Una foto, mille parole. «Prima si salva, poi si discute». Migranti, la campagna NoWay!
Una delle immagini della campagna "NoWay!", progetto di Fabrizio Spucches e Mediterranea Saving Humans esposto alla Galleria Still di Milano
"NoWay!". Si intitola così il progetto nato dalla collaborazione tra il fotografo Fabrizio Spucches, Mediterranea Saving Humans e la galleria milanese Still, dedicato all’incredibile, l’inaccettabile che avviene nel Mare “Nostrum” ogni giorno. Dall'inizio del 2024 sono 474 le persone dichiarate morte o disperse sulla rotta del Mediterraneo centrale (dati Unhcr al 2 maggio), 4.492 quelle intercettate e riportate in Libia dalla guardia costiera libica sostenuta dall'Ue (dati Oim al 27 aprile), 16.065 quelle arrivate in Italia e 68 a Malta via mare (dati Unhcr al 28 aprile), la maggior parte in modo autonomo, e 2.701 le persone che a bordo di oltre 45 imbarcazioni in pericolo sono state soccorse dalle organizzazioni civili in mare (dati Cmrcc al 30 aprile).
“NoWay!” racconta il dramma di questi viaggi verso l’Italia. Lo fa con le immagini che colpiscono, stupiscono, rendono tutto così palesemente visibile che è impossibile non prendere atto di quello che avviene intorno a noi. La fotografia che si fa denuncia, ma anche solidarietà e sostegno. “Mi ha sempre molto colpito la determinazione di Fabrizio Spucches – rileva il critico fotografico e anima di Still, Denis Curti –. Il suo bisogno di vedere corre parallelo alla necessità di capire. La sua fotografia ha il potere di certificare le contraddizioni della nostra esistenza. NoWay! È un progetto visivo che vuole cristallizzare una memoria che, diversamente, rischia di non avere tempo di accumulare tempo. NoWay! riesce ad aggirare l’inganno della fotografia e costringe a prendere atto di una tragedia che riguarda tutti. Nessuno escluso. NoWay! è un invito alla consapevolezza. È la possibilità di esprimere, con coraggio, ciò che oggi appare silente e invisibile”.
L’idea di lanciare questo progetto nasce dai tragici eventi del naufragio del 15 marzo 2024 al largo delle coste libiche, che ha causato oltre 50 vittime, tra le quali un neonato. I naufraghi non sono stati soccorsi nonostante le reiterate richieste di aiuto, anzi, sono stati abbandonati in mare con l’imbarcazione in avaria per una settimana. Composto da oltre 100 fotografie affiancate da un testo di Enrico Dal Buono, il lavoro di Spucches vuole scuotere la coscienza dell’opinione pubblica, ormai anestetizzata alla tragica condizione delle persone migranti, che ogni giorno, da troppi anni, muoiono in mare nell’indifferenza generale.
«Nel gioco dell'oca, quando sei a un passo dalla vittoria, può capitarti di cadere nella 'casella della morte' che ti obbliga a tornare al punto di partenza e a ricominciare tutto da capo – scrive il fotografo Fabrizio Spucches -. Se sei un migrante, dopo avere avuto il coraggio di mollare tutto quello che hai e partire, dopo aver sopportato la prigione e la tortura, dopo essere sopravvissuto all’arsura del deserto e alla violenza del mare, dopo essere stato sfruttato e umiliato per anni nel doloroso viaggio che ti ha condotto in Europa, quando sei a un passo dalla salvezza, quando finalmente respiri la tua bramata libertà e preferiresti morire piuttosto che rinunciarci, può capitarti di incappare in un Cpr (Centro per il rimpatrio) ed essere rispedito dritto al tuo Paese di origine. NoWay! avverte che questo non è un gioco».
Per il lancio della campagna è stata realizzata una performance: una barca priva di equipaggio naviga in mare, alla deriva, circondata da venti gigantografie che galleggiano in acqua. Queste immagini, riprese dall’alto con un drone, raffigurano primi piani di giovani persone migranti che emergono da coperte termiche dorate e che trasmettono, attraverso il loro sguardo, un trauma profondo e irrisolto. Le fotografie, galleggiando nel "cimitero del Mediterraneo", sono state successivamente recuperate e trasportate a Milano, per essere esposte, fino al 12 luglio all’interno della galleria Still. Con un libro che accompagna la mostra (edito da Nfc con testi di Laura Bosio, Enrico Dal Buono, Denis Curti, Ghali, Sara Giudice, Laura Marmorale, Giulietta Raccanelli e Clio Spucches) e l’invito a donare un contributo per sostenere Mediterranea e i salvataggi in mare. Perché «prima si salva, poi si discute».
Una foto e 646 parole.