Usa, via il dazio sulle conserve
L'elenco dei prodotti da sottoporre a dazio, infatti, è stato compilato dagli Stati Uniti come risposta al divieto comunitario di importazione della carne di manzo trattata con ormoni imposto negli anni '80. Un provvedimento contro il quale, nel 1996, gli Stati Uniti e il Canada hanno presentato il ricorso al Wto e che, appunto, ha portato nel 1999 alla fissazione della lista di prodotti sui quali sono stati applicati dazi doganali per un valore che ammonta a 116.8 milioni di dollari annuali. A conti fatti, le nuove misure annunciate dal rappresentante per il commercio Usa, Susan C. Schwab sono in generale ancora più punitive rispetto alle precedenti.
Alla lista " secondo la Coldiretti che ha segnalato la decisione " sono stati fra l'altro aggiunti numerosi prodotti soprattutto a base di carne e per l'Italia sono state colpite direttamente le esportazioni di acqua minerale, mentre per la Francia sono stati aumentati dal 100 al 300% i dazi sul formaggio Roquefort.
L'uscita dalla gabbia dei dazi aggiuntivi del pomodoro, è in ogni caso da prendersi come un «fatto economicamente rilevante». Le vendite di questo prodotto negli Usa, infatti, arrivano già oggi a più di 40 milioni di euro. Da qui in avanti, adesso, gli spazi di mercato di uno dei prodotti simbolo del Made in Italy a tavola potrebbero ancora crescere proprio nel momento in cui sul mercato statunitense cominciavano ad apparire numerosi esempi di falsi prodotti italiani come i San Marzano pomodori pelati «grown domestically in the Usa», Di Napoli «peeled tomatoes Italian Style» prodotti in California o Contadina (Roma style tomatoes) salsa e conserva di pomodoro prodotte in California. Poter vendere a prezzi più concorrenziali il "vero" prodotto italiano è, quindi, uno strumento importante per consolidare una presenza che, in altro modo, rischierebbe di essere messa in crisi.
Ma c'è dell'altro. Quello della conserva di pomodoro potrebbe avere l'aria di un segnale, ovviamente tutto da verificare, che consentirebbe da una parte di dare nuovo fiato al nostro commercio estero agroalimentare e, dall'altra, di ammorbidire gli attriti economici che, proprio in campo alimentare, hanno da sempre caratterizzato i rapporti fra il Nuovo e il Vecchio Continente e, spesso, fra gli Stati Uniti e l'Italia. Certo, occorrerà verificare tutto alla prova dei fatti: l'esperienza insegna, quanto sia facile bloccare le merci sulla base di cavilli burocratici oppure sanitari senza per questo incorrere in sanzioni internazionali.