Storia di un orto
Già lo zappare pochi metri quadri di terra spezzò la mia schiena di milanese. Sotto agli occhi curiosi dei bambini deposi le patate, e seminai insalate e pomodori. Ora si trattava di aspettare. I bambini ogni giorno esaminavano l'orto brullo, evidentemente dubbiosi.
Finalmente timidi germogli spuntarono dalla terra. Disposi un sistema di irrigazione automatico per quando eravamo a Milano, e naturalmente esclusi ogni prodotto chimico. Le piantine crescevano, ma non appena si formò qualcosa di simile a un piccolo pomodoro scoprii l'esistenza dei parassiti. Di notte, mentre i figli dormivano, sfogliavo sbalordita un manuale di orticoltura che mostrava quali e quante bestiacce - mai saputo - minacciano i raccolti.
Il nostro orto ci regalò qualche ortaggio rachitico, fino a che, d'estate, una grave siccità non ci costrinse a sospendere l'irrigazione. Pochi giorni, e ogni pianta bruciò sotto al sole.
Solo a fine settembre mi ricordai delle patate. Quelle, nascoste, umili, si erano salvate. Che occhi meravigliati avevano i bambini, mentre scavando le raccoglievamo (Chissà che gioia un tempo, ho pensato, trovare un po' di quel pane, nel buio della terra).