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“Speciale Garlasco”, storia di un delitto

Andrea Fagioli mercoledì 30 agosto 2017
AGarlasco, in provincia di Pavia, è un pomeriggio d'estate del 2007 quando in una villetta viene ritrovato il corpo senza vita di Chiara Poggi. Ha solo 26 anni. È stata colpita più volte alla testa. I genitori sono in vacanza. A dare l'allarme è il fidanzato, Alberto Stasi. Inizia così, il 13 agosto di dieci anni fa, uno dei casi di cronaca nera più intricati e di particolare interesse per i media e l'opinione pubblica. Fin dall'inizio i sospetti cadono sul giovane fidanzato: viene arrestato, scarcerato, arrestato di nuovo e rinviato a giudizio. Sarà assolto due volte prima che la Cassazione cancelli entrambe le sentenze e imponga un nuovo processo che ribalta il verdetto d'assoluzione. Stasi è condannato a 16 anni di carcere come unico responsabile dell'omicidio. Il 12 dicembre 2015, dopo la conferma della condanna da parte della Cassazione, si consegna nel carcere di Bollate dove adesso si sta laureando in Giurisprudenza. Nel marzo scorso il Tribunale di Milano ha rifiutato la riapertura del caso sulla base di nuove prove presentate dalla difesa. A ripercorrere la complessa vicenda è stato ieri sera il canale Crime+Investigation (118 di Sky) con il docu-film Delitti: speciale Garlasco, accurata ricostruzione dell'omicidio, delle diverse fasi dell'indagine e dei processi, con la testimonianza di familiari, legali, cronisti, forze dell'ordine e investigatori. A garanzia del prodotto la lunga intervista alla madre di Chiara, Rita Preda, che con grande forza d'animo ripercorre la storia dalla prima telefonata dei carabinieri alla lettura dell'ultima sentenza, convinta che il colpevole non possa che essere Alberto Stasi. E questo è quello che dice anche la giustizia con la condanna definitiva. Ma il documentario mette giustamente in evidenza anche tutte le lacune, i ritardi e gli errori, a volte clamorosi, di un'inchiesta partita male con l'inquinamento della scena del crimine e con un arma del delitto mai ritrovata. Nonostante questo, le prove contro Stasi ci sono, anche se un'altra mamma, la sua, Elisabetta Ligabò, non ha mai avuto dubbi sull'innocenza del figlio. Quella dello Speciale Garlasco è insomma una ricostruzione che prende. Poteva semmai essere limitata l'enfasi della voce narrante, così come poteva essere evitato, per rispetto della vittima, l'audio originale di qualche interrogatorio.