La ripresa della scuola a Milano - Fotogramma
Per gli alunni disabili «non vi sarà alcuna riduzione dell’orario scolastico». L’impegno, preso lunedì e confermato ieri dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in Senato («Un’attenzione particolare è riservata agli studenti con disabilità e Bisogni educativi speciali»), non smorza, però, le preoccupazioni delle famiglie e degli stessi insegnanti di sostegno, che ancora non sanno che cosa davvero li attende in classe lunedì. «Sono molto ma molto preoccupata e non vorrei che tutti i sacrifici che abbiamo fatto fino ad ora per evitare di ammalarci svanissero in un attimo a causa del caos che attualmente regna a scuola», ha scritto ieri una mamma alla Fish, la Federazione per il superamento dell’Handicap, da mesi impegnata sul fronte della ripartenza.
Un timore direttamente legato alla “qualità” dell’insegnamento, che ha nella continuità didattica il proprio asse portante. Ma è esattamente questo l’aspetto che più preoccupa, in questa fase. «Quest’anno rischiamo di avere tra i 70mila e gli 80mila insegnanti di sostegno precari, un vero mostro per la continuità didattica», denuncia Ernesto Ciracì, presidente di Misos, l’associazione degli insegnanti di sostegno specializzati, ricordando che, lo scorso anno scolastico, i posti assegnati a supplenti furono 56mila.
La previsione è il risultato della proiezione, su scala nazionale, dei dati, ufficiali, finora comunicati da quattro Uffici scolastici regionali. In Sicilia, Toscana, Emilia Romagna e Puglia, i supplenti sul sostegno sono 26.886. Addirittura, denuncia Misos, in Sicilia, i precari hanno quasi raggiunto i docenti stabilizzati: 10.196 supplenti (+3mila rispetto all’anno scorso) e 11.628 posti stabili sul sostegno.
«Alla luce di questi dati – sottolinea Ciracì – è facile prevedere che decine di migliaia di alunni disabili, anche quest’anno, saranno costretti a cambiare insegnante di sostegno. Così, dopo aver interrotto la scuola a marzo, dovranno ricominciare tutto da capo. Una fatica in più che poteva essere evitata se soltanto il ministero avesse accolto la nostra richiesta di prorogare, almeno per quest’anno, l’incarico anche degli insegnanti di sostegno precari».
Anche sulle misure di sicurezza e prevenzione, Misos solleva più di una problematica. La più urgente riguarda i Protocolli del Comitato tecnico scientifico che, sul punto, parlano di “accomodamenti ragionevoli” per garantire la sicurezza e la salute degli alunni disabili. «Alla fine, avremo una situazione a macchia di leopardo – aggiunge Ciracì – con dirigenti scolastici pronti “a farsi in quattro” per gli alunni con disabilità ed altri che interpreteranno in maniera più rigida le poche e generiche raccomandazioni in materia».
Regole “flessibili” possono anche costituire un’opportunità per calibrare meglio gli interventi a seconda dei diversi contesti, ma, ricorda il presidente di Misos, «possono anche diventare un problema». «Non vorrei, per esempio, che i disabili fossero collocati fuori dalla classe, magari anche con l’intenzione di tutelarne la salute, ma, in questo modo, demolendo tutto il lavoro fatto sull’inclusione», è l’allarme di Ciracì.
Un incubo per le famiglie, che in queste settimane stanno intasando i centralini delle associazioni alla ricerca di notizie sulla riapertura delle scuole. «Per gli alunni disabili la didattica in presenza è fondamentale», ribadisce Salvatore Nocera, referente per l’inclusione scolastica della Fish. Che, in caso di nuove chiusure delle scuole, chiede sia attivata una vera «istruzione domiciliare», con la presenza dell’insegnante di sostegno e dell’Assistente per la comunicazione.
«In diverse scuole – racconta Nocera – stanno facendo firmare alle famiglie nuovi Patti di corresponsabilità, in cui sono specificati, nei minimi dettagli, i doveri della scuola e dei genitori. Ma nulla si dice sull’istruzione domiciliare che, invece, deve essere contemplata. In caso di nuove chiusure o sospensioni delle lezioni in presenza, i nostri ragazzi non dovranno più essere abbandonati, come invece, è purtroppo accaduto da marzo in poi. La didattica a distanza, per gli alunni disabili, è stato un vero disastro. Che non va ripetuto».