Contadini capaci di creare catene alimentari importanti e di tutelare, contemporaneamente, la biodiversità. Contadini che, a ben vedere, sono imprenditori di loro stessi; imprenditori a tutto tondo seppur impegnati in “fabbriche” spesso a cielo aperto, che non riescono a controllare totalmente i loro fattori della produzione e che devono farei conti con un clima che cambia, mercati bizzosi, una complessità crescente di fronte alla quale la digitalizzazione e le nuove tecnologie possono fare molto ma non tutto. Sono questi imprenditori agricoli ad essere stati per due giorni sotto i riflettori della Assemblea Generale della World Farmers Markets Coalition, nata nel 2021 anche su impulso di Coldiretti. Al centro dell’evento, con circa 100 rappresentanti da oltre 30 paesi e regioni, alcuni dei temi cruciali per il presente e per il futuro della produzione agroalimentare mondiale. Nodi da sciogliere come quelli relativi ai mercati agricoli territoriali, alla tutela della biodiversità e delle peculiarità di ogni agricoltura, senza dire del grande tema delle relazioni tra questo tipo di agricoltura e la produzione alimentare su vasta scala. Che, in qualche modo, rappresenta l’opposto dell’agricoltura che la World Farmers vuole valorizzare. Omogeneizzazione delle produzioni e dei consumi alimentari contro diversità dei prodotti e dei mercati, oltre che attenzione ai prodotti di nicchia e alle loro modalità di produzione. In altre parole, piccolo e vario contro grande e omologato. Con alcuni punti fermi che proprio nel corso dell’assemblea sono emersi con forza. Uno studio di IPES-Food (”Food from somewhere: building food security and resilience through territorial markets”), rivela per esempio che oltre il 70% della popolazione mondiale è alimentata da piccoli produttori e reti di agricoltori, che utilizzano meno di un terzo delle terre agricole e delle risorse globali. Mondi diversi, quello contadino e quello industriale, che spesso non si parlano e quando lo fanno non si capiscono. Per questo, l’incontro del World Famers – spiegano in Coldiretti – ha l’obiettivo di colmare il divario tra le aree rurali e urbane, potenziando le economie locali, migliorando la sanità pubblica e promuovendo la biodiversità attraverso partenariati nei mercati agricoli. Partendo da quanto già accade. Coldiretti ha fatto notare che gli agricoltori di piccola scala e a conduzione familiare producono l’80% dell’approvvigionamento alimentare nell’Africa sub-sahariana e Asia (dati FAO). Mentre, in media, il fabbisogno alimentare delle città viene fornito principalmente da un’agricoltura attiva nel raggio di 500 km. Metà della frutta e della verdura consumata in Messico è venduta nei mercati, 30 milioni di italiani acquistano direttamente dagli agricoltori, e negli ultimi tempi i mercati contadini sono quadruplicati sia in Italia che negli Stati Uniti. Preziosità contadine, quindi. Che occorre valorizzare e difendere in modo equilibrato e guardando alla necessità di produrre cibo per tutti.
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