che salvano i migranti in mare: è scattato il fermo amministrativo di 20 giorni per la Sea Watch 5, che annuncia ricorso, dopo le polemiche che hanno accompagnato il doppio porto di sbarco assegnato alla Geo Barents. Intanto per il maltempo è saltato il trasferimento degli ospiti da Lampedusa che era previsto oggi.

La notte scorsa, poco prima delle 3, al largo di Lampedusa militari della Guardia costiera hanno rintracciato un barcone di 11 metri e trasbordato le 138 persone che si trovavano a bordo. Nel gruppo, composto da bengalesi, egiziani, pakistani, siriani e palestinesi, c’erano anche 17 minorenni e 21 donne, di cui una incinta al settimo mese. L'imbarcazione era partita da Sabratha, in Libia, ed è stata lasciata alla deriva.

Tutti i migranti, dopo un controllo sanitario, sono stati portati all'hotspot di contrada Imbriacola, che si sta riempiendo. Infatti ieri con sei sbarchi erano approdate sull'isola altre 259 persone. E, contrariamente alle previsioni, oggi non saranno effettuati trasferimenti perché ieri il traghetto Paolo Veronese non è salpato da Porto Empedocle a causa delle avverse condizioni del mare.

Le tensioni con le navi delle Ong però non si placano. La Sea Watch 5 è stata sottoposta a fermo amministrativo nel porto di Pozzallo (Ragusa), dove era arrivata nella notte tra giovedì e venerdì dopo il salvataggio di 56 migranti. Il provvedimento è scattato per violazione delle disposizioni del Mrcc - Centro coordinamento salvataggi in mare - di Roma che avrebbe comunicato alla nave dell’Ong tedesca di rivolgersi per il soccorso al Centro di coordinamento della Libia. Nel porto siciliano sarebbe stato fermato anche un presunto scafista.

Netta la replica della Ong tedesca: «Dopo il dramma, la beffa: le autorità italiane hanno notificato alla Sea Watch 5 un oltraggioso fermo amministrativo che bloccherà la nave in porto per venti giorni. Siamo al lavoro per contestare la misura nelle opportune sedi: basta con gli ostacoli a chi salva vite in mare».

Solo ieri sera, la Sea Watch 5 era stata autorizzata a sbarcare nel porto di Pozzallo i 51 migranti che aveva a bordo, oltre al cadavere di un 17enne ancora senza nome. Il ragazzo aveva respirato i fumi del carburante per ore, stipato sottocoperta nel barchino dove era stato recuperato dall'equipaggio della Sea Watch 5: è andato in arresto cardiaco e nonostante le manovre rianimatorie messe in atto è deceduto. Il suo corpo è stato trasportato nella camera mortuaria del cimitero in attesa dell'autopsia. Altre quattro persone soccorse erano già state trasbordate per motivi medici urgenti a Lampedusa su una motovedetta della Guardia costiera italiana.

Alla Sea Watch era stato in un primo tempo assegnato il più lontano porto di Ravenna, che avrebbe comportato un viaggio di quattro giorni più lungo, con a bordo il cadavere del giovane, poi le è stato assegnato il porto di Pozzallo. « È prevalso il buon senso - aveva commentato il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna - dopo le tantissime e giustissime proteste di chi riteneva disumana la scelta originaria di Ravenna. Siamo appena agli inizi di un’altra stagione estiva degli sbarchi che si preannuncia, ancora una volta, complessa e difficile». Ma ora, appunto, è giunta la doccia fredda del fermo amministrativo di 20 giorni, contro il quale la Ong ha annunciato ricorso.

E non si placa la polemica per il doppio porto di sbarco assegnato all’altra nave Ong, la Geo Barents di Medici senza frontiere. Le autorità italiane hanno chiesto di sbarcare le 261 persone soccorse dalla nave in due porti diversi - Civitavecchia e Genova, «dopo una serie di comunicazioni diverse (giovedì erano stati indicati Livorno e Genova, ndr), si prospetta uno sbarco multiplo che non ha senso», afferma la Ong, che aggiunge: «Secondo il diritto internazionale, si dovrebbe fare il possibile per ridurre al minimo il tempo in cui le persone soccorse rimangono a bordo della nave che le assiste. Quando sarà il momento di mettere l’umanità al primo posto?».

Ieri sull'isola di Lampedusa era stata fatta una macabra scoperta: oltre alle 46 persone rintracciate sugli scogli di Ponente è stata individuata dalla Guardia costiere la presenza di un uomo senza vita, probabilmente per un malore durante lo sbarco. Questo gruppo di migranti viaggiava su un’imbarcazione in legno di dieci metri partita da Zuwara, in Libia, nella serata di mercoledì. Si tratta di cittadini di nazionalità pachistana ed egiziana. Ai soccorritori hanno raccontato di avere pagato dai 4mila ai 6mila euro per la traversata conclusa davanti agli scogli. La procura della Repubblica di Agrigento ha disposto l’ispezione cadaverica per fare luce sulle circostanze precise del decesso e ha delegato la squadra mobile per interrogare gli altri migranti e ricostruire l’episodio.

Altri 78 migranti sono invece approdati sull’isola, ieri pomeriggio, a bordo di un barcone soccorso da una motovedetta della guardia costiera. Anche questo secondo gruppo, composto da bengalesi, egiziani, siriani e pachistani, sarebbe partito mercoledì da Zuwara, in Libia.

Con l’avvicinarsi del clima mite e del bel tempo riprendono così gli sbarchi. La notte tra giovedì e venerdì ne erano avvenuti altri quattro, per complessivi 133 migranti arrivati. A soccorrere due dei quattro barchini, salpati da Sabratha e Zuwara in Libia e da Sfax in Tunisia, sono state le motovedette della Guardia di finanza. A bordo, 23 e 29 (8 donne e 5 minori) tunisini, egiziani, pachistani e siriani.

Direttamente al molo commerciale, la stessa notte, è giunta anche una “carretta” con a bordo 52 bengalesi ed egiziani, mentre sulla strada di Ponente vicino alla spiaggia dell’isola dei conigli, i militari della Guardia di finanza hanno bloccato altre 29 migranti, tra cui una donna. Tutti sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola da dove la prefettura di Agrigento ha disposto per tutti un trasferimento a Porto Empedocle, che però non avverrà oggi.

Ma non tutti riescono a raggiungere le coste europee. Ieri ancora un nuovo ed ennesimo caso di respingimento. Confermato dalle informazioni dei parenti dei migranti, una cinquantina, in pericolo a bordo di una barchino in legno partito dalla Libia, per i quali era stato lanciato l’allarme di Alarm Phone. Poche ore dopo la conferma: è la stessa Ong a informare su X. «Secondo la cosiddetta guardia costiera libica, l’imbarcazione con circa 50 persone è stata ritrovata e le persone sono state riportate in Libia». Anche i parenti confermano: «Sono stati riportati in Libia» confermano poche ore dopo.

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