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Ma la strage di Erba non è finzione tv

Andrea Fagioli domenica 3 marzo 2024
Nel caso dell’udienza sull’ammissibilità della revisione del processo per la strage di Erba, il titolo Quarto grado è questa volta appropriato. In effetti Rosa Bazzi e Olindo Romano sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo (dopo, appunto, i tre gradi di giudizio previsti dalla nostra Costituzione) con l’accusa di avere ucciso, l’11 dicembre 2006, Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk di appena due anni, la madre Paola Galli, la vicina di casa Valeria Cherubini e ferito il marito di quest’ultima, Mario Frigerio. In quanto a Quarto grado, prendiamo il programma condotto da Gianluigi Nuzzi il venerdì sera su Rete 4 a pretesto per dire come l’udienza presso il tribunale di Brescia abbia dato la stura a gran parte dei talk show televisivi (mattutini, pomeridiani e serali) per poter tornare a pieno regime sul pluriomicidio in provincia di Como, che, tra l’altro, non era mai uscito del tutto dal circo mediatico continuando a dividere commentatori e pubblico tra colpevolisti e innocentisti. Su quest’ultimo fronte si è, ad esempio, schierato con forza il programma di Italia 1 Le iene. Tornando ancora a Quarto grado, dobbiamo dare atto a Nuzzi che su questo caso specifico (non sui successivi a notte fonda) ci è apparso (bontà sua) piuttosto equilibrato, soprattutto in rapporto ad alcuni ospiti in studio del versante innocentista, parte dalla quale si schiera, con non poca sorpresa anche se lo sappiamo da tempo, Azouz Marzouk, il marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef. Semmai, quello che non tolleriamo più è il riferirsi ai condannati, qui e altrove, con il solo nome, come fossero personaggi di una finzione televisiva e non di una tragica realtà per la quale, proprio invece come fosse una fiction, ci si mette in fila alle sei del mattino per assistere a «un processo evento», come abbiamo sentito definire l’udienza del 1° marzo. © riproduzione riservata