Bioetica. Un bebè con tre genitori. A suon di dollari
John Zhang
I sedicenti paladini della scienza sarebbero dovuti insorgere da un bel pezzo. Invece su quel fronte tutto tace. Eppure c’è chi sta portando avanti esperimenti di fecondazione assistita facendo nascere bambini geneticamente modificati senza alcuna sicurezza per la loro salute. Il copione è sempre lo stesso. Si parte sventolando la bandiera della terapia decisiva per malattie incurabili, per arrivare velocemente al più classico degli obiettivi: soldi, soldi, soldi. Il tutto rigorosamente condito dall’immancabile «aumento delle conoscenze scientifiche», che ci sta sempre bene.
È quanto sta accadendo anche per la faccenda dei «bambini con tre genitori» con l’aggravante dell’indifferenza, quando non espressa malafede, dei pochi media che si degnano di riportare qualche notizia in merito.
Come ben sanno i lettori di Avvenire – gli unici ad aver seguito l’intera vicenda fin dall’inizio, quando la stessa tecnica venne spacciata come risolutiva per la creazione di embrioni ibridi uomo/animale, mai realizzati – è possibile modificare gli ovociti di una donna "ricostruendoli" in laboratorio, in modo che contengano il patrimonio genetico di due donne diverse: una, che ha fornito il dna nucleare, cioè quello principale, che contiene per esempio le informazioni sul nostro aspetto fisico; l’altra, la cosiddetta "donatrice", che ha ceduto i mitocondri dei propri ovociti, cioè, corpuscoli che fanno da "motore" alla cellula e che contengono un loro dna. L’ovocita finale ha il dna "doppio", e fecondato con seme maschile dà origine a un embrione con dna "triplo": il nascituro avrà "tre genitori", geneticamente parlando. Si tratta di un esperimento vietato dall’agenzia di farmacovigilanza americana, la Fda, dopo che negli anni ’90 numerosi aborti volontari e spontanei di gravidanze avviate in questo modo avevano mostrato un numero elevato di malformazioni nei feti.
Lo scopo teoricamente è sostituire i mitocondri geneticamente difettosi di una donna con quelli sani di una "donatrice", evitando gravi patologie ereditarie. La Gran Bretagna ha dato il via libera alla tecnica, anche se ancora non si hanno notizie di gravidanze in corso e nonostante gli esprimenti in vitro non abbiano mostrato alcuna sicurezza per gli eventuali nascituri.
Nel frattempo sono nati nel mondo diversi bambini così geneticamente modificati, il più noto dei quali in Messico, fra mille incertezze sulla procedura seguita e sugli effettivi risultati ottenuti: il dottor John Zhang, del «New hope fertility center» a New York, responsabile dell’équipe medica che ha condotto l’esperimento, ha scelto il Messico perché senza regole nel settore, e ha potuto agire indisturbato, nella sostanziale indifferenza dell’opinione pubblica mondiale.
E adesso si scoprono le carte. È di pochi giorni fa la notizia che alla modica cifra di centomila dollari sarà possibile far nascere bambini con dna triplo grazie a «Darwin life», la nuova company del dottor Zangh, che ha pensato bene di far le cose in grande, aprendo a un mercato ben più consistente e promettente di quello delle patologie rare di origine mitocondriale. Si tratta di un vero e proprio tentativo di potenziamento, un intervento finalizzato a modificare l’evoluzione umana, come suggerisce anche il nome scelto per la start up, «Darwin life» Sostituendone il "motore", cioè i mitocondri, Zhang vuole "ringiovanire" gli ovociti di donne che sono in età biologica troppo avanzata per procreare. Zhang la chiama "cura per l’infertilità", ma si tratta di infertilità fisiologica, cioè dovuta all’età, e non a una patologia. All’inizio potranno accedervi donne fra i 42 e i 47 anni, poi si vedrà. Zhang ha stimato un mercato di circa due miliardi di dollari all’anno, considerando che negli Usa meno del 4% delle donne con più di 42 anni riesce ad avere un figlio con la fecondazione in vitro.
Ma perché seguire una procedura tanto pericolosa e complicata, quando si potrebbe fare l’eterologa, usando direttamente un intero ovocita di una giovane "donatrice", che contiene anche i mitocondri sani? La risposta è semplice: con il "dna triplo" il bambino erediterà solo il dna dei mitocondri dalla donatrice, e il resto lo riceverà da quella che diventerà sua madre anche legalmente. Quindi le assomiglierà, e avrà un importante legame genetico con lei, anche se non completo.
Una sorta di diritto allo "ius sanguinis" secondo la discendenza femminile, quindi, che prevale sulla salute del nato. E Zhang, in una delle sue numerose interviste rilasciate, va oltre e spiega che, combinando la tecnica del "dna triplo" con il gene editing – una molto più sofisticata manipolazione genetica che consente di "tagliare e cucire" il dna con un elevato grado di precisione – «si può fare realmente tutto quello che si vuole. Ogni cosa che noi facciamo è un passo avanti verso i designer babies (bambini disegnati su misura)».