Di televisione come di calcio tutti possono parlare. Del resto la tv nei consumi mediatici resta al primo posto tra i mezzi di comunicazione di massa. Cambiano i modi di fruirla. Accanto al televisore tradizionale guadagnano terreno smart tv, pc, iPad, tablet e smartphone con i quali accedere comunque a contenuti televisivi. Tutto ciò non fa altro che ampliare una platea televisiva che corrisponde di fatto alla totalità della popolazione. Anche per questo la tv è spesso elemento di conversazione, capace come il calcio di abbattere barriere sociali e culturali. Ma come per il calcio, in cui non tutti pur parlandone capiscono di schemi e tattiche, anche per la televisione molto spesso chi ne parla ignora come nasce un programma o cosa avviene durante una diretta. Ecco allora che una serie come Mestieri della tv, disponibile su RaiPlay, può essere propedeutica per chiunque voglia sapere qualcosa sulle attività necessarie e le professionalità ogni giorno messe in campo per fornire ai telespettatori un prodotto finito. Attraverso nove documentari di una ventina di minuti ciascuno viene raccontato il lavoro di registi, operatori, montatori, tecnici della regia, grafici, scenografi, direttori della fotografia, costumisti, truccatori, consulenti musicali e addetti alla produzione delle news. Si può scoprire ad esempio che un programma come Il cavallo e la torre (Rai 3) va in onda dallo storico palazzo Rai di viale Mazzini a Roma, mentre la regia che consente la messa in onda si trova a qualche chilometro di distanza, negli studi di via Teulada. Una cosa possibile perché le telecamere di viale Mazzini sono “remotate”, per cui basta un solo operatore per gestire le varie inquadrature che poi vengono scelte dalla regia a distanza. Interessante è anche vedere alcune delle complesse fasi di ripresa dello speciale di Meraviglie (Rai 1), condotto da Alberto Angela e dedicato alle nuove scoperte di Pompei. Come si ricorderà fu girato con un solo piano sequenza, ovvero un’unica inquadratura di oltre due ore, senza stacchi nella ripresa, con una sola telecamera che ha seguito passo passo il conduttore tra gli scavi archeologici per oltre tre chilometri. A livello di curiosità, si può anche apprendere che persino i concorrenti di un game show come Reazione a catena (Rai 1) devono indossare abiti indicati dai costumisti, di colori sgargianti e intonati tra di loro, altrimenti vengono forniti abiti apposta tenendo anche conto che vanno cambiati più volte per registrare più puntate in un giorno. Così la serie dei Mestieri in tv (a parte un po’ di promozione dell’azienda, delle professionalità e del come si lavora bene in Rai) rende per la prima volta protagonisti coloro che solitamente stanno dietro le quinte, senza i quali la televisione non esisterebbe, ma di cui molto spesso il telespettatore ignora persino l’esistenza.
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