giovedì 12 ottobre 2023
Una donna di 58 anni di Como si salva dal compagno mandando un messaggio in codice a un'amica. Un escamotage ingegnoso, ma anche il segno che le vittime non sono ancora abbastanza tutelate
L'emoticon (dopo la denuncia). Cosa deve fare una donna per salvarsi

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Aveva già trovato il coraggio di denunciare il suo compagno, Maria. Il suo nome vero non importa, la sua storia di violenza assomiglia alle centinaia già raccontate sui giornali e viste in tv. Solo il lieto fine si discosta dagli altri: Maria s’è salvata la vita grazie a una emoticon. Una faccina di quelle che usiamo compulsivamente su WhatsApp per condensare un concetto, o un’emozione, e soprattutto per fare più in fretta nelle nostre lunghissime giornate piene di impegni: “ciao ti voglio bene” (faccina coi cuoricini), “non capisco cosa vuoi dire esattamente” (faccina pensosa), “è incredibile che le cose siano andate davvero così” (faccina che si copre il il volto con le mani).

Le giornate di Maria, da ormai due anni, erano invece diventate un calvario: nel 2019 era iniziata la relazione con un uomo più giovane di lei, un 50enne di origini tunisine. Sembrava un nuovo inizio, anche se nel mezzo del cammino della vita: Maria, italiana di 58 anni, aveva accarezzato l’idea di non essere più sola, di una casa da condividere, di un futuro diverso. Lui, però, presto s’era rivelato ossessivo: voleva sapere sempre con chi era, da chi andava, cosa faceva. E beveva, beveva giorno e notte.


La gelosia ben presto s’era trasformata in minacce, insulti, poi nelle prime violenze: schiaffi, pugni, botte. Maria non era più libera d’uscire, non poteva frequentare amici e amiche, «vogliono portarti via da me, vogliono averti» le ripeteva lui. L’anno scorso l’uomo aveva anche lasciato il lavoro e s’era trasferito a casa di lei: qui le cose erano persino peggiorate, fino ai primi tentativi di omicidio. Una notte aveva cercato di soffocarla con il cuscino, mentre dormiva; un’altra l’aveva fatta cadere dal letto ribaltando il materasso all’improvviso; un’altra ancora, l’aveva minacciata puntandole un coltello da cucina alla gola. Finché Maria, terrorizzata e devastata, appena due mesi fa aveva trovato il coraggio di denunciarlo: «Non ce la faccio più». Si sa, però, come vanno queste cose: la denuncia purtroppo non basta ancora. Il Codice rosso impone indagini rapide (rapidissime in base alla stretta voluta di recente dal governo), nello spazio delle quali tuttavia non tutte le donne, non sempre, riescono ad essere tutelate. E Maria era certa di non esserlo, se con una sua amica s’era accordata per una strategia tutta sua: «Rischio la vita, la rischio tutti i giorni - le aveva detto -, ma non sono libera di chiamare aiuto». La porta chiusa, il telefono sotto controllo.

Ecco allora l’idea: quella di trovare una emoticon particolare, che solo lei e l’amica conoscevano e che urlasse “aiuto, mi ammazza!”. L’altra sera l’ha incollata a una messaggino normalissimo, l’ha inviata. L’amica ha capito immediatamente quello che stava accadendo e ha allertato le forze dell’ordine: la polizia è intervenuta per fermare le violenze, cogliendo l’uomo in flagranza di reato e portandoselo via. Per Maria è la fine di un incubo, per il Paese un femminicidio annunciato ed evitato. Per le vittime di violenza una buona notizia e insieme una beffa: qualcuna forse seguirà l’esempio di Maria, troverà la sua emoticon e la sua amica del cuore a cui affidare il messaggio in bottiglia da cui dipende la propria vita. Ma se serve questo, a una vittima di violenza, perché un uomo sia fermato, significa che per le donne – e contro quella violenza insopportabile – non abbiamo fatto ancora abbastanza.


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