Un indice per gli alimentari
L'idea di creare un indice finanziario per l'alimentare è venuta all'Ubs insieme a Bloomberg. L'indice " chiamato Cmci Food Index " è stato presentato come «unico strumento di investimento che offre esposizione diretta al settore alimentare». Disponibile in dollari, euro e franchi svizzeri, il Cmci Food Index copre attualmente 13 prodotti direttamente collegati al consumo alimentare fra cui frumento, mais, soia, zucchero e animali d'allevamento. Alla base di questa scelta la situazione che nelle scorse settimane era già stata evidenziata dalle organizzazioni agricole: i prezzi del cibo hanno visto il maggiore incremento annuale da molti decenni, contribuendo ad alti tassi di inflazione in molte economie, particolarmente in Cina. E non solo, perché questo andamento viene considerato strutturale, destando, è stato spiegato durante la presentazione dell'indice, «un enorme interesse da parte degli investitori». Anzi di più: Ubs e Bloomberg non hanno fatto segreto che questo strumento «è stato sviluppato in risposta a una crescente domanda, sia da parte degli investitori che cercano di prevedere l'inflazione, sia da parte di quelli che vogliono comprare prodotti alimentari per ragioni di diversificazione» del portafogli.
Ciò che molti hanno indicato fra le cause del rialzo di alcune materie prime alimentari " le forti azioni di speculazione internazionale " trova quindi una conferma chiara che indica un orizzonte commerciale molto più complesso di prima. Speculare sull'oro oppure sul petrolio, infatti, è cosa nota e della quale si conoscono gli effetti e le contromisure. Diversa è la situazione per gli effetti e le contromisure riguardo le speculazioni sui prodotti alimentari a livello mondiale. Cosa può significare, ad esempio, un forte rialzo dei prezzi cerealicoli gestito alla pari di quelli del greggio? Più di prima, i problemi alimentari potrebbero essere determinati non solamente dal clima, ma soprattutto dai movimenti finanziari. Non è un caso, fra l'altro, che la Fao abbia già annunciato di dover ridurre gli aiuti alimentari per i costi troppo alti. Ma può esserci anche dell'altro. Le industrie alimentari potranno far gola ai grandi investitori ancora più di oggi. È un fatto importante anche per l'Italia, il cui comparto alimentare, fra l'altro, ha chiuso il 2007 con un fatturato di 113 miliardi (+2,7%), esportazioni per 18 (+8%) e consumi per 201 (+2%).