L’ultimo rapporto Istat boccia l’Italia riguardo il suo livello di istruzione: solo il 62,2% delle persone tra i 25 e i 64 anni nel nostro Paese possiede almeno il diploma. Nella Ue sono mediamente il 78,7%, e in alcuni Paesi la percentuale sale ancora: 86,6% in Germania, 80,4% in Francia e 81,1% nel Regno Unito. Solo Spagna, Malta e Portogallo hanno valori inferiori all’Italia. Non è una sentenza di condanna: ciascuno di noi conosce incolti straordinariamente brillanti e intelligenti, così come laureati insulsi e imbarazzanti. Ma è indubbio che un livello di istruzione così basso abbia creato una società superficiale, raggirabile ed emotiva. Soprattutto ha privato l’Italia di una opinione pubblica che sappia avere un’opinione. E ne ha fatto crescere un’altra che crede che il congiuntivo sia una malattia degli occhi. Gli italiani probabilmente sapevano mediamente poco anche cinquant’anni fa. Però forse erano più curiosi, e certamente più imbarazzati per la loro ignoranza. Non era grave. La cosa brutta è accaduta dopo, quando gli ignoranti sono rimasti ignoranti ma hanno smesso di vergognarsi per questo. Convinti, come sono molti oggi, che la cultura non serva a nulla, e che sia solo la vita a insegnare come si sta al mondo. Tesi legittima, ma i risultati che vediamo ogni giorno fanno pensare anche che sia leggermente errata.