Quando avevamo tutto (e non lo sapevamo)
Si potrebbe andare perfino, soltanto ai Giardini di via Palestro, dove nei laghetti a aprile le oche si portano dietro i piccoli in fila. Ma anche i Giardini quest'anno sono chiusi. Inaccessibili, il mare e le montagne.
La mia generazione, e tutte quelle più giovani, in Italia non hanno mai sperimentato la costrizione, il non poter partire e ritornare. Ne siamo ancora sbalorditi, mentre al mattino compiliamo l'autocertificazione. Possibile, mi domando, che fosse normale andare ovunque, salire su un treno o su un aereo, e che non ci rendessimo conto di quale bene godevamo?
Questa Quaresima diversa ci fa sperimentare la rinuncia a cose grandi: libertà, salute, sicurezza, forse anche lavoro. Aspramente, nel 2020 qualcosa viene insegnato al Primo Mondo, quello dei fortunati. Con ansia speriamo che l'incubo finisca, e cosa daremmo, perché la vita tornasse come prima? Semplicemente, come prima. Quando avevamo tutto, o almeno molto, e non lo sapevamo.