Per i sacerdoti che usufruiscono del sostentamento del clero, la Conferenza episcopale italiana ha recentemente stabilito di aumentare il “punto base” – l’unità di misura che determina la remunerazione del ministero pastorale – che sale da 12,86 (importo 2023) a 13,12 euro a decorrere dal 2024. L’applicazione del nuovo indice compete all’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero che nei giorni scorsi ha diffuso le informazioni di dettaglio ai propri uffici diocesani.
La remunerazione con il minimo di 80 punti (condizione di un sacerdote di recente ordinazione e senza punteggi aggiuntivi) si attesta quindi a 1.049,60 euro lordi per dodici mensilità. Di fatto l’aumento corrisponde a 21 euro in più sull’assegno mensile. Il sostentamento personale beneficia nel tempo di aumenti collegati all’anzianità di servizio e agli incarichi svolti. Il censimento di un nuovo sacerdote e il suo ingresso nel sistema – precisa l’ICSC – sono subordinati alla regolarità della documentazione di base (decreto di ordinazione/incardinazione, decreto di di nomina, codice fiscale ecc.). L’Istituto Centrale ricorda poi che provvederà a versare i contributi Inps per i sacerdoti iscritti al Fondo Clero e inseriti nel sistema di sostentamento (o di previdenza integrativa). I periodi così accreditati saranno in evidenza nel prospetto paga mensile. Può accadere che i contributi versati dall’Istituto non coprano interamente eventuali periodi del sacerdote “fuori sistema”. In questo caso gli interessati devono provvedere autonomamente a completare i contributi mancanti e a verificare l’avvenuta operazione nell’estratto contributivo Inps.
Oltre la remunerazione, e salvo variazioni dalla prossima legge di bilancio, anche nel 2024 sarà riconosciuto ai sacerdoti il “trattamento integrativo” (100 euro in busta paga per i dipendenti entro 15 mila euro), grazie all’equiparazione fiscale redditi-remunerazione. Ne beneficiano direttamente i sacerdoti per i quali l’ICSC opera come sostituto d’imposta.
I prossimi aumenti sono offerti – per il tempo in cui sono presenti in Italia – anche ai sacerdoti stranieri che operano nelle diocesi nell’ambito di una cooperazione missionaria. A tutti è richiesto, come requisito essenziale per il sostentamento mensile, lo svolgimento a tempo pieno del ministero sacerdotale a favore della Chiesa locale.
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