La festa di fine Ramadan a Milano - IMAGOECONOMICA
La vicenda, ancora in itinere, del giorno festivo per la fine del Ramadan indetto da una scuola di Pioltello s’intreccia con un nodo ancora non sciolto. Perché, al di là degli aspetti legati all’autonomia scolastica e e del “taglio” più social-culturale che religioso della vicenda, il dibattito che ne sta scaturendo in qualche modo s’interseca con la vexata quaestio dell’assenza di una «intesa» formale, strutturata e complessiva, stipulata fra le istituzioni italiane e gli enti religiosi e culturali islamici presenti in Italia, nel solco di quelle sottoscritte fra lo Stato e i rappresentanti di altre fedi. «Il rispetto dell’identità delle comunità religiose, da parte dello Stato è un fatto positivo e appartiene alla laicità» del nostro ordinamento, ha ricordato nei giorni scorsi il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, ma la promozione delle identità religiose «deve avvenire dentro un contesto istituzionale di rispetto di norme e di procedure». E in assenza di quel contesto, ogni decisione - quale che sia - non è semplice da valutare.
Nel frattempo, rispetto all’intesa con l’Islam, a che punto siamo? Di fatto, partendo dal punto fermo della libertà religiosa sancita dalla Costituzione, da quasi vent’anni ci si muove su un percorso a piccoli passi, non sempre lineari. Prima ancora che nei contenuti, la difficoltà principale risiede nella necessità giuridica d’interloquire con enti riconosciuti formalmente dallo Stato (e che pertanto abbiano titolo a rappresentare le comunità degli oltre 2,5 milioni di fedeli musulmani stimati nel Paese).
«Il percorso verso l’Intesa che possa normare vari articoli sull’organizzazione della pratica religiosa per i musulmani italiani», ragiona Yahya Pallavicini, imam della moschea centrale al-Wahid di Milano e vice presidente della Comunità religiosa islamica italiana, «richiede il preventivo riconoscimento giuridico di un interlocutore come ente morale di culto, con decreto del Presidente della Repubblica, e il successivo avviamento di un tavolo di negoziazione e approvazione di una bozza di Intesa, che deve ricevere l’approvazione di Governo e Parlamento».