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Sky: Carmelo Bene tra il sacro e il profano

Andrea Fagioli martedì 19 marzo 2024
È stata un’occasione interessante per gli amanti del teatro quella offerta da Sky Arte sabato scorso in prima serata (disponibile ora on demand) con il documentario Bene! Vita di Carmelo, la macchina attoriale, firmato da Samuele Rossi e dedicato all’attore, regista, drammaturgo e poeta pugliese nato nel 1937 a Campi Salentina in provincia di Lecce e morto a Roma nel 2002. Carmelo Bene è una delle figure più controverse e al tempo stesso più innovative della scena italiana del Novecento. Genio e sregolatezza che il documentario (prodotto da Echivisivi e Minerva Pictures con il patrocinio dell’Archivo Carmelo Bene, in collaborazione con la Fondazione Teatro della Toscana e il Centro studi La Pergola di Firenze) racconta partendo dall’infanzia, con l’educazione cattolica (il collegio Calasanzio, la Messa quotidiana come chierichetto) e il seguente rifiuto. Una formazione tra sacro e profano che diventa una miscela esplosiva nel suo immaginario di ragazzo, segnandolo per tutta la vita tanto da intitolare Sono apparso alla Madonna l’autobiografia uscita nel 1983 e da cui sono tratti i brani interpretati nel documentario da Filippo Timi, che rende l’idea del tormento artistico che Bene provava sul palcoscenico e davanti alla macchina da presa nella breve parentesi cinematografica, anche se è impossibile replicare quella voce unica che modulava come uno strumento musicale grazie alla tecnica particolare «del pianissimo urlato e del fortissimo sottovoce». Sfrontato e provocatorio, Carmelo Bene ha avuto un rapporto difficilissimo con la critica teatrale. Più volte in tv, dove negli ultimi anni della sua vita compariva spesso (Mixer, Maurizio Costanzo Show), dava dell’ignorante a quei critici che giudicavano il testo, che a suo dire non contava nulla: «È spazzatura nella scrittura di scena», anche se poi aggiungeva: «Chi sulla scena non è un poeta non è un attore». © riproduzione riservata