lunedì 2 settembre 2024
Il 17enne che ha ucciso madre, padre e fratellino ha detto di sentirsi "un estraneo" in casa. Il ritratto di un ragazzo che apparentemente non destava preoccupazioni
La casa in via Anzio a Paderno Dugnano dove è avvenuta la strage

La casa in via Anzio a Paderno Dugnano dove è avvenuta la strage - FOTOGRAMMA

COMMENTA E CONDIVIDI

Avrebbe dovuto sostenere l’esame di recupero in matematica il 17enne che ha ucciso il fratello Lorenzo, 12 anni, la madre Daniela, di 48 anni, il papà Fabio, 51 anni appena compiuti, a Paderno Dugnano, in provincia di Milano, domenica notte. Riccardo, che aveva partecipato alle finali nazionali dei giochi di matematica, che veniva chiamato il genietto dei numeri dai compagni, e «il mio piccolo Einstein» dalla madre, doveva ritornare a settembre proprio nella sua materia. Sembrava più che altro scocciato e mostrava «sorpresa e disappunto». È sempre stato «uno studente brillante» e diceva di «sentirsi altro» rispetto al mondo. Dall’esterno è ancora poco per un movente. Tantopiù che non pare che i genitori abbiano fatto pesare questa défaillance al giovane, che è andato regolarmente in vacanza, sia con la famiglia che con gli amici.

La sera prima dell’omicidio c’era stata la festa di compleanno del papà, che compiva 51 anni, «e i festeggiamenti sono sempre un momento critico per chi sta soffrendo», ha ricordato il capo facente funzioni della Procura dei minorenni Sabrina Ditaranto, salvo precisare subito dopo che «sono considerazioni che lasciano il tempo che trovano». Lo zio e la nonna, che erano alla festa non avrebbero notato niente in quel ragazzo sempre così tranquillo e riservato, «tanto riservato di suo che è difficile capire quando viene attraversato da brutti pensieri», ha aggiunto la procuratrice.

Per il resto tutto ciò che di strano è venuto fuori su questo adolescente che si è voluto fare orfano è che voleva andare in Ucraina a combattere, che ultimamente era in fissa con «The long and winding road dei Beatles» (brano che parla di una strada fatta di solitudine, ostacoli e fratture insanabili di una relazione). Ma resta il fatto che almeno per ora «non c’è un movente, perlomeno un movente giudiziario. È un ragazzo che non aveva alcun motivo (che possa spiegare quel che ha fatto, ndr) né c’era nessun presagio che poteva far pensare a un epilogo del genere. Nessun segnale di allarme», ha concluso il magistrato.

Qualcosa covava però ed alla fine è scattato in questo adolescente modello (con le fragilità di tutti gli adolescenti). L’impressione è che questo qualcosa sia ancora tutto dentro la testa di Riccardo. Prima ha pensato di raccontare la storia che era stata la mamma ad uccidere il fratellino e il padre, poi all’arrivo della pattuglia dei carabinieri, ha cambiato versione: è stato papà. «L’ho ucciso con lo stesso coltello» che lui aveva usato per uccidere la mamma e Lorenzo. Infine, dopo 12 ore di “cottura a bagnomaria”, e dopo aver parlato con quel che gli resta della famiglia e con l’avvocato ha raccontato come sono andate le cose: che sì, era stato lui a ucciderli, ma che pensava che sarebbe bastata «una sola coltellata» a testa (è probabile che gliene siano occorse venti volte tanto). «Mi sentivo un corpo estraneo alla famiglia, sentivo un disagio e ho pensato che eliminandoli tutti mi sarei liberato anch’io: un minuto dopo ho capito che non era così», ha provato a spiegare.

La famiglia uccisa a Paderno

La famiglia uccisa a Paderno - Fotogramma

Ma più che una confessione sembra la citazione di due titoli della letteratura amati (non solo) dagli adolescenti di tutto il mondo: lo Straniero di Camus e Delitto e Castigo di Dostoevskij. «Ho capito che non ci sarebbe stato ritorno da ciò che ho fatto». Altra frase letteraria. «Ci pensavo da qualche giorno», ha aggiunto, confessando così davanti a pm e carabinieri di aver premeditato il triplice omicidio. Ha aspettato l’una e mezza di notte, quando tutti dormivano, finita la festa, per scendere in cucina e prendere il coltello. Il processo di presa d’atto però sembra lungo e appena cominciato per lui, e forse solo alla fine si capirà anche il movente: «Quando siamo arrivati all’interrogatorio - precisa il magistrato - è iniziato con la sua confessione. Non c’è stata nessuna domanda aggressiva per fare emergere la verità. Avevamo la sensazione che cominciasse a rendersi conto, a riemergere alla realtà di quanto commesso. Ha immediatamente ritrattato la versione riferita, professandosi autore degli omicidi e dettagliando la dinamica. Piangeva. Sa che non torna indietro, ci è sembrato molto lucido in questo, ha capito che ciò che ha fatto è irreversibile».

Nella chiamata arrivata alle due di domenica mattina al 118 e inoltrata alla centrale operativa dei carabinieri di Sesto San Giovanni si sente il giovane che «parla in tono pacato». Ad arrivare per prima è una pattuglia della tenenza di Paderno, che trova l’adolescente seduto su un muretto di fronte alla villetta, in mutande, sporco di sangue e con un grosso coltello da cucina, ugualmente sporco. «Per prima cosa ci siamo assicurati che il ragazzo fosse calmo», spiegano i carabinieri, che hanno quindi indossato le bodycam prima di entrare in casa e filmare tutto. Tutti e tre i componenti della famiglia sono stati colpiti diverse volte, sarà l’autopsia a dire quante, e tutti e tre con tagli alla gola. La posizione in cui sono stati trovati, Lorenzo in uno dei due lettini in fondo alla stanza, la mamma accasciata verso l’ingresso, il padre riverso dietro di lei, sulla soglia, lascia pensare che il figlio fosse dietro la porta della cameretta pronto a colpire i genitori, subito dopo aver ucciso il fratellino, che, pur essendo aggredito nel sonno, si è svegliato allarmandoli.

Il punto centrale resta capire il perché, anche con accertamenti psicologici e psichiatrici (che saranno però effettuati dopo l’accertamento delle fonti di prova e la convalida dell’arresto). Per questo, tra l’altro, nelle indagini dei carabinieri di Paderno e Sesto San Giovanni e del Reparto operativo di Milano, coordinate dalla procuratrice e dalla pm Elisa Salatino, sono stati sequestrati telefoni, pc e dispositivi suoi e dei familiari. Anche per verificare eventuali «forme di indottrinamento», ossia se il giovane frequentasse il dark web. Ieri i nonni di Riccardo hanno detto di provare molta pena per lui e che sono disposti a incontrarlo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: