Il caso. Corradi: no all'utero in affitto 'solidale': la riproduzione non è un diritto
A Kiev durante il lockdown un hotel è stato destinato a "parcheggio" per i bambini nati da maternità surrogata
Maria Sole Giardini è una «ragazza Roki»: affetta dalla Sindrome di Rokitansky, è nata senza utero. È lei la testimonial della nuova iniziativa dell’Associazione radicale Luca Coscioni per la regolamentazione della Gravidanza per altri (Gpa) nel nostro Paese, oggi vietata (debolmente). Ma c’è chi vorrebbe legalizzarla con la tattica già collaudata col suicidio assistito, protagonista dj Fabo: un caso singolo, umanamente toccante, che diventa emblematico per ottenere in via di eccezione una prima breccia, attraverso la quale poi – di ricorso in sentenza – creare col tempo le condizioni per una legittimazione senza più limiti. «Con Maria Sole ci stiamo preparando ad andare nei tribunali e a percorrere la via legale per far sì che, in assenza di una legge, la Gpa altruistica e solidale sia autorizzata nel nostro Paese, caso per caso». È chiaro che l’obiettivo vero è l’approdo a una normativa che superi il divieto di Gpa contenuto nella legge 40 sulla procreazione assistita, grazie al 'cavallo di Troia' dell’altruismo. Da lì a far cadere tutti gli argini il passo è breve: se la surrogazione di maternità verrà autorizzata per Maria Sole (che ha trovato tramite una selezione di candidature una donna disposta ad affrontare una gravidanza per lei), perché non dovrebbero averne diritto anche altre donne? E perché non un uomo? Il concetto stesso di Gpa solidale è per la stragrande maggioranza dei casi solo una finzione, come ha spiegato su queste pagine Assuntina Morresi nella sua analisi sul caso inglese: per la madre 'portatrice' c’è sempre un compenso, anche se mascherato da rimborso spese.
«La riproduzione è una possibilità, non un diritto ». Quindi non hanno fondamento le battaglie per garantire un figlio con la Gravidanza per altri 'solidale' a chi per vari motivi non può averne. Parola di Laura Corradi, saggista, sociologa all’Università della Calabria, femminista ecologista.
Professoressa Corradi, perché è così critica nei confronti della Gpa in generale?
La Gpa commerciale e altruistica hanno in comune di essere nocive per la salute delle donne e dei nascituri/e. Decine di studi medici lo dimostrano: oltre all’alta percentuale di aborti e nati morti (per i quali la gestante per altro non viene pagata) c’è un tasso sproporzionato di malformazioni e incidenza di tumori nei bambini e nelle bambine. Ne accennavo già nel primo libro che scrissi su questo tema, quando gli studi erano ancora pochi ('Nel ventre di un’altra', Castelvecchi 2017, pagg. 95, euro 13.50). Oggi non si possono ignorare i molti risultati di ricerche internazionali pubblicati su riviste scientifiche prestigiose, di cui scrivo in 'Odissea Embrionale' (Mimesis 2019, pagg. 168, euro 16).
A parte le questioni di salute, perché la Gpa 'solidale' non è accettabile?
La Gpa 'solidale' è tale quando non ci sono incentivi economici di alcun tipo: ad esempio in India è ammessa ma solo tra sorelle – per cui chi nasce resta nel contesto famigliare, con due mamme nel certificato di nascita, non viene portato/a via dai compratori – ovvero non ci sono quelle fratture dolorose previste tra partoriente e neonato/a. Chi nasce cerca il seno di chi l’ha partorito/ a, e dovrebbe aver diritto a una relazione, così come colei che ha generato. Non è solo un legame genetico, biologico, ma anche un legame generativo, emotivo importantissimo. I ripensamenti in queste situazioni sono frequenti.
Cosa ne pensa della campagna dell’Associazione Coscioni per portare nei tribunali la richiesta di accesso alla Gpa 'solidale' da parte di una donna nata senza utero?
Ho molto rispetto per alcune battaglie dell’Associazione Coscioni, ma la riproduzione non è un diritto: è una possibilità, e molte di noi non l’hanno avuta, per motivi biologici, o economici. Pensiamo alle tante precarie che non possono fare figli e delle quali non si parla mai! Perché non ci impegniamo in una campagna affinché lo Stato garantisca un salario alle donne che decidono di fare figli, come succede in altri Paesi? E per quelle che non ne possono avere, perché non mobilitarci affinché diventi più semplice adottare? Io vedo (e vivo) la maternità come un sentimento non egoistico, non legato ai propri geni e alla consanguineità, ma a una relazione di scelta di parentela, di crescita e affetto reciproco. Altrimenti corriamo il rischio di medicalizzare i nostri sentimenti e nutrire le 'cliniche della fertilità' che promettono doni avvelenati. Non è solo la Gpa a essere nociva e problematica: dal 2014 stanno nascendo i primi bambini da utero trapiantato da 'donatrice' vivente – si tratta di vendita di organi –. Dove vogliamo fermarci?