sabato 26 ottobre 2024
Alla Camera celebrati i 70 anni dalla morte con Mattarella, la figlia Paola e gli interventi di Metsola, Fontana, Alfano, Casini e Pitruzzella. Mantovano: rafforzare il premier pensando a lui
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Parlamento europea Roberta Metsola alla Camera per la commemorazione di De Gasperi. Dietro, la figlia Paola

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Parlamento europea Roberta Metsola alla Camera per la commemorazione di De Gasperi. Dietro, la figlia Paola - ANSA

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«Tra le ragioni di sorprendente attualità dell'esperienza di De Gasperi, vi è l'importanza di un'autorevole leadership democratica per affrontare le sfide poste da un'epoca di mutamento e quindi di riforme coerenti e funzionali al bene comune, accorciando le distanze rispetto alla volontà di riscatto di un popolo». Che cosa avrebbe pensato Alcide De Gasperi, il primo e il più grande presidente del Consiglio dell’era repubblicana, della riforma in discussione del premierato? Alla cerimonia, nell’Aula della Camera per i 70 anni dalla scomparsa dello statista trentino l’interrogativo se lo pone Alfredo Mantovano e dà una risposta chiarissima: «Se questo tratto di De Gasperi fosse ripreso grazie anche alle riforme in discussione sarebbe bello e istruttivo». Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio confessa la sua doppia fascinazione giovanile per De Gasperi e Guareschi e il conseguente disappunto per il fatto che i due abbiano finito per fronteggiarsi in tribunale. Da un paio d’anni Mantovano rivela di essersi un po’ abituato ad averlo al fianco, essendoci nel salone di Palazzo Chigi «un busto di De Gasperi che si trova lì non per caso» ma in considerazione del «buon governo che ha praticato». Ma parla anche di una Costituzione condizionata dal «timore del tiranno» e cita Piero Craveri per sottolineare una «discrasia» che vi sarebbe «tra il testo costituzionale e la visione politica di De Gasperi». Il premierato, quindi, rimetterebbe le cose a posto, per Mantovano, uno dei consiglieri più ascoltati di Giorgia Meloni.

“Pace, Prosperità Patria: l’eredita’ di De Gasperi 70 anni dopo”, è il tema della cerimonia, che è l’appendice istituzionale di una fitta serie di incontri organizzati dalla fondazione De Gasperi per il Settantennale. Nell’Aula di Montecitorio oltre all’Inno di Mameli, risuona l’Inno alla Gioia, eseguiti entrambi dalla Banda Interforze, in omaggio alla doppia appartenenza, italiana ed europea, che si può attribuire al grande statista. In prima fila ci sono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera, la figlia minore Paola, i nipoti.

Lo statista, l’europeista, ma anche il cattolico in corso di beatificazione: non a caso in prima fila c’è anche il decano del Collegio Cardinalizio Giovanni Battista Re. Istituzionale l’intervento del “padrone di casa” Lorenzo Fontana: lo definisce «artefice della ricostruzione postbellica del nostro Paese e pioniere dell’Europa unita e pacificata», con un «ruolo cruciale nella scelta euroatlantica dell’Italia e nella promozione del processo di integrazione europea». Ma ricorda anche il suo grande cruccio degli ultimi giorni, «il progetto mai realizzato di una Comunità europea di difesa», che «ancora oggi offre spunti di riflessione di straordinaria attualità». Per la presidente dell’Eurocamera Metsola (molto apprezzato il suo intervento) «De Gasperi aveva compreso che per ridare all’Italia un futuro occorreva inventare un futuro per l’Europa. Un futuro diverso dal passato».

Michele Placido legge il discorso che fece in apertura dell’Assemblea Costituente e quello pronunciato a Parigi il 21 aprile del 1954. L’attore con un brevissimo fuori programma, si attira uno degli applausi più scroscianti, quando evoca, proprio in relazione al De Gasperi credente, una celebre affermazione del giudice Rosario Livatino, e lo definisce, soprattutto, «credibile». Ma l’applauso più forte scatta per il capo dello Stato, che ascolta tutti in silenzio. Quando Angelino Alfano, da presidente e curatore dell’evento, scandisce che «la Fondazione De Gasperi riconosce nel presidente Mattarella, nella sua persona, nel suo metodo, nella sua saggezza, nel suo stile con cui interpreta le prerogative della più alta magistratura della Repubblica, l'inverarsi più autentico degli ideali degasperiani di libertà, patria, pace e prosperità nella giustizia sociale». E se il giudice costituzionale Giovanni Pitruzzella, analizza l’attualità del suo pensiero, tocca a Pier Ferdinando Casini, presidente dell’associazione interparlamentare italiana, parlare dell’uomo di partito, che volle «la Dc come grande partito plurale, con una classe dirigente rappresentativa dei diversi settori della società. Niente a che fare - non fa sconti - con la dimensione dei partiti personali leaderistici che si affermerà poi negli anni successivi». Un «antifascista», avversario di tutte le dittature. «Compreso il comunismo».



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