Un asteroide sullo sport: non facciamo i dinosauri
Nel nostro Paese, per ragioni che non starò qui ad elencare, il mondo della scuola dal secondo dopoguerra ha abdicato al compito di diffusione della pratica sportiva, che a me piace chiamare cultura del movimento. Questo enorme missione è stata raccolta da una capillare rete di associazioni sportive che, Dio le benedica, hanno tenuto in piedi un modello appoggiato su tre colonne portanti: 1) Il finanziamento, spesso in forma di mecenatismo, da parte della media–piccola impresa; 2) le famiglie che, pagando quote associative, hanno investito sul futuro dei propri figli credendo nello sport come scuola di inclusione, salute, fatica, rispetto delle regole; 3) l'utilizzo di impianti, nella stragrande maggioranza le palestre delle scuole, in un percorso a ostacoli fra dirigenti scolastici che talvolta gestiscono un bene pubblico come se fosse privato. Un modello feudale, diciamo così. Poi la quarta, gigantesca, colonna portante, quella del volontariato: un esercito di dirigenti, accompagnatori e addetti alla logistica, ma all'occorrenza anche un po' arbitri, autisti, tecnici, psicologi, massaggiatori, tifosi. Chi vive il mondo dello sport di base sa esattamente a cosa mi riferisco. Ed è per loro che sento il dovere di urlare che, fra 6–8 settimane, sul nostro sport sta precipiterà un meteorite. Succederà qualcosa di mai visto prima. Quelle tre colonne portanti stanno per implodere: la media–piccola impresa dovrà occuparsi della propria esistenza in vita, le famiglie vedranno ridursi la propria disponibilità economica e saranno costrette a eliminare voci di spesa (ahimè, lo sport sarà la prima cosa a saltare) e si aprirà un gigantesco problema relativo all'utilizzo delle palestre, mettendoci di fronte al più gigantesco sfratto della storia dello sport.
Quando arriva un meteorite ci si può comportare in tre modi: non rendersene conto (successe ai dinosauri, il finale lo conoscete), terrorizzarsi (quando si ha paura si cerca di mettere in salvo se stessi) oppure usare creatività e intelligenza collettiva. Unirsi, trovare soluzione comuni, mettere a sistema competenze. Abbiamo visto arrivare dei bonus (vacanze, biciclette), perché non pensare a un bonus, a settembre, da mettere a disposizione delle famiglie (quelle che ne hanno bisogno) da poter spendere per la pratica sportiva? Lo ha fatto la Regione Emilia–Romagna, dunque è possibile! Quell'assegno sarebbe un investimento capace di restituire alla pubblica amministrazione il suo valore moltiplicato per quattro: non è un'opinione, è una certezza. E vorrei città capaci di mettere la cultura del movimento al centro delle proprie politiche, di rispondere all'imminente emergenza impianti riscrivendo i modelli dei bandi di concessione, dell'assegnazione delle palestre scolastiche, del recupero e dell'affidamento di aree dismesse e di cambiare il paradigma di utilizzo di risorse come i parchi, i giardini, i fiumi, le colline, le spiagge, il mare per far sì che diventino luoghi sicuri, attrezzati, presidiati, capaci di far migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini e generare risparmio. Un esempio concreto di economia circolare, insomma. Fra sei–otto settimane arriverà un asteroide: bisogna scegliere se essere dinosauri oppure costruttori del nostro futuro, pensando e agendo come una squadra.